Il futuro dell’uomo non è solo scienza

Non guardo con sfavore al progresso scientifico, dei cui benefici godo come essere umano e le cui acquisizioni teoretiche cerco di introdurre nella mia modalità di vedere il mondo (filosofia e teologia) e di coltivare la dimensione contemplativa della vita (spiritualità). Però diffido della scienza e della tecnologia quando manifestano un complesso di superiorità culminante in una sorta di gelosa autarchia che si può riassumere così: gli scienziati hanno il potere di intervenire sulla natura umana, l’umanità si deve fidare perché grazie a loro la vita sarà migliore.

Ho fatto questa riflessione leggendo l’articolo di Umberto Veronesi che parlava del futuro che ci aspetta. Egli riconosce che di fronte agli scenari aperti dalla scienza e dalla tecnologia “oggi siamo per lo più spiazzati eticamente e giuridicamente”, ma fa capire che ormai non è più possibile tornare indietro, e afferma: “L’incertezza è soltanto quando e come, e la sfida è fare in modo che sia realizzata a puro vantaggio dell’uomo”. Ritornerò poi su cosa vuol dire, e che conseguenze teoretiche comporta questo “a puro vantaggio dell’uomo”… 

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“Libri e libertà” Venezia, Isola di San Giorgio Video

Testo completo dell'intervento di Vito alla fondazione Giorgio Cini di Venezia, nell'ambito del XXIX Seminario di perfezionamento della scuola per librati Umberto ed Elisabetta Mauri Sala di San Giorgio Maggiore.

"Libri e Liberà" Venezia 27 Gennaio 2012 PDF

L’assonanza libri-libertà che l’italiano deriva dal latino dove è ancora più intensa (liber-libertas) è il tema che la “Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri” mi ha dato l’onore e l’onere di sviluppare a conclusione di questo XXIX Seminario di Perfezionamento. Dico l’onore in riferimento al prestigio di questa iniziativa, al luogo in cui si celebra e ai nomi illustri che qui mi hanno preceduto. E dico l’onere in considerazione dell’ampiezza e della profondità del tema e del pubblico esigente di fronte a cui devo parlare.
Pensando a libri e libertà si presentano alla mia mente una serie ricca e confusa di suggestioni. La prima è legata al luogo in cui ci troviamo, l’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, che a me, in quanto teologo e scrittore chiamato a riflettere su libri e libertà, richiama l’enciclica di Pio VII Diu satis videmur (letteralmente: “A lungo abbastanza ci sembra”), scritta e pubblicata proprio in questo luogo il 15 maggio 1800. Il papa si trovava qui a San Giorgio perché qui si era tenuto il conclave che due mesi prima l’aveva eletto, dato che Roma era occupata dalle truppe napoleoniche. In questa sua prima enciclica Pio VII prende posizione a proposito di libri e libertà con queste precise parole: “La salute stessa della Chiesa, dello Stato, dei Principi e di tutti i mortali, salute che dobbiamo considerare molto più cara e più importante della nostra vita, esige che questo potere sia tutto da Noi esplicato nel distruggere quel mortale flagello dei libri (peste librorum) … E non parliamo soltanto di strappare dalle mani degli uomini, di distruggere completamente bruciandoli quei libri nei quali si avversa la dottrina di Cristo apertamente; ma anche e soprattutto bisogna impedire che arrivino alle menti e agli occhi di tutti quei libri che operano più nascostamente e più insidiosamente (…) Su questo punto, venerabili fratelli, non possiamo chiudere gli occhi, né tacere, né essere troppo indulgenti.” (Enchiridion delle Encicliche, vol. 1, n° 782-783). 

 

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Vito e il Dalai Lama a Udine

Martedì 22 Maggio al Palazzo dello Sport "Primo Carnera" di Udine, 

Vito ha partecipato alla conferenza/dibattito nell'ambito della visita di Sua Santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso al capoluogo friulano. Tema dell'incontro : 

“Dall’aggressività e dalle tante forme di violenza alla non violenza attiva e all’amorevole compassione"

1. Onnipresenza della forza e della violenza Capire quanto la forza e la violenza ci circondano, entrano dentro di noi e giungono a impastare il nostro essere, può essere terribile…

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Obbedienza e libertà

Recensione di Roberto Celada Ballanti Università di Genova

 

Può l’obbedienza, nel dominio del religioso, predicarsi della libertà? Si può essere religati e, in tale religamen, restare liberi? La diade che dà il titolo all’ultimo libro di Vito Mancuso reca in sé questo plesso problematico, questa res, sgomentante appena se ne misuri il peso, l’intima portata: non solo tale da concernere densamente il destino e la destinazione etica di ciascuno ma, più universalmente, tale da riguardare uno dei nodi – forse il nodo per eccellenza – della religiosità occidentale….

 

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Io e Dio

Recensione di Roberto Celada Ballanti Università di Genova

1. Dislocazioni e antinomie «Mi alzo con la mente in un punto al di sopra del pianeta e lo guardo dall’alto, come se fosse la prima volta, come quando vedo un film e mi chiedo quale è il suo messaggio. Qual è il messaggio della vita degli uomini sulla terra? Con la mente là in alto, libera dai consueti schemi mentali, nuda di fronte al mistero dell’essere, in questo momento, immagine di ogni altro momento della storia, guardo gli uomini miei simili alle prese con il mistero dell’esistenza» (p. 13)…..

