Rifondazione della fede

(Mondadori, 2005 – seconda foto – ed edizione Oscar Mondadori 2008 – prima foto)

Una rivoluzione copernicana. Finora per parlare di Dio si mettevano in campo argomenti molteplici, questo libro ne fa piazza pulita. Finora per parlare di Dio c’era bisogno di punti d’appoggio, questo libro non ne ha. Finora per parlare di Dio si pensava al plurale, questo libro pensa al singolare. La fede, finora fondata su motivazioni esteriori, assume un volto nuovo. Il lettore si ritrova al centro di una rivoluzione che lo libera dalle protezioni e dai legami che lungo i secoli gli sono stati posti lungo il cammino. Il libro è un invito alla solitudine dell’anima e ai misteri che vi sono nascosti.

Se ancora oggi gli uomini credono di credere in Dio, la loro coscienza è inquieta. Non si tratta solo dei problemi di sempre, come il male, l’esistenza di più religioni e il dubbio su qual è quella vera, l’ateismo e tanti altri interrogativi. C’è qualcosa di più, di indefinito, si sente che manca il terreno sotto i piedi.

Questo libro rifonda la figura della fede. Nel passato era la struttura del mondo e della società a motivare la fede, e la fede era consuetudinaria abitudine. Ma la fede come consuetudine e obbedienza non tiene più, non c’è più nessuno a cui obbedire. La fede, se ancora ha un senso, è libertà, il cui compimento si chiama amore.

In tale rifondazione consiste l’impresa di questo libro, e chi lo legge si ritroverà al cospetto dei fondamenti stessi del vivere. Il mondo, la natura, la storia, il bene, il male, l’anima, la vita eterna, appariranno in una luce nuova.

Questo libro, che è di teologia e insieme di filosofia, che è condotto con il rigore del discorso scientifico e insieme con il calore della sapienza spirituale, offre pagine che si incideranno per sempre nella mente di chi legge, come quelle sulla forza di gravità come grande motore della natura e della storia, sulla vita sessuale, l’impietosa analisi della cultura, il duello con Nietzsche, l’errore di sant’Agostino, l’esistenza e la definizione dell’anima, la trattazione mozzafiato su peccato originale, uomo primordiale e identità del serpente.

Alla fine resta solo la libertà, visitata da una grazia di cui forse capiremo finalmente la natura.

(dal testo della sovraccoperta del volume)


In questo libro Vito Mancuso rifonda un nuovo concetto di fede rispondendo ad una sollecitazione di Simone Weil «Occorre ripensare daccapo la nozione di fede» da cui prende il testimone. La fede non più intesa come sottomissione e obbedienza, ma come libera e incondizionata adesione al Bene, a ciò che si avverte come giusto, ciò che deve essere. La fede non ridotta ad ideologia, ma “autentica, che ama la verità, la desidera e sacrifica tutto per essa”; fede che desidera una ragione libera che “faccia il suo mestiere fino in fondo, nel modo crudo, spietato, virile che le è proprio”; fede che si avverte come forza dell'amore che ci fa agire e che diventa dimensione dell’essere che può strappare dalle necessità della natura, rompere le catene e dare luce e significato alla vita. Solo l’amore unito al bene determina la dinamica che realizza nella dimensione dello spirito forme di umanità sempre più ampie e preziose e spinge a credere in Dio, sommo bene, a vedere la relatività del mondo, ad averne una nuova e libera visione, ad uscire dal piccolo ambito del nostro io e a immettere forza e luce nuova per poterlo cambiare, il Regno che l’umanità è chiamata a costruire. 

L’idea del bene, la volontà del bene, è l’unica ragione per aderire alla fede. E questa la vera teologia fondamentale, questa ontologia del bene e del vero. L’unica motivazione della fede in Dio è l’adesione incondizionata dell’anima al bene. […]. L’amore, pensato nella sua essenza, viene a coincidere con il bene. Il bene e l’amore sono la stessa cosa vista da due punti di vista diversi: il bene, dal punto di vista oggettivo; l’amore, dal punto di vista soggettivo. Il punto di vista soggettivo è subordinato al punto di vista oggettivo: l’amore è subordinato al bene. Se questo legame con l’oggettività del bene viene a mancare, il soggetto si ritrova senza orientamento: e l’amore, come un cavallo impazzito, può generare sia il bene sia il male. 

Il bene dell’uomo, nella vita concreta, coincide con il bene dell’anima spirituale, ed è verità che è vita e che “si fa” nella libertà. Ecco perché questa nozione di fede è l'unica strada che conduce l’Umanità al compimento del processo evolutivo. Per esporre tutto ciò Vito Mancuso prende in esame il mondo, dominato dalla forza a cui sottostà anche l’uomo con le catene della necessità naturale e sociale ; in uno scontro filosofico con Nietzsche dimostra l'esistenza oggettiva del bene che permette di uscire dalla logica della necessità e del male ripensato partendo dalla tragedia della storia del XX secolo e dei suoi conflitti e genocidi, in cui la condizione umana a volte si trova e da cui può uscire solo immettendo nuova energia positiva cioè amore, cioè bene; delinea poi l’affascinante dinamica dell’anima, (in una sintetica anteprima di quello che poi diverrà L'anima e il suo destino) la più grande ricchezza dell’uomo nella dimensione dello spirito, il luogo della libertà. L’analisi penetra in profondità i problemi ed affronta temi di grande complessità guardati da punti di vista nuovi e con soluzioni originali, coinvolgendo aspetti fondamentali della vita nei quali il teologo conduce il lettore a scoprirne il segreto, il senso del nostro essere e le potenzialità del nostro agire come collaboratori della creazione. 


 

Hanno detto

  • Gianfranco Ravasi (Il Sole 24 Ore, 19 giugno 2005)
    “Vivo e serrato è il confronto con la scienza e la cultura contemporanea – sorprendenti sono le «formule fondamentali» conclusive e le pagine sulla forza di gravità come motore non solo del cosmo ma anche della storia… Lo sguardo è nuovo… quasi inedito, certamente più fresco”.

  • Alessandro Zaccuri (Avvenire, 15 febbraio 2005)
    “Affascinante nel suo intrecciare competenze diverse (dalla teologia patristica alla fisica dei quanti, che dimostra come neppure nella materia tutto sia regolato dalla semplice forza), il libro di Mancuso è appassionato fino a sfiorare l’imprudenza”.

  • Ferruccio Parazzoli (Famiglia Cristiana, 20 febbraio 2005)
    “È una lettura limpidissima, oserei dire terapeutica, per chiunque voglia cogliere l’occasione di rifondare la propria stanca visione di se stesso, del creato, di Dio”.

  • Baget Bozzo (Il Giornale, 6 marzo 2005)
    “Vito Mancuso ha scritto un grande libro, un affresco del cristianesimo a tutto campo… Il libro si legge benissimo ed è fascinoso e convincente ma il prezzo che richiede la sua accettazione è troppo grande perché un credente possa pagarlo”.

  • Mauro Anselmo (Panorama, 31 marzo 2005)
    “È un libro scomodo Per amore. Rifondazione della fede di Vito Mancuso. E non a caso se n’è occupata più la stampa laica di quella cattolica: Umberto Galimberti gli ha dedicato un’intera pagina su Repubblica”.