La solitudine di Francesco

Intervista di Giovanni Panettiere per 

Quotidiano.net [Link]

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Non c’è solo la proverbiale ironia di papa Francesco dietro quel suo riconoscersi solo alla luce di scelte pastorali coraggiose, da ultima il via libera alle benedizioni delle coppie gay. «Traspare anche una certa paura, mista ad amarezza, per il rendersi conto che ampie fette della Chiesa, quelle più praticanti, non lo stanno seguendo», è il teologo Vito Mancuso a mettere il dito nella piaga della crescente solitudine di Bergoglio sullo sfondo dell’apparizione di quest’ultimo al programma Che tempo che fa.

Anche a livello internazionale gli appelli del Papa per l’ambiente e la pace cadono regolarmente nel vuoto, non trova?

Assolutamente sì, ma, pur se non viene dato seguito ai suoi moniti, non esiste al mondo altra autorità morale e spirituale eccetto la sua. E questo disturbare il potere politico ed economico, anche a costo di fallire, rappresenta la sorte stessa di Francesco.

Un destino da 3 milioni di spettatori rimasti incollati l’altra sera alla tv per ascoltare le sue parole… 

Lui è uno straordinario comunicatore la cui solitudine induce a un sentimento umano di tenerezza. Da un punto di vista politico e spirituale, è un bene avere un Papa che, nonostante fatichi a governare e a farsi ascoltare ai piani alti, dimostra di essere in grado di sintonizzarsi come pochi sui problemi degli uomini e delle donne del suo tempo, di scrivere encicliche stupende sulla difesa del creato che magari saranno comprese e attuate tra cent’anni. In fondo quella di Bergoglio è la solitudine dei profeti che sanno ascoltare la voce di Dio e guardare oltre il contingente.

Ma intanto, come scherza Fiorello, i cardinali lo hanno già «estromesso dal loro gruppo Whatsapp». Tornando seri, è accettabile questa palpabile solitudine del Papa nella Chiesa?

Era doverosa ai tempi di Pio IX e Pio XII, quando la figura del Pontefice era distante, altra rispetto alla gente. Adesso, venuti meno da decenni il plurale maiestatis e la sedia gestatoria, il fatto che il Papa sia isolato è un grandissimo problema a livello ecclesiale. Lo stesso Francesco si è reso conto che non manca chi, profanando il senso autentico della preghiera, non prega più per lui, ma contro di lui, come ha lasciato intendere neanche troppo velatamente da Fazio».

A che cosa si deve questo suo essere tra i cattolici “voce che grida nel deserto”?

Non ha fatto i conti fino in fondo con le forze effettive a sua disposizione nella Chiesa. A ciò si aggiunge che troppe volte, in questi oltre dieci anni di pontificato, Francesco ha criticato pubblicamente le condotte della Curia romana. È come se ogni giorno il presidente del Consiglio attaccasse i suoi ministri. Va da sé che nell’esecutivo finisca per non riscuotere particolari simpatie.