Laboratorio di Etica 2023

I MIEI PRINCIPI MORALI, LABORATORIO DI ETICA di e con VITO MANCUSO
Un ciclo di quattro lezioni con ospiti dal 30 gennaio 2023 al MAST.Auditorium Bologna

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Il Laboratorio di Etica di Vito Mancuso nasce dal bisogno, oggi più che mai attuale, di comprendere la realtà nella quale viviamo.
Dopo Le Virtù nel 2019, I Maestri Spirituali nel 2020, La Pandemia nel 2021 e Guerra e pace nel 2022, Vito Mancuso torna a Bologna negli spazi dell’Auditorium della Fondazione MAST con un ciclo di quattro lezioni dedicato ad un tema che tocca tutti noi: l’affermazione e la riscoperta dei propri principi morali in un periodo storico complesso.

«Viviamo tempi particolarmente difficili, soprattutto sotto il profilo etico e psicologico. Ci sentiamo spesso stranieri morali, facciamo fatica a condividere la nostra visione del mondo e la nostra scala di valori, non di rado avvertiamo lo sfilacciarsi del tessuto sociale. Per questo è importante che ognuno chiarisca a se stesso quali sono i suoi principi morali. Quest’anno il Laboratorio di Etica l’ha chiesto a tre illustri personalità della cultura e della società italiana: l’attrice Lella Costa, la giornalista Alessandra Viola e la scrittrice Dacia Maraini. Ognuna di esse illustrerà quali sono i principi e i criteri che ispirano il proprio agire nel mondo. Sarà un grande momento di riscoperta per tutti i partecipanti dei fondamenti del proprio sentire morale». Vito Mancuso

Il laboratorio – organizzato da Mismaonda in collaborazione con Fondazione MAST – è in programma lunedì 30 gennaio, lunedì 20 febbraio, lunedì 27 febbraio e lunedì 13 marzo e si rivolge a quanti sono interessati a capire come mantenere l’etica nell’azione e nel pensiero e ad approfondire l’approccio teologico e filosofico alla contemporaneità.


Ogni incontro si aprirà con un’introduzione filosofica di Vito Mancuso a cui seguirà la relazione dell’ospite della giornata; si concluderà con domande, sottolineature e una riflessione sui temi proposti, secondo il seguente programma:

- Lunedì 30 gennaio ore 18.30
Lella Costa, attrice, autrice, scrittrice, attiva da sempre nelle campagne civili e sociali soprattutto a favore della lotta contro la violenza sulle donne, al teatro affianca anche diverse e significative partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e televisive.
- Lunedì 20 febbraio ore 18.30
Alessandra Viola, scrittrice e giornalista, produttrice televisiva e autrice di trasmissioni Rai. Ha un dottorato di ricerca in Comunicazione della scienza e uno in Scienze agrarie e ambientali.
- Lunedì 27 febbraio ore 18.30
Dacia Maraini, scrittrice italiana, autrice di narrativa, poesia, teatro e saggistica, acuta e sensibile indagatrice della condizione della donna, ha spesso delineato nei suoi testi figure femminili complesse e determinate, inserite in una più ampia riflessione su molteplici temi sociali, affrontati in una prospettiva storica.
- Lunedì 13 marzo ore ore 18.30
Vito Mancuso, teologo laico e filosofo, ha conseguito i tre titoli della formazione teologica ottenendo il baccellierato a Milano, la licenza a Napoli e il dottorato a Roma con una tesi su Hegel.
Sintesi e conclusioni.


Le iscrizioni in abbonamento e a ogni singolo incontro sono aperte online al seguente link: Vivaticket.com Laboratorio Etica 2023

Il costo complessivo per assistere ai quattro appuntamenti è di 32,00 euro + diritto di prevendita.

MAST.Auditorium Via Speranza 42, Bologna

Informazioni su costi e iscrizioni: Mismaonda: info@mismaonda.eu – 051343830

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Il funerale di Ratzinger

QUELLA MESSA RECITATA IN LATINO E IL BIVIO DELL’IDENTITÀ CRISTIANA.

L’occidente unificato dalla partecipazione alla cerimonia religiosa di un capo della Chiesa.
 

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Funerale di Ratzinger [PDF]

Visto che ieri il funerale di Joseph Ratzinger in piazza San Pietro è stato celebrato in latino, forse vale la pena partire da qui. I romani avevano tre termini per indicare l'ultima cerimonia riservata all’esistenza di un essere umano: “funus, exsequiae, pompa”. Funus, che al genitivo fa “funeris” e da cui deriva “funerale” (nonché gli aggettivi “funebre” e “funesto”), è propriamente la cerimonia della sepoltura. Invece “exsequiae”, da cui “esequie”, e “pompa”, da cui “pompe funebri”, indicano il corteo, l’accompagnamento, la processione, insomma tutto l’accorrere degli umani per mostrare e dimostrare ai parenti e alla società la propria partecipazione al dolore per la scomparsa del defunto. Credo si possa senz’altro dire che il funerale di ieri a Roma sia stato celebrato in “pompa magna”, prova ne sia che la nostra lingua in casi come questo sente l’esigenza di parlarne al plurale: non più solo il funerale, ma “i funerali”, come ieri i siti dei maggiori giornali titolavano a sottolineare l’importanza dell’evento tramite la promozione grammaticale dal singolare al plurale.  …

