Centro di accoglienza Balducci Lettera di Natale 2015

Vivere la Misericordia

Schermata 2015-12-22 alle 10.12.08Ci rivolgiamo a voi per condividere nell’accoglienza e nell’amicizia reciproche esperienze, interrogativi, speranze, per cercare di contribuire con parole e segni a un’umanità più umana e a una Chiesa più evangelica. Condividiamo con tante persone la fede in Gesù di Nazareth e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà l’anelito e la dedizione per un mondo di libertà, di giustizia e pace.

Un tempo particolare
Viviamo un tempo di particolare intensità e di cambiamenti straordinari che in pochi decenni renderanno il nostro mondo profondamente diverso, soprattutto per la presenza e la necessaria convivenza fra donne e uomini provenienti da tutti i luoghi del Pianeta e per l’urgenza drammatica di proteggere e custodire la Madre Terra e tutti gli esseri viventi. Come evidenzia papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ in cui il grido dei poveri e il grido della terra “si uniscono in un unico grido” che ci provoca, ci interpella e ci chiede risposte urgenti, non più rinviabili. In tale contesto papa Francesco ha indetto “Il Giubileo straordinario della Misericordia” per la Chiesa come segno per tutta l’umanità, nel 50° anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II.

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Misericordia un appello rivolto a tutti

Il Papa e l’Occidente ferito “avere cura dei poveri” non è esclusiva cristiana 

Schermata 2015-12-03 alle 15.05.08Le parole chiave sono due: giubileo e misericordia. La domanda invece è una sola: ci sono sensati motivi oggi perché una mente razionale faccia sua la prospettiva di vivere all’insegna del giubilo e della misericordia? Dicendo “oggi” non mi riferisco solo al clima di paura dentro cui siamo immersi ogni giorno di più; mi riferisco anche e soprattutto alla filosofia di vita che pervade la mente occidentale da qualche secolo a questa parte rendendola incapace di generare pace perché concepisce l’esistenza come “guerra di tutti contro tutti” (Hobbes), “lotta per la sopravvivenza” (Darwin), “volontà di potenza” (Nietzsche). Oggi si è perlopiù convinti che pensare in modo rigoroso conduca necessariamente al conflitto perché già la natura nella sua intima essenza è considerata come conflitto, mentre ogni prospettiva che invita all’armonia viene sentita come evasione e incapacità di cogliere la realtà. Dalla destra liberista alla sinistra neodarwinista il pensiero occidentale oggi si muove all’insegna del detto di Eraclito “il conflitto è padre di tutte le cose e di tutte è re” (fr. 14). Si dimentica però quanto il grande filosofo aggiungeva, cioè che “da elementi che discordano si ha la più bella armonia” (fr. 24) e che “armonia invisibile è migliore della visibile” (fr. 27) …

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In quale Dio poter credere ancora oggi?

Dalla fine di Deus al primato relazionale di Trinitas.

Presentazione del nuovo libro Dio e il suo destino a cura del prof. Vittorio Coletti dell'Università di Genova

Schermata 2015-11-15 alle 14.57.51Come ormai da qualche anno, anche quest’anno, dal 2 al 4 dicembre, Vito Mancuso terrà al Palazzo Ducale di Genova il suo corso intensivo di teologia, per il quale sono già aperte le iscrizioni. Mai come questa volta vi si discuterà un tema entusiasmante e provocatorio, annunciato dal formidabile libro che Mancuso ha appena pubblicato da Garzanti: Dio e il suo destino. Con la generosità e la passione intellettuale che lo contraddistinguono, il teologo si accinge infatti a dichiarare finita l’idea di Dio che ha caratterizzato le religioni del Libro, ebraismo, cristianesimo e islam, basate su un’immagine di Dio come entità onnipotente radicalmente distinta dal mondo che ha creato, misterioso responsabile quindi di tutto, dell’inizio e della fine, del bene e del male. Mancuso propone una nuova immagine di Dio, data dal suo coinvolgimento nella vicenda del mondo che egli ha originato e con il quale, però, non coincide, essendo anche il superiore fine di ordine e armonia (logos) cui l'universo tende dalla sua immensa complessità cosmica (caos). Questa nuova idea di Dio si sviluppa dal riconoscimento delle due logiche che governano l'esistenza, quella del senso e del bene e quella dell’assurdo e del male, e della loro rispettiva imprescindibilità: sono vere entrambe e contemporaneamente …

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“Bioteologia” la scommessa che riavvicina Dio e Natura

di Maurizio Ferraris

FullSizeRenderHegel ha scritto che il sentimento fondamentale dei tempi moderni è la morte di Dio. A questa diagnosi, ripetuta qualche decennio dopo da Nietzsche, filosofi e teologi hanno dato tre risposte principali. La prima è quella che chiamerei “ermeneutica”: Dio non è morto, ma semplicemente non è stato ancora interpretato per quello che è. La rivelazione è un processo che ha luogo nella storia e che chiede l’intervento attivo dell’uomo, in un processo di miglioramento storico. La seconda è quella eroica: Dio è morto, dobbiamo attendere un oltreuomo che possa essere un nuovo dio. Purtroppo, se sul conto del vecchio Dio si possono mettere azioni discutibili, il nuovo Dio, come insegna la storia degli ultimi due secoli, non è piazzato meglio. La terza, meno sbandierata ma ben più praticata, è quella che direi “secolaristica”, e che è stata enunciata da Joseph de Maistre: la morte di Dio, quando pure avesse avuto luogo non comporterebbe nessuna conseguenza sul piano della fede e della religione, dal momento che Dio ha lasciato in eredità il proprio potere al Papa, che a questo punto è autorizzato a governare la chiesa in piena autonomia.

