La fede è pensare “dicendo sì”

«Un amen che battezza tutti i giorni». La recensione di Enzo Bianchi per La Stampa

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Se pensate che la filosofia non serva a nulla per la vita quotidiana… se pensate di non aver bisogno di ponderare, discernere, connettere, ringraziare… se pensate di aver sempre ragione senza mai ragionare… O anche più semplicemente, se pensate e basta, allora l'ultimo libro di Vito Mancuso vi sarà utilissimo.

Nel suo recente Il bisogno di pensare, il teologo e filosofo, collaboratore de «La Repubblica», prende per mano il lettore e gli fa usare la testa senza mai separarla dal cuore. Dedicate alla filosofia, queste pagine sono in realtà rivolte a chiunque si lasci interpellare sul senso della vita e sul posto che ciascuno di noi occupa – per minuscolo che sia – nella storia dell'umanità. Del resto non è forse vero che ci paiono degne di fede solo le parole di chi «dice quello che pensa e pensa quello che dice»? .

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Pensare con il cuore. La filosofia diventa per tutti

Recensione di Romano Montroni – Corriere di Bologna, 28 ottobre 2017

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I ragionamenti limpidi e rigorosi di questo libro fanno venire voglia di rileggerli e commentarli anche a chi, come me, non sarebbe portato alla speculazione filosofica. Mancuso ci porta a riflettere sull'attività di pensare suscitando delle emozioni («pensare con il cuore»), e anche su quello che non ci è familiare e comprensibile. E ci chiama in causa con domande che ci toccano molto da vicino sui nostri sogni e desideri. Il pensiero, spiega, nasce da un bisogno interiore, che non va confuso con la necessità – esterna a noi; inoltre, soltanto l’azione preceduta e guidata dal pensiero è in grado di tendere al bene. (In effetti, se ci guardiamo attorno, l'attività di pensare non è molto diffusa e viene spesso esercitate in maniera superficiale!). Sarete incuriositi dai titoli dei capitoli, che affrontano temi centrali del nostro essere persone, come il rapporto tra mente e cuore con l’importanza di vivere sopra il caos; e poi leggete il libro, anche insieme agli amici, ai figli, leggetelo a voce alta, per capire l'importanza di sfuggire alle semplificazioni della nostra era tecnologica e per imparare a coltivatore il valore di ogni attimo. 

Pensare con il Cuore [PDF]

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Intervista a il Fatto Quotidiano

A cura di Fabrizio D'Esposito, 20 ottobre 2017 – Intervista a il Fatto Quotidiano [PDF]

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Se l’uomo smette di pensare – e gli indizi ci sono tutti, perché il pensiero è altra cosa rispetto alla banale opinione da talk show, il pensiero è concetto, visione – il caos prevale sul logos, cioè l'armonia relazionale “il principio costitutivo del reale”. A quel punto è la fine professor Mancuso …

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La cura dell’anima rende migliore la nostra esistenza

La difesa del pianeta, le risorse, i diritti umani

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Intervista a cura di Nicolò Menniti – Ippolito

Schermata 2017-10-20 alle 11.37.53Vito Mancuso in questi anni ha contribuito in modo decisivo alla rinascita della teologia, disciplina che sembrava ormai destinata esclusivamente alle aule dei seminari. Prima di tutto ha portato la teologia al grande pubblico con i suoi libri, i suoi articoli, le sue conferenze; secondariamente l’ha fatta uscire dal dibattito dogmatico rendendola qualcosa di vivo, che riguarda le singole persone.

Domani (21 ottobre) alle ore 11.00 al museo della storia della medicina di Padova in via San Francesco per la rassegna “Ad alta voce” (Futura – Parole per pensare il domani), Mancuso sarà protagonista di un dibattito con Giulio Giorello e Marino Niola intitolato “Cura del corpo cura dell’anima. Quale futuro?”.

Negli ultimi anni c'è una grande attenzione alla cura: è solo una moda culturale oppure c'è qualcosa di sostanziale in questo interesse?

«Non c'è nulla che se portato all'esasperazione non diventi moda. Tuttavia la disposizione della mente verso la cura è costituiva dell'essere umano. Noi siamo qui per prendersi cura. Don Milani contrapponeva il suo “I care” al “me ne frego” del fascismo. Come essere umani abbiamo delle responsabilità, che vuol dire capacità di dare risposte alle domande che la vita ci pone. Essere responsabili è avere cura. Semmai il pericolo è quello di non avere un'apertura sufficiente in questo prendersi cura. Non ci prendiamo abbastanza cura delle nostre città, dell'istruzione, della nostra formazione interiore, se ci concentriamo esclusivamente sulla cura esteriore, sulla eleganza, sulla nostra presenza fisica, che pure non sono così sbagliate. È chiaro anche che noi veniamo da un passato di grande impegno sociale e questo ripiegarsi sulla cura interiore e intimista può sembrare eccessivo» …

