La manifestazione della divinità del Cristo quest’anno coincide con i conflitti e la paura di un mondo fuori controllo ma occorre risvegliarsi alle meraviglie quotidiane
Epifania letteralmente significa “manifestazione” e nel suo uso tradizionale il termine rimanda alla triplice manifestazione della divinità di Cristo, iniziata con l’omaggio a Betlemme dei Magi e compiuta nel battesimo al fiume Giordano e nel miracolo alle nozze di Cana. La radice di epifania proviene dal verbo greco “phaíno”, che significa “apparire, portare alla luce, manifestarsi”, da cui deriva anche il sostantivo “fenomeno”. Ben al di là dell’uso colloquiale con cui noi designiamo una cosa o una persona straordinaria dicendo per esempio “lei è un fenomeno”, il termine fenomeno indica ogni oggetto della nostra conoscenza sensibile, nel senso che noi possiamo conoscere solo “fenomeni”: non cioè le cose e le persone per quello che sono veramente in se stesse, ma solo per quello che appaiono a noi. La nostra conoscenza è sempre necessariamente fenomenica. Derivato di fenomeno è “epifenomeno”, termine strettamente collegato a epifania e che indica non ciò che costituisce l'essenza vera e propria della realtà ma solo ciò che appare alla superficie quale manifestazione secondaria. “Epì”, infatti, in greco significa “su, sopra”, quindi l'epì-fenomeno è ciò che appare sopra, in superficie, e che, come tale, è superficiale, mentre l’essenza vera e propria che costituisce il significato della realtà sta sotto, nel fenomeno originario …
Tra i molti auguri ricevuti tra Natale e Capodanno ho percepito un po’ ovunque, scavando un po’ sotto le convenzionali parole di sempre, amarezza, preoccupazione, disorientamento, paura. Il sentimento diffuso è la percezione di avere a che fare con un mondo che nessuno più controlla. Non dico governa, ma almeno, in qualche aspetto, controlla. No, nessun governo e nessun controllo. Da qui un senso di ansia e di angoscia crescenti, a cui nessuno appare in grado di rispondere davvero. I più sentono di vivere come dentro una nuvola nera, ricolma non di pioggia ma di smog, e nelle loro menti vanno crescendo a dismisura precarietà, indeterminazione, non-senso, vagabondaggio; insomma, una persistente sensazione di inevitabile naufragio cui va incontro la nostra civiltà, la natura impazzita, l'essere nel suo insieme. Limitiamoci a questi giorni di festa: cosa è accaduto? La ventina di guerre in corso sul nostro pianeta hanno continuato a presentare il loro conto di vittime e di orrore. Ai 1200 israeliani del 7 ottobre 2023 uccisi dai terroristi di Hamas rispondono le oltre 22.000 vittime palestinesi dell’esercito regolare di Israele, il quale non sembra avere nessuna intenzione di cessare questo suo fuoco mortale, perfetta epifania dell’ira e della vendetta del biblico Dio degli eserciti che nella Bibbia ebraica ordina perentorio: “Ricordati di ciò che ti ha fatto Amalèk, come ti assalì… tu dunque cancellerai la memoria di Amalèk sotto il cielo, non dimenticare!” (Deuteronomio 25,19). Basta sostituire il nome Amalèk con Hamas, o forse Palestina, e il quadro è chiaro. Per questo gli israeliani proseguono nella sistematica distruzione di un intero paese? Il punto, però, è che il risultato è una potentissima generazione di odio da una parte e dall’altra, la quale conduce a pensare che il peggio è ben lungi dall’essere arrivato. Il mondo avrebbe bisogno di leader saggi e giusti per fronteggiare questa situazione che può degenerare in guerra mondiale, ma sia la saggezza sia la giustizia non sembrano avere molto a che fare con gli attuali potenti del pianeta. Uno scenario altrettanto fosco vale per la guerra tra Russia e Ucraina, o qui è possibile sperare che la situazione sia almeno un po’ migliore e che entro l’anno si possa finalmente intravedere la pace?
