Ma il peccato è nella Chiesa

La segreteria di Stato vaticana ha emesso un comunicato che nei toni e nei contenuti non fa un bel servizio alla causa del rinnovamento della Chiesa alla luce degli ideali evangelici. Il comunicato è riconducibile al cardinal Bertone. E ha il chiaro obiettivo di attaccare la stampa per la diffusione di notizie “spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false”, mirate, sostiene il testo, a condizionare la libertà dei cardinali elettori. E per motivare la tesi l’autorevole comunicato vaticano si rifà alla storia, dicendo che come un tempo erano le potenze statali a fare pressioni sui cardinali per piegarne le decisioni a “logiche di tipo politico o mondano”, così ora è la stampa a pilotare a suo piacimento l’opinione pubblica per piegare i cardinali alle medesime logiche estranee al governo della Chiesa….

 

Ogni riferimento alla storia è prezioso e va salutato con gratitudine, inoltre la storia del papato è in effetti tale che nessuno può avere dubbi sulle pressioni subite lungo i secoli dai cardinali prima delle elezioni e, aggiungo io, dai papi una volta eletti. Non a caso a partire dal XIII secolo l’assemblea dei cardinali elettori dovette svolgersi a porte chiuse proprio per evitare che gli alti prelati non giungessero mai al dunque a causa dei continui contatti con il mondo esterno, e da allora venne detta per l’appunto “conclave", che, com’è noto, riproduce l’espressione latina cumclave, riferita alla sala dell’elezione chiusa “a chiave". Ricordandosi bene di tutto ciò, il cardinal Bertone ha argomentato accostando i condizionamenti sui cardinali delle potenze statali del passato alle notizie diffuse in questi giorni dai giornali. Mutati i protagonisti e i metodi, l’obiettivo, dice Bertone, è il medesimo: minacciare la libertà del Collegio cardinalizio. Io penso però che il riferimento ai secoli passati sia del tutto fuoriluogo. Un tempo il papato aveva un ruolo decisamente cruciale per la politica degli Stati europei e per le vaste porzioni di mondo da essi controllati, sicché il destino di interi popoli e di intere economie poteva dipendere dall’elezione al soglio pontificio di quel cardinale filo-francese o di quello filo-austriaco o di quell’altro ancora filo-spagnolo. Oggi le cose (se in meglio o in peggio ognuno lo valuti da sé) sono profondamente mutate: tutte le principali istituzioni politiche ed economiche a livello mondiale ed europeo non solo funzionano del tutto a prescindere da condizionamenti ecclesiastici, ma rifiutano esplicitamente ogni possibile riferimento religioso, persino se semplicemente teso a rievocare la storia del passato, com’era nel caso del preambolo della progettata Costituzione europea a proposito delle radici cristiane. Ritengo che neppure per gli equilibri del Parlamento italiano l’elezione di questo o di quel cardinale possa avere un peso rilevante. Mentre, quindi, era evidente che nel passato la libertà dei cardinali elettori era minacciata da reali interessi esterni, ora essa può essere minacciata solo dalle logiche di potere “interne” alla Chiesa e dalle divisioni che ne conseguono. La libertà dei cardinali è minacciata dal peccato della Chiesa. Dalla “sporcizia” della Chiesa. Dalla lacerazione e dalle inimicizie di cui danno spettacolo i Principi della Chiesa.Tutte cose che non mi invento io, ma che sono state denunciate, anche in questi giorni, da Joseph Ratzinger. E delle quali il cardinale Segretario di Stato è uno dei principali responsabili, come si evince leggendo le carte segrete trafugate a BenedettoXVI dal maggiordomo che, per quanto illegalmente sottratte, sono tutte tremendamente vere. Ma vorrei aggiungere un’ultima cosa. Se non fosse stato per il mondo dell’informazione, che a livello mondiale ha denunciato gli orrori della pedofilia ecclesiastica, papa Benedetto XVI non avrebbe mai intrapreso l’opera di rigore poi effettivamente messa in atto e che spero stia dando qualche frutto. La coscienza cattolica eticamente formata deve essere quindi grata alla stampa, come a ogni agenzia che fa emergere la verità. Lo dovrebbe essere anche il Vaticano, perché tramontando ormai irrimediabilmente ogni possibilità di influire sulla politica degli Stati, gli resta solo il peso dell’opinione pubblica per contare ancora qualcosa nel mondo sempre ammesso che la Chiesa che annuncia il Vangelo debba ripromettersi di contare qualcosa nel mondo.

Vito Mancuso La Rebubblica 24 febbraio 2012