Perché non ci basta il mondo visibile

(perchè l’uomo ha bisogno di credere negli angeli)

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Perchè non ci basta il mondo visibile [PDF]

Il celebre teologo tedesco Rudolf Bultmann scriveva qualche decennio fa che “non ci si può servire della luce elettrica e della radio, o far ricorso in caso di malattia ai moderni ritrovati medici e clinici, e nello stesso tempo credere nel mondo degli spiriti proposto dal Nuovo Testamento”. Era il 1941. Consultando la più grande libreria al mondo che è amazon.com, si scopre al contrario che oggi, quando facciamo uso di ben altro oltre alla radio e all’elettricità, i titoli che riguardano un tipo particolare di spiriti quali gli angeli ammontano a una quantità impressionante (431.556), quasi il doppio rispetto a quelli sull’elettricità (267.520). Certo, tra i libri in vendita se ne trovano molti che hanno tutta l’aria di un inno all’irrazionalità (Nelle braccia degli angeli, Come udire il tuo angelo, Guarire con gli angeli, Camminare con gli angeli, I messaggi del tuo angelo), ma il fenomeno angelico non è riducibile a ciò. Basti considerare che non esiste civiltà e tradizione religiosa che non ne parli, che i più grandi filosofi dell’antichità ne danno testimonianza (il caso più noto è Socrate con il suo daimonion a mo’ di voce interiore).

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La sfida è essere migliori e non i migliori

Il teologo e filosofo offre una visione ampia, diffusa, ecologica della mente, intesa come quella ragione che guida tutti i viventi e ne regola l’esistenza.

Articolo di Lucia De Ioanna su Repubblica Parma del 13 dicembre 2019

"So che si può vivere non esistendo,
emersi da una quinta, da un fondale".

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A partire da questi versi di Montale, Vito Mancuso, teologo e filosofo, ospite al Palazzo del Governatore per presentare la sua ultima opera, La forza di essere migliori (Garzanti), in un incontro promosso dalle biblioteche del Comune di Parma e l'assessorato alla Cultura nell’ambito della rassegna A Natale, un libro…, introduce la differenza radicale tra lasciarsi vivere, seguendo catene necessarie ed affezionandosi a quelle catene, ed esistere, assumendo su di sé il rischio della libertà …

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La forza di Essere Migliori

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«La qualità della nostra vita interiore, il valore di ciò che siamo dipendono da noi e illuminano il nostro destino».

Viviamo secondo un modello di sviluppo che adora gli oggetti, non la lettura, la cultura, la partecipazione sociale e politica. Consumiamo, inquiniamo, ma così devastiamo noi stessi e il nostro pianeta. Essere migliori è diventato quindi un’urgenza, e il lavoro etico e spirituale una necessità non rimandabile. Ma come far na­scere, in noi, il desiderio di praticare il bene? Dove trovare una motivazio­ne che sappia liberarci dalle catene dell’effimero/della società, una forza motrice che dia impulso al nostro costante bisogno di guarigione e al nostro infinito desiderio di bellezza? Riscoprendo le nostre radici che affondano nella cultura classica e nella tradizione cristiana Vito Mancuso ci accompagna in viaggio lungo il sentiero delle quattro virtù cardinali, e offre una nuova prospettiva di senso per le nostre vite in balìa dei tumultuosi venti dell’esistenza. Perché solo colui che non cerca più di vincere e di prevalere, ma recupera il senso profondo dell’essere forte, saggio e temperante, può infine essere giusto, e fiorire in armonia con il mondo.

Vito Mancuso «LA FORZA DI ESSERE MIGLIORI» Garzanti Editore, Collana: Saggi, Anno edizione: 2019, in commercio da lunedì 14 ottobre; Pagine: 368 p., Rilegato EAN: 9788811675730 – ISBN 978-88-11-67573-0

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Essere migliori si deve, si può

grazie a quell’energia interiore che chiamiamo coscienza
Intervista al prof. Vito Mancuso di Patrizia Danzè per la Gazzetta del Sud mercoledì 27 novembre 2019

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Intervista a Vito Mancuso [PDF] Gazzetta del Sud Vito Mancuso 27 novembre 2019

Sente l’urgenza della questione antropologica, avverte il forte malessere sul tema “uomo”, sulla disaffezione che ci contagia, il professor Vito Mancuso, teologo e filosofo, perciò nel suo ultimo libro “La forza di essere migliori” (Garzanti), che segue a “Il coraggio di essere liberi”, “Il bisogno di pensare” e “La via della bellezza” (tutti Garzanti), dopo libertà, pensiero, bellezza, riflette sulle virtù. Se la vita etica – scrive nel capitolo dedicato alla coscienza – è un laboratorio e se avere una teoria è la prima condizione per compiere un esperimento, a partire dalla teoria con la quale sostiene il primato del bene e quindi della necessità che vi sia un soggetto capace di bene, analizza, come uno sperimentatore, cosa sia la coscienza, per giungere a sostenere la possibilità della coscienza morale e dell’azione responsabile. Ecco, la responsabilità, una virtù tra quelle analizzate da Mancuso – che domani incontrerà il pubblico messinese al Salone delle Bandiere, alle 17.30, su iniziativa della Piccola Comunità Nuovi Orizonti (che promuove il ciclo di seminari “I lunedì della parola” assieme al Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, al Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, all’associazione Mons. Oscar Romero, alla Chiesa Valdese di Messina, al Segretariato per le Attività Ecumeniche e al Movimento Eucaristico Giovanile di Messina), di cui sentiamo l’urgenza per la stessa nostra sopravvivenza sul pianeta. E come diventare responsabili? Acquisendo la forza di essere migliori, praticando il bene, assumendo un comportamento etico, perché «l’etica è paragonabile a un ponte tra il singolo e il mondo, e il suo compito è anzitutto la costruzione di tale ponte».

