Ho deciso di disattivare il mio account Twitter, dopo averlo usato per quasi dodici anni. Lo consultavo quasi quotidianamente, spesso anche più di una volta al giorno, per raccogliere notizie, leggere le opinioni di persone che stimo e mi interessano e in sostanza per avere una finestra sul mondo, essere aggiornato e in contatto con le cose che succedono. Ho sempre pensato che Twitter fosse uno strumento importante, almeno per me, non tanto per cinguettare, quanto per ascoltare i cinguettii degli altri …
Senza merito non c’è giustizia
Ora lo pretendiamo anche dalla politica
In seguito alla decisione del governo di rinominare il Ministero dell’Istruzione “Ministero dell’Istruzione e del Merito” si è immediatamente manifestata da parte di molti un’esplicita avversione al concetto di merito. Perché? Perché esso metterebbe in pericolo l’uguaglianza e la giustizia in quanto favorirebbe i più forti e i privilegiati, mentre l’uguaglianza e la giustizia hanno a cuore il bene di tutti, a partire dai più deboli e dagli svantaggiati. In realtà, a mio avviso, tale contrapposizione tra merito e giustizia non ha nessun fondamento. Anzi, è proprio la tutela del merito a promuovere davvero la giustizia, la quale consiste nel dare “a ciascuno il suo”, unicuique suum, come recita l’aurea massima del diritto romano, laddove questo “suo” è il corrispettivo del lavoro svolto, il quale non viene invece rispettato se a tutti viene assegnata la stessa misura a prescindere dal lavoro svolto. È come se alle Olimpiadi si desse a tutti la medaglia d’oro a prescindere dai risultati della competizione …
Educazione etica
pubblicato con il titolo ULTIMA CHIAMATA PER UNA VITA DAVVERO UMANA su
La Stampa del 6 ottobre 2022
I numerosi mali di cui soffre la nostra civiltà sono di una tale gravità da generare sconforto e considerare inevitabile la nostra decadenza. Io penso però che occorra reagire a questa rassegnazione interrogandosi sulla possibile terapia. Ne esiste una? Riflettendovi a lungo, sono giunto alla conclusione che essa possa scaturire solo da una capillare educazione finalizzata a valorizzare la nostra essenza specifica di esseri pensanti. Questo quindi occorre fare: riprogrammare totalmente l’offerta formativa della nostra società (dalle scuole materne all’università) in funzione “educativa”. Oggi invece le scuole danno spesso ai ragazzi cose di cui essi non hanno bisogno e trascurano gli strumenti vitali per la conoscenza di sé di cui hanno estrema necessità: è come se a un assetato nel deserto invece dell’acqua si desse una bussola. Ma qual è questa nostra “essenza specifica” su cui concentrare l’educazione?
Tutti ricordiamo questi versi di Dante: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Inferno, XXVI, 118-120). La nostra specifica essenza è l’armonia di conoscenza e di virtù. La conoscenza è forza dell’intelligenza orientata all’esattezza e alla verità; la virtù è forza della volontà orientata al bene e alla giustizia. La conoscenza produce operatività e progresso, la virtù un uso responsabile della conoscenza. Anzi, io penso che la si possa denominare proprio così: “responsabilità”, termine oggi più efficace di virtù. Conoscenza e responsabilità, dunque: ecco la nostra essenza specifica su cui far ruotare l’offerta formativa e generare vigili coscienze morali in grado di non soccombere di fronte ai mali del tempo e salvare “l’umano nell’uomo” (come avrebbe detto Vasilij Grossman) …
Vite che curano le nostre ferite
Vite che curano le nostre ferite [PDF]
Il senso compiuto della vita spirituale consisteva per Etty Hillesum nell’imparare a curare la propria ferita, cercando di diventare un balsamo per quella degli altri. In questa prospettiva è molto significativo il seguente confronto: a Parigi sotto occupazione nazista Jean-Paul Sartre, filosofo ateo, scrive: “Il conflitto è il senso originario dell’essere-per-altri”; ad Amsterdam sotto occupazione nazista Etty in quegli stessi giorni scrive: “Ormai si tratta semplicemente di essere buoni l’uno verso l’altro, con tutta la bontà di cui siamo capaci”. Appare così che la peculiarità dell’autentica fede in Dio è la generazione di amore.
