Con il cuore in Giappone

Alcuni punti per orientare il pensiero, almeno il mio, di fronte alla catastrofe naturale che ha colpito ieri, 11 marzo 2011, il Giappone.

1) Quello che è avvenuto ieri non è qualitativamente diverso da quanto avviene ogni giorno, quando, per esempio, viene al mondo un bambino con una malattia genetica. Certo, le forze in gioco sono quantitativamente incommensurabili, ma tuttavia il terremoto-tzunami abbattutosi su quella giovane vita e sui suoi genitori è qualitativamente il medesimo del terremoto-tzunami grado 8.9 della scala Richter abbattutosi l’11.3.11 sul Giappone. È, in entrambi i casi, la vittoria del caos, del disordine, del disequilibrio.

2) Quello che è avvenuto ieri e sta avvenendo oggi con la messa in moto a livello mondiale della macchina degli aiuti non è qualitativamente diverso da quanto avviene ogni giorno, quando, per stare all’esempio, i genitori di un bambino nato con una grave malattia genetica si prendono amorevolmente cura di lui, e con loro la società nelle sue diverse forme, medici e infermieri, scuola e assistenti sociali, parrocchia e amici. È in entrambi i casi, la vittoria del logos, dell’ordine, dell’equilibrio.

3) Così la nostra vita procede tra caos e logos, tra disordine e ordine, tra entropia e neghentropia. Esiodo nella Teogonia (v. 116) scrive: “Primo fu Caos”; Giovanni nel Quarto Vangelo scrive: “In principio era il Logos”. Chi ha ragione? Entrambi. Se ci fosse solo caos, la vita non sarebbe sorta, saremmo ancora ai gas primordiali dell’inizio, idrogeno ed elio e nulla più, anzi forse neppure idrogeno ed elio perché anche loro per esserci vincono il caos con la loro struttura logica; se ci fosse solo caos, nessuno di fronte al terremoto-tzunami si metterebbe in gioco per aiutare gli altri. Ma se ci fosse solo logos, la vita sarebbe diversa: nessuna catastrofe, nessuna malattia genetica, nessuno scatenarsi di forze senza volto avverrebbe mai, le forze caotiche della natura sarebbero sempre domate dalla signoria del logos.

4) Caos + logos, invece, si danno insieme, ogni manifestazione della vita è una miscela di queste due dimensioni, con il prevalere ora di una, ora dell’altra. Il loro incontro produce la vera, ultima dimensione della realtà, cioè il lavoro, l’azione. Goethe ha visto benissimo quando nel Faust scelse di tradurre il greco del Quarto Vangelo, En arché en ho logos, con “Im Anfang war die Tat”, “In principio era l’Azione”. L’azione è esattamente ciò che scaturisce dall’incontro tra logos e caos. Se fosse solo una delle due dimensioni a prevalere non ci sarebbe azione.

5) Se il caos fosse la dimensione ultima alla quale consegnare la nostra più preziosa energia, nessuno sentirebbe l’impulso ad arginarlo, a domarlo mediante il logos. L’azione, cioè la lotta del logos contro il caos, a mio avviso dimostra che il nostro orizzonte finale è il logos, l’armonia, il bene. Tutta l’impresa umana nella sua più alta significatività è lotta contro il caos, è esattamente quanto scrive Esiodo, “teogonia”, cioè generazione del divino, nascita della divina armonia dentro di noi per immetterla, così come riusciamo, anche fuori di noi, soprattutto quando ce n’è un estremo bisogno come in queste ore in Giappone.