Professore, essere migliori, diventare migliori è diventata un’urgenza per la nostra sopravvivenza sul pianeta. Ma come si acquisisce la forza di esserlo?

«La mia convinzione è che il primo passo è comprendere che dobbiamo diventare migliori, e comprenderlo non è per nulla scontato. Bisogna capire di essere in difetto o nella colpa o nel peccato, comunque si voglia dire, questo il primo passo; non puntare sempre e solo il dito fuori di noi, indignandoci per la famiglia, per la scuola, per la politica, per la finanza, per l’ambiente. Bisogna rientrare in sé per farlo. E la coscienza morale consiste proprio in un fatto cognitivo: una volta compiuto questo passo, è da qui che bisogna attingere motivazione, energia, trovare il carburante per alimentare questa pompa. Quindi due sono i passaggi: il primo è la guarigione. Quando si capisce che si sta male, quello è l’inizio per voler guarire. Essere migliori significa voler guarire, non essere prigionieri del male, non essere cattivi. Le parole rivelano molto e il nostro “cattivo” che deriva dal latino “captivus” ci dice molto sul fatto che il male ci imprigiona, il bene ci fa sentire migliori. Il secondo passaggio, strettamente legato al primo, è la bellezza, il fatto estetico che diventa fondamento del fatto etico».

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Vito Mancuso spiega la forza di Essere Migliori

Il teologo alla Libreria Erickson di Trento per presentare il suo nuovo libro.

«Dovrebbe esistere un’igiene della dimensione interiore, dovremmo “ripulirci” ogni giorno». Intervista di  Fausta Slanzi su il Trentino 20 novembre 2019

Vito Mancuso intervista 20.11.2019 [PDF] Intervista 20 novembre [PDF]

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«Nasce da una presa di consapevolezza della gravità della situazione etica, psichica, civica e politica nella quale l’Occidente in generale e l’Italia sono sprofondati e la mia convinzione è che non meritiamo questa condizione. L’essere umano ha la capacità di essere migliore di lavorare, di migliorarsi, quando questo avviene effettivamente è in grado di cambiare le cose fuori di lui e dentro di lui. Quindi l’insieme di queste due cose e una situazione di vero e proprio pericolo che la coscienza morale sta correndo assieme alla consapevolezza che la coscienza morale esiste ed è in grado di migliorare, hanno prodotto questo libro», così Vito Mancuso che oggi, 20 novembre, alle 18 sarà a Trento alla Libreria Erickson per presentare “La forza di essere migliori” edito da Garzanti.

Che cos’è per Vito Mancuso la coscienza morale?

È la terza produzione di una centrale di elaborazioni di informazioni che esiste dentro di noi. Abbiamo, rispetto a noi stessi e rispetto all’ambiente tre decisive esperienze mentali: la prima è la cognizione (cosa abbiamo, dove siamo, dove andiamo, di cosa abbiamo bisogno, quali sono gli amici, i nemici, le occasioni propizie e quali quelle da cui fuggire), questo primo elemento della coscienza come elaborazione dell’informazione la condividiamo con tutti i viventi (le elaborano gli animali, le piante, alla loro maniera, ogni essere vivente elabora informazioni sennò non potrebbe vivere). Poi esiste il secondo momento della coscienza che è l’autocoscienza: quando ci scopriamo come un io con un carattere, personalità, sentimenti, affetti e ci scopriamo come irriducibili rispetto all’ambiente, come soli e non vuol dire necessariamente isolati unici, irriducibili. Ciascuno sente di essere un io e per quanto legato agli altri capisce anche che questi legami non sono tali da esaurire completamente la sua esperienza del mondo e questa è l’autocoscienza. Poi c’è un terzo momento nel quale capiamo che le nostre azioni hanno una qualità relazionale variabile che può essere una qualità buona, una qualità cattiva. Noi capiamo quando siamo trattati bene e quando siamo trattati male, quando trattiamo male gli altri e quando li trattiamo bene. Capiamo quando siamo oggetto di un’ingiustizia o quando, al contrario, siamo trattati con giustizia. Questa cosa si chiama coscienza morale.

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Verso una teologia del diritto privato?

Recensione di Domenico Bilotti (docente di Storia delle Religioni Università Magna Grecia di Catanzaro) a "La forza di Essere Migliori".