Da Dio questa fede generatrice di amore si estende in Etty alla vita, alla natura, agli altri, e anche al proprio sé con il suo desiderio, il quale per lei, ben lungi dall’essere annullato o “rinnegato”, va coltivato e potenziato: “Essere fedeli nel senso più largo del termine, fedeli a se stessi, a Dio, ai propri momenti migliori”; e ancora: “Io vivo la vita sino in fondo, ma sento sempre più che ho delle responsabilità verso quelli che vorrei chiamare i miei talenti”. Ben lungi dall’essere alienazione e fuga dal reale, la fede di Etty è dedizione e immersione nel reale per riscattarlo dalla sua implacabile contraddizione; e ben lungi dal tendere allo spegnimento della propria personalità, è genuino e fattivo amore del proprio autentico sé …
Il valore del dono
Alba, 12 settembre 2022, in occasione del Premio Generosità per Maria Franca Ferrero, articolo pubblicato il giorno stesso su La Stampa.
Ferrero e il senso di donare agli altri [PDF] Il Valore del Dono [PDF]
Sento in me la necessità crescente di spiegare le parole, di ricondurre il pensiero agli elementi primordiali. Dopo la decostruzione del Novecento è il momento della ricostruzione, e i mattoni di tale impresa edile per ricostruire la fiducia della nostra mente nella vita sono le parole. Anche perché non è rimasto molto altro che ci unisce. Le parole sono il prodotto dell’impatto tra la vita e la mente, quindi rappresentano una genuina rivelazione della vita. Per questo noi, analizzandole, possiamo arrivare alle esperienze originarie della vita e così capirla un po’ meglio e interpretarla con più consapevolezza e più responsabilità.
Oggi celebriamo la signora Maria Franca Ferrero, una persona che ha fatto molti doni al suo territorio e ai suoi abitanti e che per questo riceve il Premio Gratitudine. Grazie a lei celebriamo anche il dono, la generosità che esso esprime, e la possibilità di essere migliori come esseri umani che tutto questo porta con sé. Il titolo assegnatomi dagli organizzatori per dare un contributo a questo evento è Il valore del dono, quindi io vorrei anzitutto analizzare la parola dono e la parola valore …
Il mondo ha sete di spiritualità
SPECIALE JESUS – MOLTE FEDI SOTTO LO STESSO CIELO
Nella gente c’è il rifiuto della religione tradizionale ma anche grande ricerca di etica e trascendenza, sostiene il teologo Vito Mancuso. Ed è ciò che la Chiesa dovrebbe offrire, a partire da una liturgia che favorisca la preghiera. Il cammino sinodale? «Le vere rivoluzioni vengono dell’alto».
Intervista di Vittoria Prisciandaro
Speciale Jesus [PDF] – Il mondo ha sete di Spiritualità [PDF]
Non insegna in un’università ecclesiastica, ha una solida formazione teologica, riesce a vivere dei suoi libri. È anche per questi tre fattori che probabilmente, quando si tratta di affrontare qualche argomento “delicato”, più di una persona passa la palla: «Chiedi a Vito Mancuso, può parlare con più libertà..». 60 anni, originario di Carate Brianza, genitori siciliani, il teologo che si definisce “post-cristiano” sarà ospite a “Molte fedi sotto lo stesso il cielo”. «Il cristianesimo è parte integrante di me e al contempo non è più l’unica spiritualità che definisce il mio credo, il mio agire, il mio pensare. Sto provando a sviluppare una spiritualità ecumenica universale».
Lei è un osservatore attento del mondo delle fedi. Cosa pensa del cantiere sinodale della Chiesa cattolica?
«Proprio per la mia posizione, ho un po’ di pudore a prendere la parola, sono con un piede dentro e uno fuori. Credo che si possa parlare fruttuosamente della Chiesa solo se, insieme, si parla del mondo. L’unione “Chiesa-mondo” è strutturale soprattutto per il cattolicesimo, che non a caso almeno dal IV secolo ha pensato se stesso non sulla base della spiritualità o dell’etica, ma del diritto. Basta guardare l’organizzazione della Chiesa a tutti i livelli, il diritto romano è la base del diritto canonico. Insomma la Chiesa non può pensare se stessa a prescindere dal mondo».