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Verità e relativismo

Pubblicato con il titolo PAPA RATZINGER, DIO, LA FEDE, E LA BATTAGLIA AL RELATIVISMO

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Verità e relativismo [PDF]

Oggi viene celebrato il funerale di Joseph Ratzinger e con questo articolo io vorrei rendergli omaggio. Lo posso fare solo in prospettiva critica, perché non mi sono mai riconosciuto nella sua teologia e perché considero il suo papato un momento più negativo che positivo per la Chiesa e per la società contemporanee. Tuttavia riconosco di aver spesso avvertito che egli aveva il grande merito di richiamare con chiarezza i temi fondamentali della fede. Quali sono? Non i migranti, non l’ecologia, non la sessualità, non l’omosessualità, non la bioetica, non il celibato ecclesiastico, non il sacerdozio femminile, non in genere tutti i temi per così dire orizzontali che riguardano il nostro essere parte del mondo, compreso quel particolare pezzo di mondo che è la Chiesa cattolica. Non che essi non siano importanti, lo sono, eccome. Tuttavia non sono essenziali, non rappresentano cioè l’essenza specifica che fa esistere la peculiare disposizione della mente e del cuore che si chiama “fede”; anzi, fede in “Dio” in quanto intelligenza creatrice, causa e finalità dell’essere, alfa e omega …

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Il testamento spirituale di Benedetto XVI

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Il testamento spirituale di Benedetto XVI [PDF]

Il testamento spirituale di Joseph Ratzinger diffuso dopo la sua morte, ma composto nel 2006, è molto istruttivo per comprenderne l’anima, direi più precisamente la psiche, cioè quella dimensione interiore in cui il pensiero di un essere umano si mescola alle emozioni e crea quel coacervo di razionalità e di irrazionalità in cui ognuno di noi propriamente consiste.
Il breve testo si divide in quattro parti: ringraziamenti, richiesta di perdono, esortazioni, richiesta di preghiera. Senza sminuire i ringraziamenti e le richieste, belle dal punto di vista umano ma prevedibili quanto ai ringraziamenti e convenzionali quanto alle richieste, la parte decisamente più interessante è la terza delle esortazioni a tutti i cattolici. Scrivendo egli sapeva che questo testo sarebbe stato letto all’indomani della sua morte con la massima attenzione da parte di tutti, il che significa che, se aveva un asso da giocare, era proprio quello il luogo per farlo. E infatti Ratzinger lo giocò.
Dapprima rivolto ai soli bavaresi: “Non lasciatevi distogliere dalla fede”. Poi rivolto a tutti e rafforzando con due punti esclamativi l’invito: “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!”. Ecco la sua più grande esortazione, l’obiettivo per cui spese la vita, il suo asso: la conservazione la fede. Prova ne sia che nel 2016, quando già da tre aveva rinunciato al papato, conversando con il giornalista tedesco Peter Seewald per quella che è stata la sua ultima pubblicazione intitolata proprio “Ultime conversazioni”, affermerà: “Oggi l’importante è preservare la fede. Io considero questo il compito centrale”. Ma ora si faccia attenzione ai verbi usati: non lasciarsi distogliere, rimanere, non lasciarsi confondere, preservare. Chi parla così? Chi sente di essere al cospetto di una grave minaccia e ne ha paura. Il messaggio conclusivo e sintetico di Joseph Ratzinger, quindi, è nella sua essenza profonda un grido d’allarme. La sua ragione era quella di un uomo sicuro, ma la sua psiche, al contrario, quella di un uomo impaurito …

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Il teologo della luce garante della Chiesa

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Il teologo della luce garante della Chiesa [PDF]

“Luce intellettual piena d’amore”: sono queste parole di Dante (Paradiso XXX, 40) a venirmi d’istinto alla mente ripensando alla persona e al pensiero di Joseph Ratzinger. Egli è stato anzitutto e soprattutto un teologo. Ben prima di essere vescovo, cardinale, papa, papa emerito, egli è stato, né mai ha cessato di essere, teologo. L’abito mentale teologico non l’abbandonò mai, e io penso che sia stato proprio per questo che egli si dimise dal papato, perché essere teologo è ben altra cosa che essere papa, e conciliare i due stati è molto difficile, credo impossibile, prova ne sia che, tra tutti i papi della storia, non ce n’è uno che sia stato un vero teologo. Tranne, appunto, lui.  …

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Il dio bambino

L’idealizzazione nasce soprattutto grazie all’invenzione del presepe da parte di San Francesco. Così intendeva onorare il Maestro, secondo il quale solo chi si fa piccolo entrerà nel regno dei cieli
 
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Il dio bambino [PDF]

