L’Etica come architettura sociale

Giudizio

Etica come architettura sociale [PDF]

Definisco l’etica “architettura sociale” perché ritengo che senza un'etica condivisa non si possa dare un'effettiva società, ma solo una massa più o meno informe di individui. Società viene dal latino societas e rimanda a socius, e noi ci dobbiamo chiedere che cosa rende soci tra di loro gli esseri umani così da formare un'effettiva societas. Una prima risposta è l'economia, e infatti si hanno al riguardo una serie di aggregazioni umane di tipo economico dette per l'appunto società: società per azioni, a responsabilità limitata o di altro tipo ma comunque società. Queste società basate sull'interesse economico possono essere molto stabili, ma è ovvio che non sono tali da poter generare una società nel senso civile del termine, perché l'interesse degli uni è spesso in naturale concorrenza con l'interesse degli altri. Dal punto di vista del livello sociale hanno più valore performativo la politica e la religione, le quali già nel loro nome contengono la dimensione sociale: politica deriva da polis, città; e religione da religio che contiene la radice “lg” da cui logica, legame, legge, le quali sono la base della relazione e quindi della società. Oggi però tutti noi vediamo quanto la politica e la religione siano ben lungi dal poter generare un reale tessuto sociale. Si impone allora la domanda: dove ritrovare il fondamento del nostro vivere insieme, del nostro essere o poter essere una società? …

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La Terra Santa dei Credenti e dei Perplessi

A grande richiesta ritorna

LA TERRA SANTA DEI CREDENTI E DEI PERPLESSI in ISRAELE dal 06 al 13 FEBBRAIO 2023;

un viaggio con il teologo e filosofo Vito Mancuso pensato per aprire la mente e il cuore; rivolto ai credenti, ai curiosi e ai perplessi. Iscrizioni al link indicato sotto.

Prenotazioni al sito Geaway [Link]

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La Terra Santa non è santa per tutti allo stesso modo. Per alcuni lo è per la fede, per altri per la cultura, per altri per la storia e la politica, per altri ancora lo è tanto quanto altri luoghi sacri dell’umanità. Questo viaggio è pensato per tutte queste disposizioni della mente e del cuore verso l’antichissima terra di Israele: si rivolge sia a chi vuole conoscere le radici storico-geografiche della propria fede, sia a chi ha un approccio solo culturale verso la culla della spiritualità occidentale. Si rivolge ai credenti che non hanno paura del dubbio e ai non credenti che non hanno paura della certezza, ovvero a quelle persone che coltivano l’atteggiamento spirituale della ricerca.

Non è né un pellegrinaggio parrocchiale, né un generico viaggio turistico: è piuttosto un viaggio esteriore che ha la finalità di trasformarsi anche in un viaggio interiore, in quella “terra santa” che ognuno custodisce dentro di sé, il cui risveglio costituisce la condizione essenziale per visitare la Terra Santa per quello che essa effettivamente intende rappresentare.

Il deserto, le oasi, il Mar Morto: ovvero la primordialità primitiva degli elementi naturali. Il Muro del pianto, il Monte Sion, la Città di Davide: ovvero i luoghi sacri dell’ebraismo. Nazaret, il Monte degli Ulivi, il Santo Sepolcro: ovvero i luoghi sacri del cristianesimo. La Spianata delle Moschee, la Cupola d’oro, la Cupola dell’Ascensione: ovvero i luoghi sacri dell’islam. Lo Yad Vashem: ovvero la sacra memoria della storia del ‘900. Natura, storia religiosa e storia politica si fondono in un’unica totalizzante esperienza alla ricerca di sé, delle proprie radici e delle proprie inquietudini.  (Vito Mancuso)

La guida culturale e spirituale sarà il teologo e filosofo Vito Mancuso. La guida turistica in loco sarà la signora Ornat Morag.  L’accompagnatore tecnico-culturale di GeaWay Tour Operator sarà Anita Kuhta.

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Etica per giorni difficili

in libreria per Garzanti martedì 8 novembre 2022

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La sensazione più diffusa, in questi giorni difficili, è di smarrimento: viviamo in balia di un consumismo sempre più sfrenato, della paura suscitata da una guerra vicina e assurda, di una crescente incertezza del futuro. Avvertiamo il naturale bisogno di trovare un punto fermo su cui poter fare affidamento, ma al contempo constatiamo come a vincere e prosperare, attorno a noi, sia non di rado l’immoralità. Perché quindi il bene dovrebbe essere preferito al male, se questo risulta più conveniente e piacevole? Aiutandoci a fare chiarezza nel nostro intimo, con questo libro coraggioso e controcorrente Vito Mancuso ingaggia prima un ideale corpo a corpo con il più radicale tra i suoi nemici filosofici, Nietzsche, e poi ci guida, per mezzo di insegnamenti concreti e attraverso la pratica quotidiana dell’agire morale, verso la risoluzione dei tormenti, dubbi e conflitti che attanagliano le coscienze. Perché è solo ritrovando un’etica condivisa, e rinnovando il legame che ci unisce in quanto esseri umani, che le nostre ferite potranno finalmente essere rimarginate. La posta in gioco è altissima: chiamati a invertire la rotta di questa «nave dei folli» in cui si è trasformata la società, dall’esito delle nostre scelte dipenderanno il futuro del pianeta e le sorti delle generazioni future.
ISBN: 8811814669 Casa Editrice: Garzanti Pagine: 256 Data di uscita: 08-11-2022