Un mondo che è senza religione…
«Ma anche palesemente alla ricerca di una spiritualità. Ci troviamo al cospetto di questa dialettica: il mondo occidentale rifiuta la religione tradizionale in cui si è configurato, sia nella forma cattolica sia in quella protestante, ma è alla ricerca di un’etica, e non c’è etica senza spiritualità. Per questo la Chiesa, secondo me, per il bene di sé e del mondo, deve avere la spiritualità come prima preoccupazione. Penso al cardinale Carlo Maria Martini, da cui ho imparato che alla base di tutto vi è la dimensione contemplativa della vita. In questo discorso è prioritario che la liturgia favorisca la preghiera. Lo dico perché durante la Messa ho l’impressione che ben poche persone preghino. Paradossalmente per pregare in chiesa vi devi andare quando non c’è la Messa» …
Esperienze di eternità
ASSISI, IL CORTILE DI FRANCESCO sabato 3 settembre 2022
Vito Mancuso filosofo-teologo «ESPERIENZE DI ETERNITÀ», introduzione di Mariano Borgognoni, giornalista.
Carlo Maria Martini La Forza delle Virtù
Per dare il meglio di sé
Con la prefazione di Vito Mancuso
«A dieci anni della morte, esce in libreria e sugli store di vendita online, il libro con le riflessioni di Carlo Maria Martini sulle virtù, compagne di viaggio quotidiane anche per gli uomini e le donne del nostro tempo. Sempre attento alla sapienza della Scrittura e degli insegnamenti evangelici, esorta a scoprire (e vivere) la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, la fede, la speranza e la carità per affinare giorno dopo giorno la nostra umanità. Da queste pagine emerge così il segreto di un’esistenza piena e felice, alla scuola del Vangelo».
Carlo Maria Martini, con il suo stile inconfondibile, spiega il contenuto delle virtù, compagne di viaggio quotidiane anche per gli uomini e le donne del nostro tempo. Sempre attento alla sapienza della Scrittura e degli insegnamenti evangelici, esorta a scoprire (e vivere) la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, la fede, la speranza e la carità per affinare giorno dopo giorno la nostra umanità. Da queste pagine emerge così il segreto di un'esistenza piena e felice, alla scuola del Vangelo. «L'obiettivo perseguito da Martini nel trattare la forza delle virtù, come recita il titolo di questo prezioso piccolo saggio, è questo: essere migliori rispetto a se stessi, migliori come esseri umani, del tutto a prescindere da rapporti di supremazia sugli altri. La partita non è esteriore, ma interiore». (dalla Prefazione di Vito Mancuso)
Editore: TS – Terra Santa, anno edizione: 2022 in commercio dal 26 agosto 2022 Pagine: 128 p., Rilegato EAN: 9791254710630
Estratto dalla prefazione a
Carlo Maria Martini, La forza delle virtù.
Per dare il meglio di sé
pubblicato su La Stampa del 26.08.2022
Il credo del Cardinal Martini “Vorrei individui pensanti”.
Nel nome della virtù
Estratto Prefazione Martini [PDF] Prima Pagina La Stampa 26.8.22
Estratto prefazione [PDF1] Estratto prefazione [PDF2]
“Mi angustiano le persone che non pensano, che sono in balia degli eventi. Vorrei individui pensanti. Questo è l’importante. Soltanto allora si porrà la questione se siano credenti o non credenti”. Proseguiva: “Chi riflette sarà guidato nel suo cammino”. Così Carlo Maria Martini dichiarava al confratello gesuita Georg Sporschill durante una delle loro conversazioni notturne a Gerusalemme nel 2007. Ed è proprio per onorare il pensiero che io scrivo questa mia prefazione a questo suo libro sulle virtù, uscito originariamente nel 1993 ma che si può considerare quasi una novità editoriale essendo stato allora pubblicato dalla cooperativa cattolica milanese In dialogo e rimasto per lo più nei circuiti diocesani. Onorare il pensiero significa non solo far emergere il valore del libro ma anche presentare alcune osservazioni critiche scaturite dalla lettura, come farò io in questo scritto, sicuro che Martini avrebbe gradito tale procedimento alla luce del motto episcopale che aveva scelto, “pro veritate adversa diligere”, un detto di Gregorio Magno che letteralmente significa “per amore della verità amare le cose avverse” e che egli amava tradurre “essere contento delle contraddizioni”.
