La fede non sia segno di forza

Il teologo Vito Mancuso sulle forme tradizionali di evangelizzazione.

Il pellegrinaggio, ad esempio.

 

di Aldo Bertagni

 

Tornerà tra i fedeli dopo ben 63 anni. Sei tappe e la prima è in agenda il prossimo 5 febbraio. La Madonna del Sasso tornerà dunque pellegrina come nel 1949, a guerra finita e ben oltre la semplice “discesa” a Locarno come capitò nel 2009.Già tre anni fa si comprese quanto è forte il legame mariano, quanto ancora sa trasmettere entusiasmo e valori. Per contro c’è chi sussurra (perché a dirlo anche solo a voce moderata si passa per “eretici”) che forse non è proprio questa la strada per ringiovanire il messaggio cristiano, l’evangelizzazione. Si sussurra nelle parrocchie e anche in alcuni ambienti clericali. La secolarizzazione è lì da vedere e sono tempi difficili per ogni diocesi europea. Lugano non fa eccezione. Se poi si considera la fase di transizione con il vescovo Pier Giacomo Grampa in attesa di un segnale dal Vaticano (se continuare o meno, dati i limiti d’età), non sono pochi gli elementi che indurrebbero a una riflessione pacata, non “esibita”. Cosa significa oggi portare tra la gente l’effigie mariana?

L’abbiamo chiesto a Vito Mancuso

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“La fede è credere come Gesù”

Le tre dimensioni di Gesù, il Vangelo di Marco e quello di Giovanni, la fede come libertà e amore

e non come obbedienza.

Intervista di Cooperazione a Vito Mancuso PDF


Per Papa Ratzinger il Gesù storico si trova solo nei Vangeli sinottici e negli altri testi canonizzati. Ci sono per lei scritti apocrifi che hanno un contenuto storico accettabile?

Oggi è opinione diffusa tra la gran parte dei teologi, degli esegeti e degli storici che, all’interno di quella trentina di testi che chiamiamo Vangeli apocrifi, almeno uno vada considerato storicamente attendibile. È il Vangelo cosiddetto di Tommaso.

Qual è il Vangelo canonico che ospita l’essenza del messaggio di Gesù?

È difficile dirlo, perché un conto è dire Gesù e un conto è dire Cristo, come ho sottolineato nella prima risposta. Posso dire che il Vangelo che parla di più di Gesù storico è il primo, quello di Marco, dove si ha un Gesù che parla poco e agisce tanto; che quando parla fa riferimento alla vita dei campi, agli esempi della vita dei pescatori, all’ambiente rurale della Galilea di quel tempo. Invece, il Vangelo che parla di più del Cristo è il quarto, quello di Giovanni, dove si ha un Gesù che parla tanto e agisce poco. Insomma, mentre nel Vangelo di Marco c’è il primato della prassi, in Giovanni c’è il primato della teoria. La grande scommessa del Cristianesimo è poter unire queste due dimensioni.

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Vito a Barzanò

Si è tenuto martedì 22 novembre a Barzanò, presso il palazzetto del Centro Paolo VI, l'incontro dal tema "Chi è Dio? Perché credere in Lui?", organizzato dall'Associazione BAC, Barzanò Arte e Cultura con la partecipazione del prof. Vito Mancuso.


 

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“Io e Dio Una guida dei perplessi” in libreria per Garzanti

 

«Ma che cos'è vero, alla fine, di questa vita che se ne va, nessuno sa dove? Rispondere a questa domanda significa parlare di Dio.» 

"Io e Dio" di Vito Mancuso ruota intorno a questa domanda: una domanda intima, personale, che però coinvolge l'intera umanità, e dunque ciascuno di noi. In questo senso, per ogni uomo che viene sulla terra, cristiano o no, la partita della vita è sempre tra io e Dio.

Tuttavia oggi tenere insieme un retto pensiero di Dio e un retto pensiero del mondo è molto difficile: così qualcuno sceglie Dio per disprezzo del mondo, qualcun' altro sceglie il mondo per noia di Dio, mentre molti non scelgono né l'uno né l'altro, forse perché non avvertono più quell'esigenza radicale dell'anima che qualcuno chiamava «fame e sete di giustizia». In pagine ricche di dottrina e di passione per la verità, Vito Mancuso spiega e condivide le ragioni della sua fede in Dio.
È un percorso in cui non mancano puntate polemiche, basato su un'ampia riflessione, che supera di slancio la strettoia tra due posizioni in apparenza contrapposte, che negano entrambe la nostra libertà individuale: da un lato l'autoritarismo delle gerarchie religiose, dall'altro uno scientismo ateo e semplicistico. 
Ma una civiltà senza religione, o con una religione senza cultura, argomenta Vito Mancuso, perde inevitabilmente la propria coesione interna, schiacciata su una sola dimensione, in balia di un egoismo molto prossimo al cinismo o alla disperazione. 
Io e Dio apre invece la strada verso una fede basata sull'amore e sul dialogo, sulla libertà e sulla giustizia. 

Rassegna stampa "Io e Dio"

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