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Perché è l’amore la più alta forma del pensiero

L’Io e l’Ego, il Bene e il Male, la cooperazione tra gli uomini e l’odio; anticipiamo un brano del nuovo saggio del teologo Vito Mancuso 

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Analizzando più da vicino il pensiero in quanto vertice del processo cognitivo, occorre dire che vi sono due disposizioni fondamentali del pensare: quella volta alla costruzione, la cosiddetta pars construens, e quella volta alla distruzione, la cosiddetta pars destruens. (…) La dimensione costruttiva del pensiero è rappresentata dal logos che vuole logica e che produce saggezza e sapienza. Il pensiero come logos-logica si esercita mediante verbi quali osservare, ponderare, considerare, riconsiderare, analizzare, riflettere, meditare. A volte il pensiero come logos diviene sorgivo, come ispirato, e in questi rari momenti riproduce la logica della creazione, genera creatività; i verbi che in questo caso lo rappresentano sono intuire, ideare, scoprire, creare. La dimensione distruttiva del pensiero è rappresentata dal caos che vuole scompaginare la logica e che in questo saggio, evocando Erasmo da Rotterdam, io denomino follia, ma che più propriamente si dovrebbe denominare critica. Tale forma di pensiero si esplica mediante verbi quali criticare, disapprovare, investigare, attaccare, contestare, stigmatizzare, stroncare, demolire…

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Un gesto da rispettare fatto da chi ama la vita

«Lo Stato garantisca diritti per tutti». Intervista a Vito Mancuso di Andrea D’Orazio per il GIORNALE DI SICILIA

Loris-Bertocco«Provo rispetto e ammirazione verso chi ha scritto quella lettera, soprattutto per il peso che viene dato all’amore, ma anche perché, nella denuncia di una situazione insostenibile, non c'è alcun risentimento.» Vito Mancuso, teologo, filosofo, autore di numerosi saggi – l'ultimo, «Il bisogno di pensare» Garzanti tra poco in libreria – prima di entrare nel dibattito sull'eutanasia riacceso dal testamento di Loris Bertocco, preferisce concentrarsi sulle parole con cui l’attivista veneto spiega le ragioni di una scelta. «Parole bellissime e al tempo stesso amare, di un uomo che avrebbe voluto continuare a vivere se avesse avuto i mezzi per farlo».

Qual è il passaggio che l'ha colpita di più?

«Lì dove l'autore scrive: “Porto con me l’amore che ho ricevuto”. È una frase che rimanda alla visione della morte intesa come viaggio, un archetipo che ritroviamo in tutte le grandi culture, pure in quella cristiana. La parola amore ricorre anche quando Bertocco giustifica la decisione di ricorrere al suicidio assistito, spiegandoci che è proprio perché ama la vita che ha scelto di rinunciare ad essa. Un concetto che ci fa capire come la dimensione spirituale dell'esistenza sia superiore a quella biologica, e che in nome dello spirito un uomo possa anche rinunciare alla vita fisica quando questa è così malandata da rendere impossibile la vita morale.»

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Il Papa accusato di eresia. RSI Intervista radiofonica a Vito Mancuso

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Intervista radiofonica a Vito Mancuso – 27.09.17 mp3

Diverse decine di teologi, sacerdoti e professori cattolici tradizionalisti hanno accusato Papa Francesco di eresia. Gli hanno inviato una lettera – ora disponibile anche online – di 25 pagine e firmata da 62 persone, dove il Santo Padre è rimproverato di diffondere posizioni eretiche sul matrimonio, la vita morale e le regole della Chiesa. Entriamo nel merito della questione con Vito Mancuso teologo filosofo e saggista intervistato da Lina Simoneschi Finocchiaro.

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Dalla Bibbia a Nietzsche la vera felicità è nell’infanzia

Così dottrine spirituali diversissime tra loro concordano sulla necessità di diventare grandi restando bambini

bambini

Platone nel “Timeo” riferisce di un sacerdote egizio molto anziano che si rivolge a Solone dicendo: «Voi greci siete sempre fanciulli, un greco che sia vecchio non c’è!», intendendo sottolineare la gioventù spirituale di coloro che noi (ironia della sorte) chiamiamo “antichi greci”. Ma non c’è solo la possibilità di essere spiritualmente giovani, vi è anche quella, non meno coinvolgente, di essere spiritualmente bambini. All’infanzia spirituale è dedicato uno dei testi più belli della Bibbia ebraica, il salmo 131: «Signore, non si esalta il mio cuore / né i miei occhi guardano in alto; / non vado cercando cose grandi / né meraviglie più alte di me. / Io resto quieto e sereno: / come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, / come un bimbo svezzato è in me l’anima mia»…

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