Nella frase riportata all’inizio Martini afferma che prima viene il pensiero e solo dopo la fede. Questo significa che egli intendeva la fede non tanto come accettazione di un insieme di dottrine stabilite nel passato da altri a cui bisogna obbedire senza pensare, ma piuttosto come una particolare disposizione del pensiero. Fede, quindi, non tanto come fides quae creditur, quanto piuttosto come fides qua creditur: non tanto cioè come confessione di dottrine e di dogmi, quanto piuttosto come atteggiamento della mente e del cuore. La fede in questa prospettiva è quella disposizione che porta la mente non a voler capire un fenomeno (questo è il compito della ragione), ma a contribuire a farlo crescere e fruttificare, vale a dire quella disposizione che sa dire alle situazioni e alle persone “io credo in te”, “mi fido di te”, facendo sì che ognuno dia il meglio di sé; la fede, insomma, come lievito evangelico. Per quanto mi riguarda, posso dire che Martini in un momento delicato della mia esistenza mi fece sperimentare sulla mia persona questa preziosa fede fiduciale …
L’arte di vivere da esseri umani
L'arte di vivere da esseri umani [PDF]
Di ritorno da una settimana di esercizi spirituali in un convento trentino, l’impatto con il mondo reale non poteva essere più aspro. In quel convento, guidati da un padre cappuccino svizzero e dalle mie meditazioni filosofico-teologiche, erano convenute una quarantina di persone dalla Svizzera e da tutta Italia, da Catania a Bolzano, da Torino a Trieste. Immaginate persone che non si conoscono tra loro e che però, avendo una finalità comune, iniziano a guardarsi con fiducia e giorno dopo giorno, nel raccoglimento e negli scambi di esperienze, sentono di condividere qualcosa, di essere sulla medesima strada, di soffrire per le stesse paure, di coltivare le stesse speranze, e vedono sorgere sentimenti di reciproca simpatia e persino di unione. Si pranza e si cena in silenzio, sempre in silenzio si cammina attorno al chiostro e nei corridoi e nel giardino del convento, si sta seduti nella sala di meditazione, alcuni sulla sedia, i più sui cuscini nella classica forma orientale detta “posizione del loto”, si pregano i salmi, si cantano le antifone mariane della tradizione come Salve Regina e Regina coeli, si riceve la benedizione serale di padre Andrea. Soprattutto si coltiva l’arte del respiro e il controllo della mente. Ci si rilassa. Ma mano che si impara a respirare consapevolmente, si impara a riconoscere i trucchi della mente, le sue ansie e le sue menzogne (perché la mente “mente”) e si comprende che vivere è un’arte che va appresa, che bisogna imparare a vivere, che non è per nulla scontato saper vivere da esseri umani …
La sua fede era l’illuminismo
La sua fede era l'illuminismo [PDF]
Eugenio Scalfari ha sempre rimarcato non solo l’assenza in lui della fede, ma anche del desiderio di cercarla: “Io non ho la fede nell’oltremondo e non la cerco”. Intitolò l’autobiografia del 2008 L’uomo che non credeva in Dio volendo consegnarsi alla storia proprio alla luce della non-fede. Tuttavia è impossibile parlare di lui e dei suoi ultimi anni senza analizzare il suo rapporto con papa Francesco. Non è facile comprendere cosa abbia portato il figlio spirituale dell’Illuminismo francese, colui che fu tra i fondatori del Partito radicale, sostenitore delle leggi su divorzio e aborto, a cercare un dialogo costante con un Papa e a parlarne in continuazione nei suoi editoriali. Fu la curiosità del giornalista? La sfida al pensiero dell’intellettuale? Il bisogno di spiritualità che più o meno intensamente si affaccia in ogni vita al tramonto? Scalfari da giovane avrebbe avuto lo stesso atteggiamento verso il gesuita Jorge Mario Bergoglio? Di certo non l’ebbe verso tutti gli altri Papi …