Associazione Nazionale Magistrati 18 giugno 2021, evento: "Beati i Giusti. In ricordo di Rosario Livatino". Per ricordare un grande uomo, per riflettere in modo costruttivo sulla professione di magistrato. Nell'Aula Magna della Corte di Cassazione a Roma l'evento in ricordo del magistrato Livatino. L'intervento del prof. Vito Mancuso inizia a 2:01 del timer.
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Io vivo dunque desidero
Il desiderio è un sentimento ambiguo, da maneggiare con cura. Da Socrate a Buddha, dai padri della Chiesa a Leopardi: un intervento di Vito Mancuso tra i protagonisti di Torino Spiritualità 2021.
Io vivo dunque desidero [PDF] Mancuso La Stampa 17giugno 2021[PDF]
Secondo le maggiori tradizioni sapienziali dell'umanità la proliferazione del desiderio caratterizza le persone instabili e immature in balia di sempre nuovi e imprevedibili desideri mentre il saggio ne ha pochi o nessuno. Socrate per esempio, mentre passava per il mercato di Atene, diceva a se stesso: «Di quante cose che non ho bisogno!». Lo stolto ama lo shopping, il saggio invece più che volentieri lo evita. Il desiderio in questa prospettiva è una malattia dell'anima, non a caso già l'etimologia designa una mancanza. E se ci pensate, c’è del vero in questa posizione: quand’è che siamo in pace con sé stessi? Quando non ci sono desideri. Ma non appena arriva un desiderio, l’equilibrio è rotto e si produce instabilità. Qualcuno ricorda le parole della regina malvagia allo specchio per ottenere l’oracolo? «Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?». Ecco, spesso il desiderio si dice come brame e suscita avidità, cupidigia, bramosia, ci porta ad afferrare con le mani e con gli occhi. Quanto poi al suo contenuto, é abbastanza prevedibile, indirizzato com’è quasi sempre solo a ricchezza, piacere e potere.
L'instabilità però non è sempre negativa. Anzi, è solo grazie ad essa che si avviano i processi, a cominciare dalla vita, la cui dinamica consiste in una ricerca dell'equilibrio per poi romperlo di nuovo secondo una dinamica processuale attuata dal bisogno e dal desiderio. E cos'è l'amore per lo studio, per la ricerca, per l'impegno sociale, per la pratica spirituale, se non appunto un desiderio che cerca appagamento? E che cos'è lo stesso amore? …
Intervista a Periscritto
L’ospite di questo episodio è Vito Mancuso che è teologo, filosofo e l’autore del libro “A proposito del senso della vita” Garzanti Editore. La filosofia di Vito Mancuso è un’àncora preziosa in questi tempi difficili: rinnovando in noi il desiderio di antiche riflessioni, ci indica la strada per risalire alle radici profonde della nostra coscienza, e ci insegna come il senso e la direzione della nostra vita su questa terra vadano ricostruiti a piccoli passi, giorno dopo giorno, nella consapevolezza di trovarci al cospetto di qualcosa di più importante di noi stessi. Solo così sapremo entrare in armonia con la logica che determina il nostro cammino e amare quella semplicità naturale dentro di noi che è il vero segreto per una vita degna, una vita che vale la pena vivere, una vita autentica.
Intervista di Marzia Tomasin
Alla ricerca del senso perduto
Ha ancora importanza interrogarsi sul significato della vita? Vito Mancuso in cento pagine elenca i motivi per cui a quella domanda non è possibile sottrarsi. E nel corpo c’è la risposta, nel corpo e nella sinergia con il mondo.