Politicamentecorretto.com [Link]

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C'è una peculiare raffinatezza logica nell'itinerario argomentativo e teologico di Vito Mancuso. Il volume dove meglio l'acume discorsivo si sposava allo sforzo esegetico era probabilmente "L'anima e il suo destino", ma il registro comunicativo non ne usciva svilito. Frequenti semplificazioni, numerosi cambi di passo e un'aneddotica mai ingombrante rendevano e hanno reso l'opera un testo fruibile a diversi livelli anche dal pubblico generalista, e fuori dall'ambito, invero assai più stretto, degli storici delle dottrine teologico-canoniche, degli studiosi di escatologia e dei teologi sistematici.

Con l'ultimo volume, "La forza di essere migliori" (Garzanti, 2019), Mancuso si rafforza ulteriormente nel proposito di calare nel concreto la sua indagine teologica; dopo aver percorso le implicazioni etiche dell'incorporeità (e perciò ultimative e necessarie ai fini della decisione pratica), dopo aver portato le Scritture nella storia e aver analizzato la storia nel prisma delle Scritture, oggi Mancuso si sofferma sull'impegno individuale, portando a un'altra dimensione un corpus con una sua linea di coerenza interna davvero suggestiva. Dalla metafisica all'etica, dall'etica alla politica (la sfera storica del discorso politico), dalla politica alla pratica.

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Margherita Lazzati | Fotografie in carcere

Margherita Lazzati | FOTOGRAFIE IN CARCERE.
MANIFESTAZIONI DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA

a cura di Nadia Righi e Cinzia Picozzi | in collaborazione con Galleria l’Affiche
Milano, Museo Diocesano. Piazza Sant’Eustorgio 3
14.11.2019 – 26.01.2020

Fotografie in carcere [PDF]

«La realtà dentro al carcere va sempre al di là di ogni immaginazione. È un luogo che volutamente separa dalla società. Chi, come me, varca quella soglia porta con sé il desiderio di dire che a quell’universo dobbiamo comunque pensare, perché invece della nostra società fa parte. Il mio lavoro vuole essere semplicemente un passo nella direzione di questa consapevolezza.» (M.L.)

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Margherita Lazzati ha frequentato il carcere di massima sicurezza di Opera dal 2011, seguendo diversi progetti. Dal dialogo avviato con la direzione del carcere, nel 2017 è nata l’idea di commentare con fotografie il testo dell’Ordinamento Penitenziario, facendo corrispondere ai singoli articoli altrettante gallerie di immagini. Questo lavoro, ancora in divenire, comprende circa 3000 scatti. Questa mostra ne presenta la prima selezione, dedicata all’illustrazione dell’articolo 58, quello che si occupa delle “manifestazioni della libertà religiosa”. Margherita ha documentato, relazionandosi con comunità, talvolta anche molto piccole, la realtà di persone detenute di fede Ebraica, di Cattolici, di Musulmani, di Evangelici, di Buddisti, dei Testimoni di Geova. “Ho scelto di ritrarre non solo i luoghi della preghiera – ricorda Margherita Lazzati – e della condivisione, ma anche i dialoghi, gli sguardi, i gesti rituali, i momenti di convivenza tra persone, che sono poi quelli che maggiormente mi hanno colpita (…). Cerco di rimanere lontana da ogni retorica e di rivolgere la mia indagine unicamente alla “persona”, a prescindere da tutto, in assenza totale di pregiudizio, proprio nel senso di mancanza di informazioni, che non ho e non cerco. In questo caso mi sono concentrata sull’esperienza che le persone vivono e condividono: un’esperienza di riflessione, preghiera, speranza, disperazione.” Accompagna la mostra il catalogo edito da La Vita Felice, Milano, che oltre alle fotografie presenta con testi un insieme di voci molto varie, a volte personali, a volte istituzionali. A nostro parere, gli scatti di Margherita sono una voce a sé: non ambiscono ad altro che a fotografare ciò che accade, raccontando come in carcere identità diverse possano avere diritto di cittadinanza e pari considerazione. Lavorando a questa mostra, qualcuno ricordava la frase di Ramakrishna (1836-1886): “All religions are true. Many rivers flow by many ways. But they fall into the sea”.

Margherita Lazzati (Milano, 1953) Si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera e si occupa di fotografia fin dagli esordi. Rende organico il suo lavoro dal 2008, ampliandolo per temi, in seguito presentati in mostre e pubblicazioni. Anno dopo anno, la relazione di Margherita Lazzati con i temi legati al sociale si fa sempre più intensa e reciproca, caratterizzando il suo lavoro come un preciso codice di segno e di senso. La ricerca dell’autrice si muove per immagini che nascono con l’intento del reportage sociale, ma cercano di trovare il proprio senso al di là del contesto nel quale sono nate. Dal 2011 affronta con estrema attenzione le tematiche legate alla vita negli istituti penitenziari. È del 2017 la mostra Ritratti in carcere, presentata in più sedi in Italia. Vive e lavora a Milano.

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