Le altre notizie di questi giorni non rappresentano nessuna inedita epifania. Il terremoto in Giappone, il caldo anomalo da noi, il freddo polare in Scandinavia, squali che divorano surfisti, vittime senza giustizia e loro assassini in vacanza, mariti e fidanzati che uccidono, sistematici e progressivi tagli alla sanità, deputati che sparano alle feste, la solita corruzione nella gestione del denaro pubblico. Poi c’è stata naturalmente l'ordinaria follia dell'ultimo dell'anno, con chi è finito all'ospedale e chi addirittura al cimitero, mentre pressoché tutti abbiamo fatto del male al nostro corpo ingerendo troppo cibo, troppo alcol, troppo tutto. E la Chiesa? Basti solo ricordare che la celebrazione del primo anniversario della morte di papa Benedetto ha significato per molti la denigrazione dell'attuale Pontefice per comprendere che il primo aggettivo che designa la sua natura cioè “una” (seguono poi “santa, cattolica, apostolica”) rimanda a un’unità che è solo un ricordo di altri tempi.
Ma torniamo all'epifania. Tutte queste notizie che cosa rappresentano? Sono il fenomeno o l'epifenomeno? Quest’acqua maleodorante che ricopre i nostri occhi e le nostre orecchie è il fenomeno primario o è solo l'epifenomeno secondario? Si tratta solo di acqua di superficie, analoga alla sporcizia che a volte giunge a riva, oppure è tutta l’acqua di un mare nero e velenoso che si chiama vita a essere così?
Il senso della Religione, che qui scrivo con la R maiuscola per distinguerla dalla sua accezione consueta e desueta, e il senso della Filosofia, che pure scrivo con la F maiuscola per distinguerla dalla materia scolastica e universitaria spesso astrusa e incapace di parlare al cuore delle persone (a differenza dei grandi filosofi delle origini e della modernità), ecco il senso della Religione e della Filosofia consiste esattamente nel distinguere l'epifenomeno dal fenomeno, e nel richiamare le coscienze alla verità del fenomeno.
E il fenomeno (attesta il Pensiero) non è la schiuma nera e nauseante della superficie, ma è l'oceano possente di essere, di bellezza, di armonia e di ordine dentro il quale noi siamo e grazie al quale esistiamo: questa è la vera grande Epifania. L’Epifania coincide quindi con la “fenomenologia dello spirito”: con il comprendere cioè che il vero fenomeno è lo spirito (o la logica, o la dinamica, o il Tao, o il Dharma, o il Logos, o in qualunque altro modo si chiami questa realtà) che rende possibile la vita, l'essere, la bellezza, l’intelligenza, e la nostra mente che vede e ne diviene consapevole. Quale inaudito miracolo è infatti il vivere e il comprendere. Alla luce delle condizioni di partenza dell’immenso fenomeno che chiamiamo universo, qualcuno ne sa indicare uno maggiore? La trasformazione della materia inorganica delle origini nella materia vivente e intelligente che ci costituisce fa apparire la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana di Galilea un gioco da ragazzi. E noi riusciremo mai a essere degni di questa rivelazione originaria tornando a meravigliarci dell’epifania di questo fenomeno che è l’unico vero Fenomeno? Alla fine, infatti, si tratta solo di svegliarsi alla meraviglia delle azioni più elementari quali respirare, vedere, ascoltare, camminare, distinguere i colori, assaporare, proferire parole, abbracciare, baciare, insomma vivere, e celebrare questa esistenza in ogni momento. Non esiste veramente nulla di più prezioso del pervenire a questa semplicità che è liturgia del quotidiano, la quale non ha bisogno di rivelazioni da chissà dove perché sa che l’unico vero Logos divino è questa armonia dentro cui siamo, il vero fenomeno da distinguere dal secondario epifenomeno. L’augurio più bello è quello di questa gioiosa semplicità naturale che comprende che, sotto l'epifenomeno di un mondo intriso di arroganza, malaffare, violenza e incommensurabile stupidità, esiste il vero e proprio fenomeno di un mondo che genera ininterrottamente vita, intelligenza, bellezza. Io penso sia questo il senso della vera e propria epifania, la manifestazione superiore che tutti, credenti e non credenti, siamo chiamati a cogliere e a celebrare. Qui, infatti, non si tratta di credere o di non credere, ma di svegliarsi o di continuare a dormire.
Vito Mancuso, La Stampa 7 gennaio 2024