Dimmi come preghi e ti dirò chi sei

Intimo o pubblico: il rapporto con il divino nei saggi di Heiler e di Florenskij tradotti in Italia 

RUSSIA-RELIGION-PATRIARCH

«“Pregava?”. “Sì, pregava sant’Antonio perché fa ritrovare gli oggetti smarriti”. “Per questo solo?”. “Anche per i suoi morti e per me”. “È sufficiente” disse il prete».

Così Montale ricorda in “Satura” la moglie scomparsa, ma ciò che per il poeta è minimalismo della preghiera, in realtà ne è la causa prima: il bisogno e gli affetti. Lo mostra alla perfezione il libro di Friedrich Heiler, lo studio più ampio finora condotto a livello mondiale sulla preghiera, pubblicato a Monaco di Baviera nel 1918 ma ancora insuperato quanto a documentazione e vigore speculativo, e oggi finalmente disponibile per il lettore italiano: La preghiera. Studio di storia e psicologia delle religioni, a cura di Martino Doni, Morcelliana, 912 fittissime pagine. Assai curioso che negli stessi giorni arrivi in libreria un altro grande testo del 1918 sul medesimo tema: La filosofia del culto di Pavel Florenskij, a cura di Natalino Valentini, San Paolo, 600 pagine, prima traduzione mondiale fuori dalla Russia. Matematico, filosofo, teologo, storico dell’arte, sacerdote, denominato “il Leonardo da Vinci russo” per la poliedrica genialità, Florenskij risulterà assai scomodo all’ateismo comunista che equiparava religione a ignoranza e per questo sarà deportato nel gulag delle isole Solovki ed eliminato l’8 dicembre 1937 in uno di quei crimini di massa detti “purghe staliniane” …

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Normalità e anormalità a confronto

Le riflessioni del teologo Vito Mancuso sul delicato tema – Un simposio interdisciplinare all'USI sviscererà la questione con numerosi esperti

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LUGANO – Ciò che oggi è inaccettabile, domani potrebbe diventare legittimo e normale. È così per un bel po' di cose: nell'ambito sociale il tabù del divorzio è stato sdoganato solo nel Novecento. E l'omosessuale era considerato perverso e/o malato dalla stragrande maggioranza dei nostri avi, mentre oggi solo un'esigua minoranza di persone lo pensa. Per non parlare dei pregiudizi razziali o culturali (gli ebrei ieri, i musulmani oggi) che dipingono una parte del corpo sociale come anomala (leggi: cattiva). Viceversa, la schiavitù che per secoli è stata considerata un fatto "naturale", oggi appare un'aberrazione, una cosa tutt'altro che "normale". Ma il concetto di normalità non sempre è chiaro, essendo altamente soggetto alle variazioni della storia, delle mode e dei costumi. Di questo tema intrigante si occuperà dalle 8.30 alle 16.15 del prossimo 7 ottobre un simposio all'Aula magna dell'USI. L'appuntamento fa parte di una serie di eventi per l'ottantesimo anniversario di Pro Infirmis Ticino e Moesano che lo ha organizzato con L'ideatorio dell'USI e il sostegno del Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI, Swisslos e Città di Lugano. Ma che cos'è, davvero, la normalità? Ne parleranno con alcuni autorevoli interlocutori.
 
Intervista al prof. Vito Mancuso di Carlo Silini:
 

Dici Vito Mancuso e pensi all'anima. Da quando questo teologo che ha fatto parlare parecchio di sè ha scritto "L'anima e il suo destino" per Raffaello Cortina Editore (correva l'anno 2007) il suo nome rimbalza tra i media italiani quando si affrontano temi spinosi (è un commentatore regolare su "la Repubblica"). Dossier guardacaso legati a tematiche che con la normalità o l'anormalità hanno spesso a che fare. "Il dolore innocente" (Mondadori, 2002), per esempio, già trattava il bruciante argomento della disabilità grave.

Professor Mancuso, e se cominciassi chiedendole una sua spiegazione del bel titolo del simposio di venerdì prossimo: "L'illusione della normalità"?

"È un titolo ad effetto che intende sottolineare la tendenza a non voler omologare una persona all'interno di schemi rigidi di normalità. Ma non penso che la normalità sia una illusione, penso sia una realtà che la mente umana stabilisce per orientarsi all'interno del reale, della natura e della cultura. È uno stabilire dei confini per non andare a sbattere. Tutto questo ha un fondamento biologico"…

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Ispirati dalla fede per costruire un mondo migliore

È il tema della Settimana mondiale del quaccherismo che si conclude il 9 ottobre. Un tempo per conoscere la tradizione e la spiritualità di un movimento nato nell’Inghilterra del Seicento.

