
Intervista a firma di Felice Sblendorio e Elisabetta de Palma.
Intervista a Vito Mancuso bonculture [Link]
Vito Mancuso è uno dei teologi più importanti del nostro Paese. Non si contano le pubblicazioni e le edizioni dei suoi libri che, nonostante i temi complessi e specifici, vengono sempre più letti e discussi. Apprezzato dai più per la sua capacità di porre interrogativi e di utilizzare e animare una teologia slegata dalle logiche dogmatiche e autoritarie che a suo avviso dominano ancora il cattolicesimo, l’impegno fra ricerca e divulgazione di Mancuso è tutto legato all’affronto delle ombre e delle contraddizioni strutturali della dottrina. In attesa del suo nuovo libro che uscirà a breve per Garzanti, “La forza di essere migliori”, Mancuso sarà uno degli ospiti più attesi della diciottesima edizione de “I dialoghi di Trani”. La sua lectio, in programma giovedì 19 settembre a partire dalle ore 20.30 presso la Cattedrale di Trani, sarà incentrata sulla parola chiave dell’edizione 2019 del festival: “Responsabilità: origine e motivazione”. bonculture ha intervistato Vito Mancuso chiedendogli di anticipare i temi del suo intervento.
Partiamo dal tema di questa edizione dei “Dialoghi”: viene naturale pensare al confronto fra Jonas e Bloch, che sarà peraltro il tema della lezione del professor Bodei. Per il credente, oggi, è necessaria più la responsabilità o la speranza?
«Si può essere responsabili e rendere la nostra azione effettivamente efficace anche senza coltivare una speranza. Su questo tema io partirei da cosa significa responsabilità. È una parola che rimanda ad una risposta: capire la domanda e rispondere con una relazione positiva al contesto. Se non c’è la speranza che la nostra risposta possa essere azione concreta e coordinata con il contesto, non si dà esercizio della responsabilità ma si apre una lotta per affermare un particolare punto di vista, a dispetto o contro gli altri, senza alcun tentativo di rispondere. Questo apre a una visione armoniosa dell’essere perché rispondiamo alle varie domande dell’ambiente, stabilendo che più siamo responsabili e più la nostra struttura non sarà individualista ma relazionale: non un atomo che può prescindere da tutti gli altri, ma una domanda in cerca di legami, di relazioni. Essendo io questa domanda, nella misura in cui la esplicito facendola diventare una risposta rispetto alle domande degli altri, io fiorisco» …
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