Nell'articolo apparso su questo giornale il giorno di Natale Michela Murgia ha accusato in modo piuttosto aspro il cattolicesimo di essere “l’unica tra le confessioni cristiane a infantilizzare il suo Dio”. Io penso di capire qual è il suo obiettivo: sono quei cattolici che si commuovono davanti al presepe cantando “Tu scendi dalle stelle” e subito dopo chiudono il cuore davanti a quelle persone che cercano accoglienza perché arrivano dal mare. Quei cattolici che proclamano fervorosamente “Dio Patria Famiglia”, ma solo a condizione che si tratti del “loro” Dio, della “loro” Patria, della “loro” Famiglia, svelando così che in realtà il vero interesse è solo ciò che è loro, quindi loro stessi, e facendo in questo modo dell’egoismo il valore assoluto. Io penso sia questo l’obiettivo di Murgia e lo condivido, perché anch’io ritengo da sempre che fare del cattolicesimo il guardiano della coscienza egoista dell’Occidente opulento sia un tradimento del messaggio evangelico …

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L’umiltà di Bergoglio e gli uomini capaci di rinunciare al proprio ego

La sua decisione ne dimostra la grandezza, considerando la carica più importante di sé

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Che cosa significa per un essere umano dimettersi? Che cosa dimostra a sé stesso e agli altri chi si dimette da una carica affidatagli o conquistata in prima persona? A mio avviso dimostra di considerare la carica, e quello che essa rappresenta, più importante di sé. Le dimissioni sono quindi in primo luogo un atto di umiltà. Ma non è solo questione di umiltà, ancor più lo è di intelligenza, perché le dimissioni dimostrano consapevolezza, rivelano cioè la capacità di saper prendere coscienza del proprio effettivo rapporto con il mondo reale …

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Primavera di Umanità

LA LETTERA DI NATALE 2022 DEL CENTRO BALDUCCI

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Carissime e carissimi,
in questi giorni di feste vi raggiunga il nostro abbraccio fraterno, segno della condivisione di fatiche e sofferenze, come pure di gioie e speranze.

IL GRATO RICORDO DI DON PIERLUIGI
Il 15 maggio scorso abbiamo dato l’ultimo saluto all’amico don Pierluigi Di Piazza: a lui va il ricordo vivo e vivificante più affettuoso e riconoscente per i “piccoli segni” che in particolare in questi ultimi trent’anni hanno accompagnato la sua vita di uomo e di prete, e che l’hanno sempre visto al fianco di migranti, poveri ed emarginati.
Siamo grati di aver camminato con lui sulla medesima strada e di aver avuto l’occasione di essere partecipi anche attraverso la Lettera di Natale, di veri e propri “laboratori di umanità” dove, in autentico spirito di condivisione, siamo cresciuti in quella fraternità universale che sola dà senso e gusto alla vita.
Collegandoci al detto rabbinico “lo stolto ha il cuore nel lato sinistro, il saggio ce l’ha nel lato destro”, accogliamo quella sapienza che non rinnega certo il buon senso e va ad affermare come saggio è saper “vedere” il cuore dell’altro, a destra rispetto al nostro punto di osservazione; stolto è chi è capace di sentire esclusivamente il proprio cuore, incurante o scettico di quel che pulsa nel cuore altrui, vivendo di quel che per Pierluigi era il vero nemico dell’uomo: l’indifferenza. È nostra convinzione che la sua saggezza dipendesse dal fatto che il suo cuore battesse proprio “sul lato destro”, in quanto nella sua vita ha fatto del cuore degli altri il suo proprio cuore, tanto da temere – come spesso affermava – di non poterlo contenere.
Forse è da qui che siamo chiamati a ripartire, dall’idea di persona che alberga nel nostro cuore e che condiziona le relazioni personali, sociali, politiche, ecclesiali e comunitarie. Desideriamo tenere fisso lo sguardo sulla sua profetica ed evangelica testimonianza accanto ai fragili della storia, richiamo continuo e pressante a tener vivo anche in noi questo impegno.

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L’Etica come architettura sociale

Giudizio

Etica come architettura sociale [PDF]

Definisco l’etica “architettura sociale” perché ritengo che senza un'etica condivisa non si possa dare un'effettiva società, ma solo una massa più o meno informe di individui. Società viene dal latino societas e rimanda a socius, e noi ci dobbiamo chiedere che cosa rende soci tra di loro gli esseri umani così da formare un'effettiva societas. Una prima risposta è l'economia, e infatti si hanno al riguardo una serie di aggregazioni umane di tipo economico dette per l'appunto società: società per azioni, a responsabilità limitata o di altro tipo ma comunque società. Queste società basate sull'interesse economico possono essere molto stabili, ma è ovvio che non sono tali da poter generare una società nel senso civile del termine, perché l'interesse degli uni è spesso in naturale concorrenza con l'interesse degli altri. Dal punto di vista del livello sociale hanno più valore performativo la politica e la religione, le quali già nel loro nome contengono la dimensione sociale: politica deriva da polis, città; e religione da religio che contiene la radice “lg” da cui logica, legame, legge, le quali sono la base della relazione e quindi della società. Oggi però tutti noi vediamo quanto la politica e la religione siano ben lungi dal poter generare un reale tessuto sociale. Si impone allora la domanda: dove ritrovare il fondamento del nostro vivere insieme, del nostro essere o poter essere una società? …

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