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Testo di Marta D'Auria Riforma.it 4 ottobre 2016 [Link]

Dal 1 al 9 ottobre si celebra la Settimana mondiale del quaccherismo, il cui tema di quest’anno è «Ispirati dalla fede per costruire un mondo migliore». Sette giorni in cui le comunità presenti nelle più diverse latitudini e longitudini organizzano incontri pubblici, culti, attività intergenerazionali che hanno l’obiettivo di far conoscere la tradizione, la spiritualità e le azioni dei quaccheri nel mondo. I quaccheri (trascrizione fonetica dell’inglese quakers, dal verbo to quake, “tremare”), noti come «Società degli amici», sono un movimento nato nel Seicento in Inghilterra, negli anni della rivoluzione inglese in cui numerosi gruppi religiosi contestarono la religione ufficiale. Fondatore del movimento fu George Fox che propugnò la riforma carceraria, l’abolizione della schiavitù e la diffusione dell’istruzione elementare …

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Torino Spiritualità 2016, Mancuso e gli animali

Il prof. Vito Mancuso al Carignano ha chiuso il cerchio del Festival dell'anima; “Ci paragoniamo a oche o gufi, ma alla fine c'è sempre l'uomo”

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Intervista di Clara Caroli

“Parliamo degli animali per parlare di noi. Pensi al linguaggio. Diciamo: quella è un'oca, quella è una gallina, è un gufo, si pavoneggia, ingoia il rospo, sputa il rospo. Gli animali sono simboli che ci aiutano a capire tutta la contraddizione che portiamo dentro. Non ha caso veniamo da loro. Li utilizziamo per dire noi stessi e le varie possibilità. Alla fine è sempre di noi che parliamo”. A chiudere il cerchio dell'edizione 2016 di Torino spiritualità, che ha aperto il suo universo astratto a lupi e balene, insetti e uccelli, serpenti biblici, e primati, è stato l’incontro – “Dove inizia anthropos” del teologo Vito Mancuso, in dialogo con il divulgatore scientifico Francesco Cavalli Sforza. Si ritorna all'uomo, insomma, dopo aver tanto discusso di animali. 

Professor Mancuso la ha convinta il tema di quest'anno a Torino Spiritualità?

Un tema ineludibile, centrale per il nostro tempo. Il nome stesso animali rimanda ad anima. Uno dei limiti della tradizione occidentale è stato esattamente quello di ignorare questa grande connessione. Che un'avanguardia come Torino Spiritualità si occupi di questo, ricollegando la ricerca spirituale come dimensione animale, biologica, terrena e materiale, è un passo necessario …

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Quel patto segreto tra fede e dubbio che ci rende umani

In apparenza sono due concetti antitetici come ci ha insegnato certa dottrina. In realtà la prima può nascere solo dal secondo perché entrambi ci portano dal terreno della pura ragione al coraggio di scegliere 

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Comunemente si ritiene che fede e dubbio siano opposti, nel senso che chi ha fede non avrebbe dubbi e chi ha dubbi non avrebbe fede. Ma non è per nulla così. L’opposto del dubbio non è la fede, è il sapere: chi infatti sa con certezza come stanno le cose non ha dubbi, e neppure, ovviamente, ha bisogno di avere fede. Così per esempio affermava Carl Gustav Jung a proposito dell’oggetto per eccellenza su cui si ha o no fede: «Io non credo all’esistenza di Dio per fede: io so che Dio esiste» (da “Jung parla”, Adelphi, 1995). Chi invece non è giunto a un tale sapere dubita su come stiano effettivamente le cose, non solo su Dio ma anche sulle altre questioni decisive: avrà un senso questa vita, e se sì quale? La natura persegue un effettivo incremento della sua organizzazione? Quando diciamo “anima” nominiamo un fenomeno reale o solo un arcaico concetto metafisico? Il bene, la giustizia, la bellezza, esistono come qualcosa di oggettivo o sono solo provvisorie convenzioni? E dopo la morte, il viaggio continua o finisce per sempre? 

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L’Occidente condizionato da alcuni suoi versetti

Questa la replica del prof. Mancuso. A seguire nell'ordine: il primo articolo della prof. Rosanna Virgili e la successiva risposta alla replica

rublev_saint_paulPenso che abbia completamente sbagliato bersaglio la professoressa Rosanna Virgili nel criticare aspramente su 'Avvenire' del 1° settembre il mio articolo redazionalmente intitolato 'L’islam, il cristianesimo e la polemica sul burkini' apparso su Repubblica del 27 agosto scorso. L’obiettivo del mio contributo infatti non era in alcun modo l’esegesi e l’ermeneutica del controverso pensiero di san Paolo riguardo alle donne, quanto piuttosto una riflessione sulla differenza tra Occidente e Islam a partire da tre fatti inequivocabili: 1) che per secoli e secoli nel mondo occidentale e nel mondo islamico si è avuta una palese sottomissione della donna al potere maschile; 2) che oggi nel mondo occidentale quella sottomissione della donna non c’è più; 3) che l’abbigliamento è un chiaro indice di tale evoluzione, visto che prima le donne occidentali non mostravano gambe e braccia in pubblico e portavano il velo in chiesa, mentre oggi agiscono del tutto all’opposto …

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