Resta una quarta risposta, minoritaria ma a mio avviso più promettente, seguita nella modernità da Schelling e in genere a tutti i filosofi che si sono accostati alla teologia con un atteggiamento naturalistico (ad esempio, Emerson) a cui si ricollega in maniera seria, profonda e autonoma Vito Mancuso in Dio e il suo destino, appena uscito da Garzanti (pagg. 464, euro 20). L’idea di fondo è che la rivelazione non ha avuto luogo un giorno, nella storia, ma è un processo continuo e non concluso. L’evoluzione ha dato vita a un mondo materiale che è insieme un mondo spirituale in cui ha luogo la manifestazione è l’azione di Dio, sicché tra evoluzione e rivelazione non c’è contrasto ma complementarità.

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Dio e il suo destino

In libreria dal 12 novembre Garzanti editore

«Credo in Dio, ma non più nel Dio della dottrina ufficiale della Chiesa cattolica. Non credo più nel Dio del Credo, il Padre “onnipotente”, colui che in questo libro denomino Deus» 

Dio e il suo destinoL’idea di Dio sembra essere scomparsa dall’orizzonte di noi occidentali, sempre più ossessionati da miti effimeri e ormai disposti a vendere al miglior offerente persino la nostra libertà. La sua assenza ci ha lasciati orfani di una guida in grado di orientare l’esistenza verso il bene e la giustizia, e per questo diventa necessario riflettere oggi sulla questione del divino. Ma quale Dio? Come possiamo ancora immaginarlo? E quale destino gli è riservato? Nelle pagine ambiziose di questo libro, Vito Mancuso conduce il lettore in un viaggio tra le problematiche raffigurazioni della divinità che nei secoli hanno accompagnato la nostra storia. E con coraggio ci sfida a liberarci dall’immagine tradizionale del Padre onnipotente assiso nell’alto dei cieli che ci viene ancora offerta da una Chiesa cattolica che sembra aver modificato il suo linguaggio ma non la sua rigida dottrina. Si riscopre così il valore di una divinità completamente partecipe nel processo umano, capace di comprendere i principi dell’impersonale e del femminile. Come ha scritto Agostino: «Sebbene non possa esistere alcunché senza Dio, nulla coincide con lui». Soltanto in questa consapevolezza risiede la possibilità di salvare dall’estinzione la spiritualità e la fede, e di far risorgere quella speranza e quella fiducia nella vita senza le quali non può esserci futuro per nessuna civiltà. 
 
 
 
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La riforma della Chiesa che riparte dal Sinodo

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Il processo riformatore iniziato da Giovanni XXIII con il Vaticano II era rimasto a metà, ma ora, specialmente dopo questo Sinodo, è ripartito. Si tratta di una ripartenza timida, così timida che qualcuno può persino negare che vi sia. A mio avviso però le cose non stanno così, e la ripartenza riformistica è reale.

Dopo l’approvazione a maggioranza qualificata di tutti i 94 paragrafi della relatio finalis, compresi quelli sui divorziati risposati, papa Francesco ha infatti ora dalla sua l’esplicito mandato dell’episcopato mondiale per proseguire nella sua azione innovatrice. Con quale obiettivo? Con quello di completare il sogno di Giovanni XXIII, cioè il processo di “aggiornamento”, termine-pilota consegnato ai padri conciliari del Vaticano II e ritenuto operazione indispensabile per la Chiesa cattolica alle prese con la modernità. Fu per perseguire questo obiettivo che Giovanni XXIII convocò il Vaticano II nel 1959 e lo aprì nel 1962. L’anno dopo però egli morì e toccò a Paolo VI compiere l'opera conciliare: il papa bresciano accompagnò il processo riformatore sulla morale sociale della Chiesa cattolica, ma non ebbe il coraggio di giungere alla morale familiare e sessuale. Fu l’inizio di una progressiva ripresa della prospettiva conservatrice che poi trovò in Giovanni Paolo II un autorevole interprete e in Benedetto XVI il suo coronamento. Papa Francesco ha interrotto tale processo di restaurazione e ora il sinodo dei vescovi ha detto sì alla sua impostazione, conferendogli di fatto il via libera per rendere legislazione la sua predicazione profetica …

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Gli avvoltoi

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«Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi» (Luca 17,37). Il detto si ritrova anche in Matteo 24,28, e in entrambi i Vangeli la frase è del tutto fuori contesto, appare come una specie di masso erratico piovuto dall’alto, completamente a prescindere da ciò che viene prima e ciò che viene dopo. Non è nota l’occasione concreta che spinse Gesù a pronunciare quelle parole, tuttavia esse nella loro forza icastica non fanno che fotografare un’esperienza concreta della vita naturale, a quei tempi sotto gli occhi di tutti. Anche ai nostri giorni però, mutate le forme, non manca la presenza degli avvoltoi. Soprattutto se a essere in gioco è il corpo del Papa. E ancora di più se si tratta del corpo di “questo” Papa …

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