Profondo Umano

Vito Mancuso ospite a Profondo Umano: «Recuperiamo ideali e senso del dovere»

Profondo Umano

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Il prof. Vito Mancuso, giovedì 12 settembre 2024, è stato al teatro Giorgio Busca di Alba (CU) con la conferenza dal titolo: «Come risacralizzare il cosmo. La scomparsa e la rinascita dei riti»,incontro nell’ambito del Festival Profondo Umano, della corale Intonando.

È ancora possibile recuperare la forza del rito, oppure questa dimensione può dirsi scomparsa?

«Una distinzione preliminare: a livello soggettivo, il vissuto cambia se abitiamo in una grande città o in una zona di campagna, al Nord oppure al Sud, perché il contesto culturale e sociale incide in maniera profonda sulle nostre percezioni. Fatta questa premessa, è indubbio che il paradigma che per secoli ha gestito la ritualità delle persone ha smesso di funzionare. Con paradigma mi riferisco a una parola che si impone alla coscienza, un dettame a cui le persone obbediscono in maniera più o meno conscia. Solo se esistono queste condizioni è possibile avviare un processo di ritualizzazione. Il rito accade di fronte all'obbedienza della mente. Prendiamo i tifosi della domenica, gli ultras della curva: la fede calcistica non si mette in discussione. Il rito presuppone una fede forte, assoluta, che induce la persona a mettere da parte la propria personale opinione per aderire all'immagine proposta dalla collettività. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a una palese estinzione della religione tradizionale, paradigma dominante per secoli nelle nostre società. La ritualità, di conseguenza, è venuta meno» …

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Consapevolmente Uomo

Andrea Schnöller Storia e vita di una maestro di meditazione

Presentazione a Torino Spiritualità sabato 28 settembre 2024 nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale alle ore 16:30  «Chi tace non sbaglia» incontro con Andrea Schnöller, Maciej Bielawski, Vito Mancuso e Franco Stefanoni. Il libro è a cura di Maciej Bielawski e Franco Stefanoni in dialogo con Vito Mancuso.

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«Per chi lo ha conosciuto è una persona tenace, umile, appassionata. Potremmo forse dire: pura, autentica. In questo libro dieci testimonianze provano a descrivere il valore umano e spirituale di padre Andrea Schnöller, frate, insegnante di meditazione e riferimento per una comunità di compagni di strada. Una vita, la sua, semplice e al contempo straordinaria, che come fine ultimo ha avuto quello di preparare l’uomo all’accoglienza: verso gli altri ma prima ancora verso se stessi. 

Ascoltarci, dunque, raggiungere la consapevolezza di noi, che si creda in Dio oppure no. Qualunque sia la cultura di provenienza, il punto di vista religioso o laico, se ne raccontano qui le idee, le gioie, gli incontri, i dubbi, le sorprese e le delusioni. Un padre poliedrico ma discreto, refrattario alla notorietà. La pratica del silenzio, il rispetto del prossimo. Dieci capitoli per un viaggio lungo un’esistenza intera: la fanciullezza, il noviziato, il santuario di Madonna del Sasso. Poi il Sessantotto, il Concilio Vaticano II. La relazione con le gerarchie ecclesiastiche. Il cristianesimo, il buddhismo, l’induismo. L’inesauribile itinerare tra l’Italia e la Svizzera, lo yoga, la musica di Bach, il lavoro editoriale, soprattutto l’avventura del centro di Condino. Sempre cercando di ascoltare, per dirla con lui, non solo la nostra parola ma anche il nostro respiro. Rivolto a chi cerca di capire, chi pensa si sapere, o si è sentito smarrito». 

Andrea Schnöller è un frate francescano della provincia cappuccina svizzera. Risiede al Santuario della Madonna del Sasso sopra Locarno, dove, nel periodo invernale, tiene corsi regolari di meditazione serale. Ordinato sacerdote, ha compiuto studi di giornalismo all’Università Cattolica di Milano. Franco Stefanoni, saggista e giornalista del Corriere della Sera, Milano. Maciej Bielawski, docente all’Università degli studi di Verona, studioso di spiritualità e scrittore, Verona.

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Tutto cambia, quindi c’è speranza

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È possibile in questo mondo di cui avvertiamo il continuo e destabilizzante cambiamento coltivare la speranza? In particolare la speranza che qualcosa non cambi, ma rimanga stabile e divenga il punto di appoggio dell’esistenza? A questa domanda rispondo di sì, e lo faccio sulla base di due argomentazioni, la prima basata sulla logica, la seconda sull’etica.

