Kauffman e Pievani: ordine e contingenza alla prova dell’atto filosofico

di Roberto Ferrari Centro studi Asia (Mo)

 

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Quello tra Telmo Pievani e Vito Mancuso è interessante dibattito, cui vorrei aggiungere alcune note, da biologo e appassionato del pensiero filosofico.     

La prima riguarda Stuart Kauffman, che ho conosciuto qualche anno fa a un convegno su “Scienza e Spiritualità” e che mi ha rilasciato una intervista video (visionabile alla fine di questo scritto) per il sito filosofico asia.it. In esso espone con chiarezza il suo argomento dell’importanza dei pre-adattamenti darwiniani (exaptations) come quello della vescica natatoria dei Dipnoi, per mettere in discussione il riduzionismo scientifico standard.  Nelle sue parole: “Non c'è sufficiente legge naturale per sostenere l'evoluzione della biosfera, il divenire dell'universo non è completamente descrivibile dalla legge naturale […] non è casuale, è frutto della selezione.Quindi abbiamo una co-creazione della biosfera non casuale, auto-consistente ma parzialmente senza leggi” Né leggi di selezione, né contingenza, ma un’auto-creazione d’ordine che non permette di prevedere neppure quali eventi evolutivi possono verificarsi. Un punto di vista davvero interessante, che riprenderò oltre….

La seconda nota è una contraddizione di fondo nella posizione di Telmo Pievani, il quale parte da una visione anti-riflessiva, dall’esterno, che si vuole limitare ai dati sperimentali ed è convinta che la loro interpretazione e la ricerca del loro significato siano al più una mera ipotesi, se non fonte di illusioni consolatorie.

La contraddizione è che il giudizio esterno dell’evidenza scientifica, lo “sguardo da nessuno luogo”  di cui scrisse Thomas Nagel, ha sempre necessità di una certificazione vissuta, di un "chi" che ne sia convinto.

Infatti è proprio il punto prospettico – il suo – dal quale si apre sui dati e li considera, che gli permette di affermare "nessuna interpretazione". Pievani cerca di eliminarlo ma altre tradizioni di conoscenza come la fenomenologia e la meditazione – che pratico nella scuola di filosofia esperienziale presso Asia, a Bologna – permettono di sperimentarlo come evento insormontabile, presupposto di ogni dato sperimentale o teoria.

Il dato evolutivo non conferma la verità del dato evolutivo, solo la correttezza interna della teoria, mentre il suo valore di verità è un atto prima di tutto filosofico e interpretativo, da uno sguardo cosciente – inevitabilmente il mio. In sintesi, che la scienza abbia a che fare con “dati di fatto” e non con interpretazioni filosofiche, è già un’interpretazione filosofica.

È una mente in atteggiamento filosofico a convincersi della credibilità della teoria evolutiva, non la stessa teoria evolutiva. 

Un ultimo appunto sul tema del finalismo: piuttosto che vedere la coscienza come una pura contingenza (Telmo Pievani), una manifestazione dell’ordine intrinseco (Stuart Kauffman) o un’inevitabile necessità evolutiva (Vito Mancuso) possiamo portare l’attenzione sul fatto che i dati osservativi sulla contingenza, così come l’ordine o la causa finale, sono assunti e resi significativi a partire dal “punto prospettico” di cui sopra, questo stesso.

Vito Mancuso prende in considerazione questa evidenza, rivendicando la liceità di indagare sul significato dei dati sperimentali, e negando la possibilità di un abbandono radicale del punto di vista “antropocentrico”: è sempre questa coscienza umana a dare o negare significato alla coscienza umana.

A Telmo Pievani si potrebbe invece proporre un piccolo esperimento mentale: permanendo calato nella convinzione della "realtà" dell’origine contingente della propria coscienza, restando senza un significato essenziale ma solo con meccanismi funzionali e adattativi, perché impegnarsi tanto a dimostrare tutto questo (donandogli così, inevitabilmente e contraddittoriamente con le proprie posizioni, significato e valore)? 

Oppure, riprendendo il titolo di un suo noto ed ottimo testo: siamo “nati per credere”, oppure crediamo  (e diamo significato) al fatto che siamo “nati per credere”?

Ringrazio dello spazio concessomi, e attendo reazioni!

Roberto Ferrari – Centro Studi Asia