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Il principio di tutte le cose

"Il principio di tutte le cose esprime movimento, lavoro, creazione, anche un certo senso di gioco unito a un senso di dramma e di passione." 

Vito Mancuso, in Obbedienza e libertà. 

Cosa muove l'animo umano a uscire da sé per incontrare qualcosa cui legarsi con fiducia, cui dedicarsi con passione, da coltivare con pazienza? 
Il principio… un mondo nuovo e antichissimo cui sentiamo di appartenere non appena sorge l'insoddisfazione di esser stati 'gettati' in un luogo inospitale, in un luogo estraneo; perché nonostante il ventre da cui nasciamo sia lo stesso che ha generato la terra, avvertiamo uno squilibrio di fondo, che se rimane latente può esser giustificato e sanato in vari modi dalle scienze specialistiche, ma se portato al discernimento può guarire nella presa di coscienza che lo scarto tra la purezza dell'anima e la grossolanità del mondo deriva dalla necessità di coltivare il Principio: far vivere il Principio in ogni cosa, come "respiro dell'essere", movimento, uscita da sé, dai propri interessi, per vedere realmente, osservare, sentire, percepire – senza voltare lo sguardo, senza banalizzare o sporcare la bellezza, né chiudendosi alla sofferenza propria e altrui , cosicché la vita possa penetrare attraverso la pelle fin dentro l'anima, e attraverso i sensi fin sù allo Spirito, guardare in faccia il grande squarcio di dolore e beatitudine, disperazione ed estasi in cui siamo stati posti. 
Quell'"ottimismo drammatico" è la possibilità sempre aperta, sempre prossima, presente, di rispondere Sì, mantenendosi fragili e mutevoli senza resistenze o difese, pronti a cogliere in uno sguardo, in un cielo stellato, in una notte di primavera, in un respiro, l'Universale, la parte immortale che già da sempre ci abita, che risiede nella quiete, nella pace, nella tranquillità che da sempre caratterizza ciò che perdura oltre ogni tempo. 

Laura Marchese

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La nuova teologia per il rinnovamento del Cattolicesimo

di Mimma De Maio

LA NUOVA TEOLOGIA PER IL RINNOVAMENTO DEL CATTOLICESIMO  PDF

Nel suo ultimo libro “Obbedienza e Libertà” si chiarisce la portata della teologia di Vito Mancuso, che egli definisce “teologia cristiana della relazione”, poggiata sul primato della spiritualità e della vita concreta degli uomini. Siamo dinanzi ad una sicura novità, un’operazione di portata storica, che si inserisce nelle difficoltà che attraversa la Chiesa, a cui il teologo offre una via per uscirne e per dare vitalità al Cristianesimo. Mancuso avverte che i tempi sono maturi, sa che la sua strada, delineata fin dai suoi primi lavori, di una teologia della libertà, è quella giusta, e si sente investito di un compito che prende con sapienza sulle spalle. Ecco il tono appassionato e forte, profetico, che traspare da ogni pagina di questo lavoro, che diventa un annuncio, una dichiarazione d’intenti, si trasforma nel proclama di un programma di fondazione, che si collega alle sue fonti da Teilhard, alla Weil, a Florenskij, a Molari, a Kung e ad altri teologi che hanno avvertito il disagio del Cristianesimo, denunziandolo e sono stati messi a tacere. Sono tutti i martiri del libero pensiero che ora lo sostengono in questa sua opera….

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Non è teologia se non ci libera

di Roberta De Monticelli in “Il Sole 24 Ore” del 22 aprile 2012

Tanti sono i sapienti che hanno commentato la pagina forse più famosa di Dostoevskij, La leggenda del Grande Inquisitore. Eppure poche sono le spiegazioni convincenti del bacio con il quale il Cristo della Leggenda – tornato in terra al tempo dell'Inquisizione, e subito gettato in carcere – risponde al lungo monologo del vecchio Inquisitore: che pure rivendica per la sua Chiesa il pietoso nichilismo con cui questa ha spento la «libera decisione del cuore», alla quale il Cristo affidava il Regno di Dio. E l'ha sostituita con l'obbedienza degli uomini-bambini al potere spirituale-temporale dell'istituzione. L'Inquisitore ha raccontato in ogni dettaglio il baratto ispirato dal demonio: libertà contro "felicità", obbedienza (e licenza di peccato, e perdono) in cambio del sollievo di non dover dubitare, e cercare, e scegliere, e portare responsabilità delle proprie scelte. Ha ricordato "il segreto del mondo", la sapienza del tentatore, che è sapienza politica e riguarda il meccanismo dell'obbedienza, nutrita dal bisogno che gli uomini hanno di inchinarsi "tutti insieme" a qualcuno, cioè dalla dimensione sociale della religione. Ha evocato la contraffazione del divino mediante le forze che da sempre corteggiano l'"umiltà del male" (come direbbe Franco Cassano): «miracolo, mistero, autorità». E per tutta risposta il Nazareno bacia le sue labbra esangui, di un bacio che brucia l'anima del vecchio e lo induce ad aprirgli la porta della libertà. Perché? Aprendo l'ultimo libro di Vito Mancuso – Obbedienza e libertà – troviamo una risposta nuova…

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