Da tempo ci siamo rifugiati nel culto di noi stessi e ci siamo trasformati nei nostri peggiori nemici. Ogni passione diventa una galera perché la cerchiamo al di fuori della spiritualità, ma lì sta la vera gioia. Estratto dal nuovo saggio del prof. Vito Mancuso pubblicato su la Stampa del 14 novembre 2023.
Liberiamoci dal dio dell'ego [PDF]
Non esiste epoca, stagione o anche solo momento dell’avventura umana che, risvegliandosi alla consapevolezza e all’onestà intellettuale (la forma più preziosa di onestà, da cui procedono tutte le altre), non abbia provato l’amara esperienza di essere in trappola. Le mitologie, le religioni, le filosofie ne danno ampia attestazione. Gli ambiti vitali, proprio perché danno vita e risultano indispensabili, legano a sé e quindi intrappolano. Nello stesso momento in cui ti danno vita, ti tolgono libertà. Tu non ne puoi fare a meno, e loro ti imprigionano dentro di sé. Possiamo vivere senza l’amore? La risposta ovviamente è no, ma l’innamoramento e l’amore sono non di rado un assillo, un travaglio, un incubo da cui non si riesce a liberarsi. Lo mostrano Ovidio con Corinna, e tutta la letteratura universale che attesta l’assonanza, esistenziale oltre che linguistica, del binomio amore-dolore. Shakespeare fa parlare così Romeo rivolto a se stesso mentre sente divampare l’amore per Giulietta: «Torna indietro, o inanimata argilla del mio corpo, e ritrova il tuo centro». La centratura più entusiasmante ma al contempo il decentramento più indebolente, la gioia più intima ma al contempo la sofferenza più penetrante, la generosità senza confini ma al contempo un astio altrettanto illimitato, provengono proprio da quel sentimento incontrastabile che chiamiamo amore. Possiamo vivere senza la famiglia, o quella d’origine, o quella che ci siamo formata, o quella che vorremmo formarci, sia pure talora in forma diversa da quella tradizionale? No, c’è una tensione insopprimibile verso la vita insieme ad altri esseri umani …