Lugano 7.10.2016 – Il prof. Vito Mancuso interviene nell’ambito del simposio “L’illusione della normalità” simposio interdisciplinare organizzato da Pro Infirmis Ticino e Moesano in collaborazione con L'ideatorio dell'Università della Svizzera italiana –
La rosa dicembrina
Dicembre! Nel nostro giardino, su un ramoscello spoglio, tra le spine, è fiorita una rosa dal colore bianco tenero. Sui nudi petali, gocce di brina. Tutt'attorno, foglie marcescenti. (foto di Giordana).
Vangelo e Zen, la lettera di Natale di padre Luciano Mazzocchi
NATALE! “Vi annunzio una grande gioia…: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,10-12).
Il bambino potrebbe nascere durante il lungo viaggio da Nazareth a Betlemme, in un qualche luogo aspro, disabitato. Maria, così prevedendo, tesse le fasce e le portò con sé per avvolgere il corpicino del bambino nato dove non c'è nulla. Il bambino nacque in una stalla della campagna, e la madre lo fasciò e lo pose nella mangiatoia dove c'era il fieno per gli animali. Le fasce erano il frutto dell'attenzione e della cura di Maria, ma la mangiatoia fu una graziosa scoperta. Stava lì, vuota e dimenticata. Sembrava inutile, e invece fu subito molto utile. Fu necessaria. La provvidenza cosmica e umana l'avevano messa lì, all'insaputa di ogni perché. Quando una necessità è reale, questa ha la potenza di ciò che è reale, la potenza che trasforma le avversità in benefici. Fa scoprire nelle cose e nelle situazioni le segrete risposte d'aiuto che vi sono nascoste. Ma la necessità deve essere reale, come l'acqua per il disidratato. Se la necessità è qualcosa messo in scena, né l'occhio ha la potenza di scoprire, né le cose la potenza di mostrare. Maria vide nella paglia della greppia un soffice lettino per il suo bambino e la paglia rispose immediatamente. La grande provvidenza cosmica e quella piccola dell'uomo, senza saperlo, avevano composto un umile attrezzo che la necessità elevò a culla di Dio fatto uomo …
Intervista a Radio Oltre
La radio web dell'istituto dei ciechi Francesco Cavazza di Bologna
Il prof. Vito Mancuso è stato l'ospite della 144° puntata di R.O.C. intervistato sui temi dell'ultimo libro Il Coraggio di Essere Liberi (Garzanti) da Gennaro Iorio, professore di storia e filosofia al liceo scientifico Righi di Bologna. E' possibile riascoltare l'intervista alla pagina R.O.C. Puntata 144 con Vito Mancuso [Link]
Vito Mancuso a Utopia 500
Trento domenica 9 ottobre 2016 Auditorium S. Chiara; Vito Mancuso racconta, introdotto e in dialogo con Alberto Faustini, direttore dei quotidiani Trentino e Alto Adige, perché l'amore NON è un'utopia.
Intervista al Centro Studi Biblici di Montefano
Intervista al prof. Vito Mancuso sui temi trattai nel testo "Il coraggio di essere liberi" (Garzanti)
Filosofia e nuovi sentieri
La recensione di Paolo Calabrò su Filosofia e nuovi sentieri [Link]
“Fare teatro vuol dire vivere sul serio quello che la maggior parte della gente, di solito, recita male”. Il celebre aforisma di Eduardo De Filippo porta alla luce immediatamente la contraddizione insita nel ruolo dell’attore: l’ambiguità intrinseca connotata, da un lato, dal doversi calare una maschera sul volto per interpretare vite diverse dalla propria; dall’altro dall’autenticità di una forma d’arte – il teatro, appunto – che sola riesce a portare alla luce le radici più profonde e nascoste delle cose – azioni, pensieri, emozioni – che nutrono l’esistenza. È la stessa contraddizione di fondo della condizione umana: la quale ha bisogno, allo stesso tempo, tanto che l’individuo possa svilupparsi nel fertile silenzio della solitudine, quanto delle relazioni della persona con gli altri, ciascuna caratterizzata da un diverso approccio, un diverso intendimento, un diverso modo d’essere. Considerazioni che pongono contestualmente sia la domanda su dove si trovi la verità del soggetto, sia quella radicale sulla libertà dello stesso: quand’è che la persona è veramente libera? Nella clausura della propria interiorità senza vincoli, o nell’ambito delle costrizioni creategli dai suoi legami sociali?