Recensione Mauro Ceruti Sole 24 Ore [PDF]

Recensione Marina Valensise Il Messaggero [PDF]

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Il mio addio a Twitter contro Musk il prepotente

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Addio a Twitter [PDF]

Ho deciso di disattivare il mio account Twitter, dopo averlo usato per quasi dodici anni. Lo consultavo quasi quotidianamente, spesso anche più di una volta al giorno, per raccogliere notizie, leggere le opinioni di persone che stimo e mi interessano e in sostanza per avere una finestra sul mondo, essere aggiornato e in contatto con le cose che succedono. Ho sempre pensato che Twitter fosse uno strumento importante, almeno per me, non tanto per cinguettare, quanto per ascoltare i cinguettii degli altri …

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Senza merito non c’è giustizia

Ora lo pretendiamo anche dalla politica

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Merito e giustizia (PDF)

In seguito alla decisione del governo di rinominare il Ministero dell’Istruzione “Ministero dell’Istruzione e del Merito” si è immediatamente manifestata da parte di molti un’esplicita avversione al concetto di merito. Perché? Perché esso metterebbe in pericolo l’uguaglianza e la giustizia in quanto favorirebbe i più forti e i privilegiati, mentre l’uguaglianza e la giustizia hanno a cuore il bene di tutti, a partire dai più deboli e dagli svantaggiati. In realtà, a mio avviso, tale contrapposizione tra merito e giustizia non ha nessun fondamento. Anzi, è proprio la tutela del merito a promuovere davvero la giustizia, la quale consiste nel dare “a ciascuno il suo”, unicuique suum, come recita l’aurea massima del diritto romano, laddove questo “suo” è il corrispettivo del lavoro svolto, il quale non viene invece rispettato se a tutti viene assegnata la stessa misura a prescindere dal lavoro svolto. È come se alle Olimpiadi si desse a tutti la medaglia d’oro a prescindere dai risultati della competizione … 

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Educazione etica

pubblicato con il titolo ULTIMA CHIAMATA PER UNA VITA DAVVERO UMANA su
La Stampa del 6 ottobre 2022

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Educazione etica [PDF]

I numerosi mali di cui soffre la nostra civiltà sono di una tale gravità da generare sconforto e considerare inevitabile la nostra decadenza. Io penso però che occorra reagire a questa rassegnazione interrogandosi sulla possibile terapia. Ne esiste una? Riflettendovi a lungo, sono giunto alla conclusione che essa possa scaturire solo da una capillare educazione finalizzata a valorizzare la nostra essenza specifica di esseri pensanti. Questo quindi occorre fare: riprogrammare totalmente l’offerta formativa della nostra società (dalle scuole materne all’università) in funzione “educativa”. Oggi invece le scuole danno spesso ai ragazzi cose di cui essi non hanno bisogno e trascurano gli strumenti vitali per la conoscenza di sé di cui hanno estrema necessità: è come se a un assetato nel deserto invece dell’acqua si desse una bussola. Ma qual è questa nostra “essenza specifica” su cui concentrare l’educazione?
Tutti ricordiamo questi versi di Dante: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Inferno, XXVI, 118-120). La nostra specifica essenza è l’armonia di conoscenza e di virtù. La conoscenza è forza dell’intelligenza orientata all’esattezza e alla verità; la virtù è forza della volontà orientata al bene e alla giustizia. La conoscenza produce operatività e progresso, la virtù un uso responsabile della conoscenza. Anzi, io penso che la si possa denominare proprio così: “responsabilità”, termine oggi più efficace di virtù. Conoscenza e responsabilità, dunque: ecco la nostra essenza specifica su cui far ruotare l’offerta formativa e generare vigili coscienze morali in grado di non soccombere di fronte ai mali del tempo e salvare “l’umano nell’uomo” (come avrebbe detto Vasilij Grossman) …

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Vite che curano le nostre ferite

Etti Albert

Vite che curano le nostre ferite [PDF]