Dal punto di vista logico l’affermazione “tutto cambia” o è falsa o è vera. Se è falsa, allora in realtà qualcosa non cambia; se è vera, allora la frase “tutto cambia” sarà sempre tale da dire la verità e quindi non cambierà. In entrambi i casi dire “tutto cambia” dimostra il non-cambiamento di qualcosa. Il che attesta la possibilità della nostra mente di raggiungere una dimensione non soggetta al cambiamento, di partecipare cioè a una dimensione più alta, priva di mutamento, tale da schiudere eterne verità. È quanto sperimentato anche da musicisti (Bach, Mozart, Beethoven) e da scienziati (Bohr, Heisenberg, Schrödinger). Da violinista dilettante qual era Einstein sintetizzò in sé le due dimensioni, e di lui si racconta che una sera del 1929 a Berlino, al termine di un concerto del grande virtuoso Yehudi Menhuin, si recò nel camerino e gli disse: “Ora io so che c’è un Dio in cielo”. Non per questo Einstein si convertì al Dio biblico, visto che rimase sempre dell’idea di Spinoza che identifica Dio e Natura (Deus sive Natura), ma è chiaro che grazie alla musica ebbe un’esperienza di trascendenza, ovvero di una dimensione dell’essere non soggetto al cambiamento …

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La felicità contro la superficialità

Vito Mancuso a Trentino d'Autore

L'ultimo libro del teologo affronta la costante battaglia contro l’egocentrismo. L’intervista al prof. Vito Mancuso di Stefania Santoni per “Il T quotidiano”

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Il T Quotidiano  PDF

Vito Mancuso filosofo italiano, intreccia spiritualità e razionalità per dare senso al mistero dell'esistenza. In Non ti manchi mai la gioia invita a coltivare la felicita come resistenza contro la superficialita, riscoprendo la bellezza nelle piccole cose. Riflessione centrale è l'acqua, simbolo del fluire della vita che modella l’esistenza come fa con le rocce di un flume. L'acqua racchiude la memoria della creazione, rappresentando il divenire continuo che ci guida verso la gioia nutrimento dell'anima. Di questo e molto altro Mancuso parlerà venerdì 6 settembre alle 17.30 a Comano Terme in occasione della rassegna Trentino d’autore.

Mancuso, in «Non ti manchi mai la gioia» lei descrive i momenti di stallo come situazioni in cui ci sentiamo incapaci di avanzare. In che modo possiamo affrontare questi momenti?

«Non c'è nulla di buono senza la chiarezza mentale che nasce dalla conoscenza. Per affrontare i momenti blocco serve saperli riconoscere: conoscere un problema non basta per risolverlo, ma ignoralo lo aggrava quindi è essenziale prenderne coscienza. Per capire, bisogna prima capirsi. E per capirsi, è necessario ritagliarsi momenti di silenzio isolamento e solitudine, condizioni in cui anziché ascoltare gli altri, ascoltiamo noi stessi. Solo così роssiamo реrсерire il disagio e andare in profondità» … 

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Se il demonio è nelle mura di casa

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Se il demonio è nelle mura di casa [PDF]

 

 

C'è una frase di Balzac in Papà Goriot che dice così: “Quando sono diventato padre, allora ho capito Dio”. Ciò che è avvenuto ieri alle porte di Milano può essere interpretato come l'esatto contrario: come la comprensione del Diavolo. Che esista o no personalmente il Principe delle tenebre (io propendo per il no), di certo esiste il fenomeno che ne ha generato l’immagine nella mente di pressoché tutte le civiltà umane, cioè la terribile capacità di male dell’essere umano denominabile “diabolicità” …

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Capisco Martina il corpo tortura

In primo piano

Secondo il teologo, la donna triestina di 49 anni, tetraplegica, ha ragione. Ha denunciato l'azienda sanitaria dopo i no al suicidio medicalmente assistito.

Intervista di Valeria Pace a Vito Mancuso 

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Rispettare la sacralità della vita, compito che ogni persona di retta coscienza deve sentire come proprio, significa rispettare la sacralità della libertà, che è il luogo dove il vivere si manifesta nel modo più intenso. Il filosofo e teologo Vito Mancuso non ha dubbi, è d'accordo con Martina Oppelli, l'architetta triestina di 49 anni resa tetraplegica dalla sclerosi multipla che chiede di poter accedere al suicidio medicalmente assistito, e dopo i ripetuti dinieghi ha scelto di denunciare l'azienda sanitaria (Asugi) per tortura … 

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L’eterna ricerca di Dio

Intervista al prof. Vito Mancuso di Laura Solieri per La Gazzetta di Modena

 

«Superata la religione autoritaria, l'uomo guarda al Divino con la spiritualità»

 

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L'eterna ricerca di Dio [PDF]

 

Modena; sabato 31 agosto 2024, alle ore 21 alla Festa dell'Unità di Modena (Agora Matteotti) si terrà l'incontro "Dov'è finito Dio? Il ritorno della spiritualità nella crisi delle Chiese” che vedrà dialogare il saggista Vito Mancuso, con Massimo Mezzetti (sindaco di Modena e Brunetto Salvarani (saggista) intorno a quello che è un quesito onnipresente nella storia del pensiero umano.