recensione/intervista di Daniela Monti per 7 Corriere della Sera
Alla ricerca del senso perduto [PDF] – Corriere della Sera [PDF]
No, non siamo diventati migliori, perché trovare un senso e una direzione nella vita richiede il coraggio di agire e di rischiare, la fatica di fare domande esistenziali (per definizione prive di risposta immediata), non basta stare chiusi in casa e applaudire dai balconi. Diventare migliori significa mettersi in viaggio, navigare in mare aperto esponendosi al dubbio e anche al naufragio, dice Vito Mancuso nel suo "A proposito del senso della vita", un piccolo libro che sta avendo molto successo. «Il senso della vita è una costruzione» scrive «una nostra costruzione, non è ancora finita e che non lo sarà mai». È fatica, assunzione di responsabilità. Il senso della vita è sinergia: tutto è aggregazione, interazione, fin dai tempi de "L'anima e il suo destino" Mancuso è il filosofo/teologo della relazione intesa come principio costitutivo dell'essere (contro la supremazia della sostanza aristotelica, che sta alla base della cultura occidentale). «Siamo sempre in relazione, anche quando siamo soli. Hannah Arendt diceva che la vera ragione che la spingeva a non fare del male agli altri era che poi avrebbe dovuto convivere con una delinquente dentro di sé, quindi esiste proprio una dimensione intrinsecamente relazionale a partire da quella fra noi e noi» …
A proposito del senso della vita – recensione UltimaVoce.it
di Giulia Della Michelina, 17 Maggio 2021 – UltimaVoce.it
APSV recensione Giulia della Michelina [PDF] – Ultimavoce.it [Link]
Ha ancora senso interrogarsi sul significato della vita? Dopo millenni in cui la filosofia non è riuscita a dare una risposta unanime e l’unica certezza a cui possiamo appellarci sembra la fredda oggettività della scienza? Vito Mancuso in A proposito del senso della vita (Garzanti 2021) ci spiega perché ne vale ancora la pena. Con un linguaggio di straordinaria chiarezza e argomentazioni altrettanto rigorose, Mancuso ci accompagna passo per passo alla riscoperta della cura di sé e degli altri, perché non esiste senso al di fuori della relazione.
Le domande esistenziali appaiono così anacronistiche e fuori posto in un mondo ormai dominato dalla logica dell’apparenza e del consumo. Ma la pandemia ha fatto riemergere l’antico malessere che affligge gli esseri umani e che Mancuso identifica con la mancanza di identità. Viviamo in una condizione “dissociata”, sia da noi stessi che dagli altri. E questa vaghezza porta spesso alla costruzione fittizia di un’identità oppositiva, creando conflitti e nemici. Secondo il filosofo, abbiamo perso un’idea e una direzione collettiva, disperdendoci e isolandoci sempre di più. Se il senso della comunità è venuto meno, le grandi ideologie si sono sbriciolate e perfino “Dio è morto”, non dobbiamo tuttavia abbandonarci al regno dell’assurdo e del non-senso. C’è ancora qualcosa che può fare luce attorno a noi.
È la natura a costruire il punto di appoggio aggrappandoci al quale possiamo sviluppare un’identità basata sull’armonia e non sulla contrapposizione e sull’odio …
Dialogo intorno al senso della vita
Sappiamo cosa vogliamo avere, ma non sappiamo più chi vogliamo essere. Partendo dal materialismo che domina la nostra epoca,Vito Mancuso, ospite di Quante Storie, esplora il significato più profondo dell'esistenza umana e spiega perché il senso della nostra vita non può essere disgiunto dalla considerazione per gli altri e dalla consapevolezza di essere parte di un progetto più grande di noi.
A Proposito del Senso della Vita
«Essere semplici, di quella semplicità naturale che sorge dal nostro interno, e che è il segreto della vera bellezza».
Sappiamo alla perfezione cosa vogliamo avere – ricchezza, piacere, potere – ma non sappiamo più chi vogliamo essere. Nella grave crisi in cui siamo immersi, necessitiamo continuamente di avversari per definire le nostre identità, e spesso ci scopriamo nemici addirittura di noi stessi, in una sorta di permanente guerra interiore. La filosofia di Vito Mancuso è un’àncora preziosa in questi tempi difficili: rinnovando in noi il desiderio di antiche riflessioni, ci indica la strada per risalire alle radici profonde della nostra coscienza, e ci insegna come il senso e la direzione della nostra vita su questa Terra vadano ricostruiti a piccoli passi, giorno dopo giorno, nella consapevolezza di trovarci al cospetto di qualcosa di più importante di noi stessi. Solo così sapremo entrare in armonia con la logica che determina il nostro cammino e amare quella semplicità naturale dentro di noi che è il vero segreto per una vita degna, una vita che vale la pena vivere, una vita autentica.
