Intervista di Eletta Flocchini
sul CORRIERE DELLA SERA Brescia del 26 marzo 2019
Leggendo il titolo, verrebbe voglia di partire subito. Senza trolley, un po' a piedi nudi nell'erba. Del resto nel suo libro «La via della bellezza» Vito Mancuso regala una ventata di freschezza che non è solo filosofia (anche se lui è filosofo), né indottrinamento (nonostante sia docente universitario) e nemmeno spiritualità in senso stretto (ed è pure teologo). Anzi, ci tiene a precisare che «questa via è un percorso spirituale sì, ma non religioso. È una strada di libertà dentro se stessi». Il suo, il nostro, è quindi un viaggio dentro le parole e le immagini, le possibilità della vita e le sue opportunità, soprattutto in relazione alla bellezza dell'uomo. Vito Mancuso ne ha parlato martedì 26 marzo al Musil di Cedegolo, all'interno del Festival Oltreconfine.
Da dove si inizia per intraprendere la via della bellezza?
«Mi concentrerò sulla bellezza umana. Non è una questione fisica, altrimenti ci riferiamo alla natura. È la bellezza interiore, anche se poi si esteriorizza in atti, comportamenti, modi. Tutto ciò che ci fa dire: “che bella persona”». …
A cosa serve questo bellezza?
«Ne abbiamo un bisogno enorme, perché purtroppo in quest'epoca siamo malati di sfiducia, verso gli altri e persino in noi stessi».
Quindi la bellezza aiuta?
«È la cura, la terapia. Un antidoto efficacissimo per far emergere la grandezza dell'essere umano».
Come la si trova?
«Dipende dal nostro sguardo, dalla capacità di concentrarci su di essa. E noi per primi dobbiamo imparare ad “essere bellezza”».
Ha quindi un valore etico?
«L’estetica e l'etica nella bellezza possiedono una coincidenza fondamentale. La bellezza è un valore nel senso antico dell'età classica: bello e buono. Non può essere sacrificio, ma armonia. L'armonia è data dalla capacità di tenere insieme tutto ciò che ci compone, che deve produrre una relazione armoniosa e quindi bellezza».
Quale ruolo riveste in questo percorso la sensibilità?
«È il primo livello di conoscenza di questo cammino dell'anima. Attraverso i sensi vediamo l'esperienza estetica del piacere e del gusto».
Cosa non si deve fare?
«Mentire a se stessi, mai e in nessun modo. Altrimenti non ci si conosce e non si è coerenti con ciò che sia dentro».
Quindi bellezza è verità?
«C’è un rapporto molto intenso. Per verità intendo il “ver” nel senso della sua radice etimologica, ossia la primavera, l'energia, la vitalità. Il percorso della bellezza non è dottrinale. È spirituale, ma non religioso in senso ortodosso. Si può credere e non credere».
È un cammino individuale?
«Il primato non può che essere individuale, di colui che sa ed è consapevole. Anzi proprio perché cerca se stesso, come nel mito della caverna di Platone, si distacca dal gruppo, dal gregge. Per poi diventare e-gregio».
Si tratta di un’asocialità temporanea?
«Per compiere il proprio percorso di libertà verso se stessi, si deve uscire dalla socialità, per poi ritornarci».
Come si compie questo percorso di verità è bellezza?
«Coltivando la propria libertà, educandola, nutrendola. Si tratta di esercizi spirituali necessari. Il vero si costruisce nella nostra palestra interiore».
La bellezza è solo la via, non l’approdo?
«Il compimento avviene raggiungendo benessere e autenticità personali».
Una sorta di premio finale?
«Sì. È l'esortazione di Nietzsche: Diventa ciò che sei».