Mancuso, probabilmente molti, in questo periodo storico, si chiedono dove sia finito Dio. Secondo lei è una domanda giusta?

«È una domanda giusta e necessaria: fino a quando gli esseri umani si porranno la domanda su Dio e il divino, mostreranno di continuare a pensare, a riflettere. Piuttosto, rivela la sua precarietà la modalità mediante cui la domanda viene posta: cosa presuppone essa? La manifestazione tangibile di Dio nella storia, che è sostanzialmente il racconto biblico. La mente occidentale cresciuta da 2000 anni a questa parte sulla base della rivelazione ebraica e cristiana, ritiene che Dio sia il Dio della natura e della storia e quindi, per questo, si chiede dove sia finito» …

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La nazionalità non fa i cittadini. I popoli nascono dalla cultura.

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Nessuno Stato può "fare" esseri umani affermando la propria ideologia. Solo i regimi autoritari hanno sostenuto la coincidenza tra Stato e nazione

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“Fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani”, si dice che dichiarò Massimo D’Azeglio all’indomani della proclamazione dello Stato unitario nel 1861. Da allora il processo del “fare” gli italiani non è mai terminato e giustamente la politica in questi giorni sta discutendo sulla sorgente che conferisce a un essere umano lo stato giuridico di cittadino italiano. Il tema è urgente, anzi improcrastinabile, sia perché direttamente riguarda molte persone che vivono in Italia che non sono cittadini italiani e lo vorrebbero essere, sia perché indirettamente riguarda tutti gli attuali cittadini italiani in quanto chiarificatore (in questi tempi così confusi) della loro identità. Cosa significa essere cittadini italiani? In che modo “si fanno” gli italiani? Per essere un cittadino italiano è necessario essere di nazionalità italiana? Qual è il rapporto tra cittadinanza e nazionalità?

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Spiritualità

La sopravvivenza della nostra civiltà è a rischio: la crisi della fede non è che un sintomo. L'assenza di fede e speranza nuoce enormemente alla salute mentale dei ragazzi

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L’arcivescovo di Torino ha scritto qualche giorno fa su questo giornale: “La scarsa adesione dei giovani all’esperienza cristiana mi fa pensare che la Chiesa oggi non è più percepita come risorsa spirituale”. Duemila anni fa Plutarco, storico, filosofo e sacerdote del tempio di Delfi, si chiedeva: “Perché sono deserti i templi degli Dei?”. Con parole diverse è la medesima constatazione. Altrove Plutarco aveva riferito dell’urlo straziante che annunciava al mondo la morte del dio Pan, il più pagano degli Dei, quindi la morte del paganesimo, constatando il lento ma inarrestabile declino della civiltà classica: aveva visto bene, perché quattro secoli dopo il declino sarebbe culminato nelle invasioni barbariche e nell’insediamento di un’altra civiltà …

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Meno Cristianesimo più spiritualità

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La risposta del prof. Vito Mancuso all’arcivescovo Repole: a un mondo che cerca unità dialogo e pluralismo propone quell’eclusivismo teologico che nei secoli ha prodotto persecuzioni e guerre

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Una frase dell’arcivescovo di Torino Roberto Repole (in un articolo per l’ultimo numero della rivista “Vita e Pensiero” parzialmente pubblicato ieri nelle cronache torinesi di questo giornale) ha destato in me dapprima curiosità e poi preoccupazione. Ecco le sue parole, che concludono l’articolo: “Io sono cristiano perché credo fermissimamente ciò che dice Pietro nel libro degli Atti: che non c’è nessun altro nome in cui c'è salvezza, se non Gesù Cristo. Chiedo perdono, ma per meno di questo io non riuscirei a essere cristiano”. In sé nulla di nuovo, solo la ripetizione dell’annuncio cristiano come prosegue da duemila anni. Ma perché allora quello strano inciso “chiedo perdono”? A chi? E di che cosa? In realtà, dietro la ripetizione della prospettiva tradizionale c’è la consapevolezza di un problema diventato rovente ai nostri giorni e che si può esprimere così: davvero non esiste altro nome se non quello di Gesù per la salvezza degli esseri umani? Davvero si salvano (qualunque cosa voglia dire “salvarsi”) solo i cristiani? Davvero tutti coloro che non si appellano al nome di Gesù, e che sono la maggioranza dell’umanità nel passato nel presente e nel futuro, sono esclusi dalla salvezza? Davvero Dio rifiuta di salvare chi lo prega rivolgendosi a lui nel nome di altri? O chi non lo prega ma pratica la vita spirituale, come per esempio i buddhisti e i jainisti? O addirittura chi lo nega ma serve il bene con un’irreprensibile condotta morale lottando contro le ingiustizie e le disuguaglianze? …

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