Un Manifesto per la nuova Scuola
Il Manifesto per la nuova Scuola è un documento elaborato da un gruppo di insegnanti di tutta Italia, che è stato sottoscritto da moltissimi docenti anche universitari e da intellettuali come Alessandro Barbero, Mauro Biani, Chiara Frugoni, Carlo Ginzburg, Domenico Iannacone, Vito Mancuso, Dacia Maraini, Tomaso Montanari, Roberto Piumini, Filippomaria Pontani, Adriano Prosperi, Massimo Recalcati, Salvatore Settis, Gustavo Zagrebelsky.
Si tratta di una proposta organica di rilancio della scuola su base culturale, che tenga insieme le dimensioni tra loro interconnesse dell’istruzione, della relazione e della crescita umana dei giovanissimi, che restituisca centralità alla funzione dei docenti, che liberi il processo educativo da burocrazia e “distrattori” di ogni tipo, che riporti al centro della scuola l’ora di lezione, strumento di trasmissione e condivisione di conoscenza e passione culturale, per contrastare la diffusione a macchia d’olio dell’analfabetismo tra le nuove generazioni, acuita da vent’anni di disastrose riforme e dal lungo periodo di sospensione dell’attività didattica in classe.
Talk | Judith Koelemeijer – Etty Hillesum’s biography
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In memoria di Hans Küng
Il filosofo cattolico, tra i più influenti del nostro tempo, era un uomo libero che criticava la Chiesa e promuoveva il dialogo tra le religioni
Hans Kung Rep [PDF] In memoria di Hans Kung PDF]
La Chiesa si accorse presto delle doti straordinarie di Hans Küng, morto a Tubinga a 93 anni: dopo gli studi a Roma e a Parigi lo nominò a soli 32 anni professore ordinario presso la Facoltà di teologia cattolica di Tubinga, il centro più importante della teologia tedesca e quindi a quel tempo del mondo. Era il 1960 e due anni dopo si apriva il Vaticano II dove Küng venne chiamato come consulente teologico, il più giovane partecipante all’assise conciliare. Che cosa portò allora questo teologo e sacerdote che aveva davanti a sé possibilità di carriera non minori di quelle di Joseph Ratzinger (di un anno maggiore, ma chiamato a Tubinga per la docenza proprio da Küng), a criticare sempre più spesso la Chiesa tanto da indurre nel 1979 Giovanni Paolo II a revocargli la qualifica di teologo cattolico? La risposta suona paradossale: la volontà di essere veramente cattolico. L’aggettivo greco katholikós significa infatti “universale” e a questo Küng mirò da sempre: a unire il più possibile gli esseri umani. Egli non volle essere cattolico-romano, ma più genuinamente cattolico-universale, cioè uomo tra gli uomini, a servizio del bene del mondo, lungo il medesimo sentiero percorso da cattolici quali Ernesto Balducci, Raimon Panikkar, Leonardo Boff, Carlo Maria Martini. Operante in paesi a forte presenza protestante come la nativa Svizzera e la Germania, Küng volle anzitutto contribuire all’unità tra cattolici e protestanti e in questa prospettiva elaborò la tesi di dottorato sulla dottrina della giustificazione in Karl Barth mostrandone la coincidenza con la più genuina teologia cattolica e ricevendone una lettera entusiasta dello stesso Barth e la prestigiosa nomina cattolica già menzionata. Diede vita poi a una speciale disciplina teologica, la teologia ecumenica, che insegnò per oltre 20 anni, fondando a Tubinga l’Istituto per la ricerca ecumenica.