La bellezza misteriosa della musica

beethoven

Il teologo Vito Mancuso ha aperto le iniziative degli itinerari dedicati a Beethoven.

Intervista di Riccardo Petito su il Gazzettino

Venezia. Tre giornate che coinvolgono relatori, esecutori e uno luogo d'eccezione, dedicate al genio di Beethoven: da venerdì 26 a domenica 28 aprile alla scuola grande di San Rocco si è tenuta la seconda serie di concerti del progetto Beethoven 2020, che, in occasione del 250º anniversario della nascita che si celebrerà l'anno prossimo, prevede l'integrale delle sonate e dei concerti per pianoforte e orchestra.

Ieri fra le celebri tele di Tintoretto, il concerto della pianista Letizia Michelon (le tre sonate op. 31 di Beethoven) è stato preceduto da un’attesa lectio magistralis: "Grande musica grande utopia", tenuta dal celebre filosofo e teologo Vito Mancuso.

Professor Mancuso, citando il titolo del suo ultimo saggio (La via della Bellezza edito da Garzanti), la musica conduce alla Bellezza?

«Definisco proprio nel libro la musica come la bellezza più misteriosa, è indubitabile sia un’alta produzione di bellezza, in particolare di quella scaturita dall'umanità: i suoni naturali, pur belli non si configurano come musica, che necessita dell’”emozione" della natura, ossia di un passaggio all'interno dell'animo umano. Il quale con la precisione matematica della scrittura musicale, genera precisamente quello che chiamiamo musica» …

Domanda delicata da porre ad un teologo: la musica avvicina a Dio?

«Certo, aggiungendo però che in taluni casi è in grado di allontanare da Dio: la musica è così potente che già gli antichi mettevano in guardia; Platone nella “Repubblica” sosteneva che alcune armonie potevano entrare, quella dorica e quella frigia, altre no, perché avevano un effetto di corruzione sui costumi dei giovani… Tutte le religioni possiedono una intrinseca dimensione musicale, è meno presente nell'Islam, dove però si può ascoltare il canto del muezzin. E pensiamo alla musica sacra dei Dervisci, che accompagna la danza, per arrivare alle religioni dove la musica è più presente, i canti rituali dell'ebraismo, le danze dei Chassidim…. »

E la musica sacra del cristianesimo?

«Una delle spie della crisi, secondo me, della spiritualità e religiosità contemporanea è il non riuscire più a produrre musica sacra all'altezza del Mistero, come facevano altre epoche: spesso oggi la musica “di chiesa” ha qualcosa di meno sacrale e potente; a ciò contribuisce la volontà di essere attuali, rincorrendo l'attualità invece della creatività».

Le tre giornate sono dedicate al genio di Beethoven.

«Porrò innanzitutto una domanda. Come si può spiegare il mistero di un uomo estremamente infelice, in grado però di produrre la massima celebrazione della gioia che io conosca, l’Universale “Inno alla Gioia” contenuto nel quarto movimento della nona sinfonia? Beethoven fu toccato nel corpo dalla sordità che dai trent'anni in poi lo separò, si può dire, dal genere umano, e da altri malanni. I diari e le lettere, contengono momenti di grande rabbia nei confronti di Dio, alternati ad altri di grande ampiezza spirituale, da lui sempre coltivata. Perse la fede nel Dio cristiano, a differenza di Bach la sua musica non celebra il cristianesimo, ma tuttavia dimostra sempre una fede in Dio, nell'umanità, nella consapevolezza, per usare una famosa espressione kantiana, che il “legno storto” che ci rappresenta si possa raddrizzare. Beethoven ha fede in questa possibilità, nella misura in cui l'uomo si nutre di Arte e Natura».

Intervista pubblicata su il Gazzettino di giovedì 25 aprile 2019

«La bellezza misteriosa della musica» [PDF]