Sulla vicenda del parco Don Bosco di Bologna

Sacrosanta la difesa delle piante ma non possiamo farne degli idoli

intervista di Caterina Giusberti, per Repubblica Bologna del 21 giugno 2024

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«È sacrosanto difendere gli alberi, perché senza non avremmo l'ossigeno e quindi la vita. Ma non possiamo farne degli idoli. Chi definisce che cos'è il bene superiore all'interno di una società è la politica, che ascolta, medita, studia e alla fine decide». Il teologo Vito Mancuso, che vive a Bologna, prova a mettere in fila tutti gli aspetti dello scontro in atto al parco Don Bosco. 

Intervista a Repubblica Bologma del 21.6.2024 [PDF]

«Io penso che ci sia un problema antropico, che è reale, ovvero la necessità di costruire case, scuole, il tram, le industrie. E che ci sia d'altra parte un problema ecologico, altrettanto reale: il cambiamento climatico, la qualità dell'aria che peggiora, il rischio di nuove pandemie». 

Come se ne esce? 

«Non so se sia veramente necessario abbattere quegli alberi. Ma credo che i due estremismi siano entrambi sbagliati. È sbagliato pensare che ogni singolo albero sia sacro. Ma è giusto difenderli in tutti i modi possibili». 

Lei è preoccupato per il cambiamento climatico? 

«È irresponsabile non esserlo, non preoccuparsene vuol dire non fare i conti con la realtà. Fino a qualche anno fa si poteva dire che erano tutte storie, ma adesso  tutti noi abbiamo sotto gli occhi l'evidenza che c'è qualcosa di strano in atto. La tempesta Vaia è stata impressionante, un fenomeno tropicale. Nei nostri fiumi e nei nostri laghi abbiamo flore e faune nuove, mai viste. Da questo punto di vista fare le barricate per degli alberi abbattuti è una reazione non giustificata, ma di cui si capisce il motivo: la volontà di salvaguardia del pianeta, che è sacrosanta. Poi di qui a fare di ogni albero il valore sommo ce ne passa. Altrimenti gli stessi attivisti che lavorano per gli alberi non avrebbero case e strade. Gran parte dello sviluppo qui è avvenuto tagliando alberi». 

Quindi che si fa? 

«Quello che posso dire è che ci troviamo di fronte a sfide che richiedono conoscenza, flessibilità e dialogo. Il problema dell'ecologia contro l'economia non lo risolve un amministratore comunale da solo. Sono questioni che richiedono calma, molto studio e nessun dogmatismo, perché se assolutizzi un singolo punto di vista ti metti nella condizione di non vedere l'insieme. E la politica è calma, visione, polis. Non bisogna immaginare il singolo quartiere, ma l'intera città.  Aristotele diceva che la politica è la scienza architettonica al sommo grado, occorre una visione d'insieme. Questa è la vera sfida di chi fa politica seriamente oggi. Ascoltare tutti, mediare, circondarsi di persone che studiano, poi decidere». 

Anche con la forza? 

«Non serve a niente avere l'autorità se non si fa nulla, questo è evidente, se le istituzioni ci sono è per esercitare la decisione».