Il senso compiuto della vita spirituale consisteva per Etty Hillesum nell’imparare a curare la propria ferita, cercando di diventare un balsamo per quella degli altri. In questa prospettiva è molto significativo il seguente confronto: a Parigi sotto occupazione nazista Jean-Paul Sartre, filosofo ateo, scrive: “Il conflitto è il senso originario dell’essere-per-altri”; ad Amsterdam sotto occupazione nazista Etty in quegli stessi giorni scrive: “Ormai si tratta semplicemente di essere buoni l’uno verso l’altro, con tutta la bontà di cui siamo capaci”. Appare così che la peculiarità dell’autentica fede in Dio è la generazione di amore.
Da Dio questa fede generatrice di amore si estende in Etty alla vita, alla natura, agli altri, e anche al proprio sé con il suo desiderio, il quale per lei, ben lungi dall’essere annullato o “rinnegato”, va coltivato e potenziato: “Essere fedeli nel senso più largo del termine, fedeli a se stessi, a Dio, ai propri momenti migliori”; e ancora: “Io vivo la vita sino in fondo, ma sento sempre più che ho delle responsabilità verso quelli che vorrei chiamare i miei talenti”. Ben lungi dall’essere alienazione e fuga dal reale, la fede di Etty è dedizione e immersione nel reale per riscattarlo dalla sua implacabile contraddizione; e ben lungi dal tendere allo spegnimento della propria personalità, è genuino e fattivo amore del proprio autentico sé …

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Il valore del dono

Alba, 12 settembre 2022, in occasione del Premio Generosità per Maria Franca Ferrero, articolo pubblicato il giorno stesso su La Stampa.

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Ferrero e il senso di donare agli altri [PDF]  Il Valore del Dono [PDF]

Sento in me la necessità crescente di spiegare le parole, di ricondurre il pensiero agli elementi primordiali. Dopo la decostruzione del Novecento è il momento della ricostruzione, e i mattoni di tale impresa edile per ricostruire la fiducia della nostra mente nella vita sono le parole. Anche perché non è rimasto molto altro che ci unisce. Le parole sono il prodotto dell’impatto tra la vita e la mente, quindi rappresentano una genuina rivelazione della vita. Per questo noi, analizzandole, possiamo arrivare alle esperienze originarie della vita e così capirla un po’ meglio e interpretarla con più consapevolezza e più responsabilità.
Oggi celebriamo la signora Maria Franca Ferrero, una persona che ha fatto molti doni al suo territorio e ai suoi abitanti e che per questo riceve il Premio Gratitudine. Grazie a lei celebriamo anche il dono, la generosità che esso esprime, e la possibilità di essere migliori come esseri umani che tutto questo porta con sé. Il titolo assegnatomi dagli organizzatori per dare un contributo a questo evento è Il valore del dono, quindi io vorrei anzitutto analizzare la parola dono e la parola valore …

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Il mondo ha sete di spiritualità

SPECIALE JESUS – MOLTE FEDI SOTTO LO STESSO CIELO

Nella gente c’è il rifiuto della religione tradizionale ma anche grande ricerca di etica e trascendenza, sostiene il teologo Vito Mancuso. Ed è ciò che la Chiesa dovrebbe offrire, a partire da una liturgia che favorisca la preghiera. Il cammino sinodale? «Le vere rivoluzioni vengono dell’alto».
Intervista di Vittoria Prisciandaro

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Non insegna in un’università ecclesiastica, ha una solida formazione teologica, riesce a vivere dei suoi libri. È anche per questi tre fattori che probabilmente, quando si tratta di affrontare qualche argomento “delicato”, più di una persona passa la palla: «Chiedi a Vito Mancuso, può parlare con più libertà..». 60 anni, originario di Carate Brianza, genitori siciliani, il teologo che si definisce “post-cristiano” sarà ospite a “Molte fedi sotto lo stesso il cielo”. «Il cristianesimo è parte integrante di me e al contempo non è più l’unica spiritualità che definisce il mio credo, il mio agire, il mio pensare. Sto provando a sviluppare una spiritualità ecumenica universale».

Lei è un osservatore attento del mondo delle fedi. Cosa pensa del cantiere sinodale della Chiesa cattolica?

«Proprio per la mia posizione, ho un po’ di pudore a prendere la parola, sono con un piede dentro e uno fuori. Credo che si possa parlare fruttuosamente della Chiesa solo se, insieme, si parla del mondo. L’unione “Chiesa-mondo” è strutturale soprattutto per il cattolicesimo, che non a caso almeno dal IV secolo ha pensato se stesso non sulla base della spiritualità o dell’etica, ma del diritto. Basta guardare l’organizzazione della Chiesa a tutti i livelli, il diritto romano è la base del diritto canonico. Insomma la Chiesa non può pensare se stessa a prescindere dal mondo».

Un mondo che è senza religione…

«Ma anche palesemente alla ricerca di una spiritualità. Ci troviamo al cospetto di questa dialettica: il mondo occidentale rifiuta la religione tradizionale in cui si è configurato, sia nella forma cattolica sia in quella protestante, ma è alla ricerca di un’etica, e non c’è etica senza spiritualità. Per questo la Chiesa, secondo me, per il bene di sé e del mondo, deve avere la spiritualità come prima preoccupazione. Penso al cardinale Carlo Maria Martini, da cui ho imparato che alla base di tutto vi è la dimensione contemplativa della vita. In questo discorso è prioritario che la liturgia favorisca la preghiera. Lo dico perché durante la Messa ho l’impressione che ben poche persone preghino. Paradossalmente per pregare in chiesa vi devi andare quando non c’è la Messa» …

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