Vito Mancuso, pensatore che non ha bisogno di presentazioni, di cui abbiamo già parlato volentieri, offre al pubblico una nuova riflessione, nel suo stile tipicamente a cavallo fra quello scientifico e quello divulgativo, rigoroso per necessità, rivolto a tutti per vocazione. Che oltretutto coniuga, come sempre, la speculazione classica della filosofia (a trecentosessanta gradi: dalla dialettica alla teodicea, dalla riflessione sul male a quella sul nichilismo) e quella sapienziale della teologia, con la lezione più recente delle scienze positive, in un intreccio salutare – organico e mai sincretico – scevro da secondi fini quanto dal bisogno di appartenenza (visibili in filigrana in tanta saggistica di settore). Una lettura che porta avanti la strada tracciata dall’autore con le sue numerose opere precedenti – al cui fondo c’è la consapevolezza che l’uomo ha di sé, che dovrebbe avere di sé, che aspira ad avere di sé – che induce il lettore (quasi si vorrebbe dire: “lo costringe”) a interrogarsi non sulla verità estrinseca di testi e opinioni autorevoli, ma su quella attuale della propria esperienza di sé e dell’incontro con la realtà. Un libro che, come ogni cosa buona, sa nutrire con la propria genuinità. Consigliato a tutti.
Paolo Calabrò, Filosofia e nuovi sentieri 7 dicembre 2016
Le interviste a Radio Radicale
La lettera di Natale 2016 del Centro di Accoglienza Ernesto Balducci
Restare umani oltre le paure
Vi scriviamo per condividere esperienze, riflessioni, interrogativi, stanchezze, delusioni, speranze; per ridire la possibilità della fede in Gesù di Nazareth come orientamento di fondo della vita vissuta nelle comunità e oltre ad esse.
LE RELAZIONI UMANE
La dimensione e l’esperienza che continuiamo a vivere e a sentire come fondamentali sono le relazioni con le persone: l’attenzione, l’ascolto, la condivisione, la reciprocità. Complessità, disponibilità, dolori, speranze di tante storie ci coinvolgono, ci addolorano, ci comunicano profondità e ricchezze; ci danno la forza interiore di riprenderci e di continuare perché in questo intreccio di relazioni percepiamo la presenza di Colui che ci ha proposto di riconoscerlo nelle persone, soprattutto in quelle che esprimono fragilità, debolezze, ferite, senso di esclusione e di abbandono. Solo riconoscendo le nostre fragilità, debolezze, stanchezze possiamo incontrare in modo veritiero quelle altrui che favoriscono in noi la verità profonda su noi stessi. Questa costante esperienza quotidiana è collocata nella storia delle nostre comunità locali dalle quali, a cerchi concentrici che si dilatano, si apre la dimensione planetaria di un’umanità e di un ecosistema sempre più interdipendenti …
Francesco e l’amore più forte della legge
«Far comprendere il mistero dell’amore di Dio», scrive papa Francesco nella lettera apostolica di chiusura dell’anno giubilare, ma il termine «mistero» lo si può, anzi lo si deve, applicare all’amore in quanto tale.
Amore? Perdono? In questo mondo dove tutto è calcolo, tecnica, prestazione; in questo mondo dove tutto risponde a una logica del legale, dell’utile, del redditizio, del necessario; in questo mondo dove sempre e comunque tutti devono pagare ogni cosa con il denaro ma ancor più con la libertà, il tempo, la vita; in questo mondo di forti, furbi, potenti e prepotenti, in questo mondo che così è e sempre così sarà, il compito della Chiesa, dichiara finalmente un Papa, è un altro: non di essere l’ennesima istituzione governata dal potere e dalla ricchezza, ma di essere “segno di contraddizione”, paradosso, scandalo, e così di rimandare a un altro stile e a un’altra possibile vita. È l’utopia della gratuità, del disinteresse, della generosità, della nobiltà d’animo: di tutto ciò a cui Francesco si riferisce dicendo «misericordia». Questa parola un po’ oleosa e consunta per il linguaggio contemporaneo, e che nessuno quasi usa più, acquista con lui un sapore nuovo e una freschezza inaspettata …
Utopie da Tommaso Moro al Web
E' possibile riascolatre la trasmissione sul pensiero di Tommaso Moro con la partecipazione del prof. Vito Mancuso seguendo il link sotto
Utopie da Tommaso Moro al Web [Link]
Libertà di culto e condanna dell’estremismo, sacerdozio femminile e vita comunitaria, negazione della fede come strumento di potere e motivo di guerra, idee di spiritualità e di politica che rinviano all’attualità.