Intervista a Tramas de Amistade

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Dalla rassegna stampa del Festival Family : Vito Mancuso protagonista dell'ultima giornata del Festival Family di Cagliari [PDF]


Festival Family di Cagliari : intervista a Vito Mancuso a cura di Daniele Madau

Come testimoniato dai numerosi dibattiti, dalle prese di posizione, dai confronti spesso accesi, il tema del riconoscimento dei diritti richiesti dalla coppie omosessuali richiede urgenza di riflessione e decisioni. Se ne è parlato, nel fine settimana scorso, al Festival Family di Cagliari, a margine del quale abbiamo potuto incontrare il teologo Vito Mancuso.

Domanda : prof.Mancuso, come possiamo spiegare il fatto che la scorsa settimana a Roma i fedeli siano scesi in piazza per difendere la famiglia tradizionale e non siano scesi in piazza contro Mafia Capitale, che ha così danneggiato la Città Eterna?

Risposta : Lei parla di Mafia Capitale, ma oltre alla corruzione si potrebbe aggiungere l’inquinamento, l’ingiustizia sociale e tanti altri temi. Vede, la Chiesa gerarchica da sempre parla di valori “non negoziabili”, indicandoli nella triade vita, scuola, famiglia, e afferma che per essi i cattolici devono combattere. A questi valori però, soprattutto dopo la recente enciclica del papa, se ne devono aggiungere altri, quelli legati alla dimensione sociale della vita che richiamavo prima. Il punto è se questi valori possono essere calati dall’alto e non piuttosto emergere dal basso, per andare incontro alle reali esigenze delle persone. Inoltre, dovremmo riflettere se i cosiddetti “valori non negoziabili”, che si reputano eterni, siano sempre più urgenti o importanti delle altre tematiche…

D. Quali strade deve percorrere la Chiesa sarda per essere a servizio di una terra a rischio povertà come la nostra?

R. Non conosco bene la realtà della Sardegna, anche se conosco bene i sardi, che frequento anche nella comunità “La collina”, di Serdiana.Il fatto è che la Sardegna non è la sola terra a rischio povertà: di nuovo, la Chiesa dovrebbe davvero concentrarsi sulle urgenze maggiori, senza farle calare dall’alto, per poi agire tramite chi conosce il territorio: il vescovo, i sacerdoti.

D. L’ultimo suo libro ,“Questa vita”, è dedicato alla vita: conoscerla, nutrirla, proteggerla. Viene dopo un testo interamente dedicato all’amore, quello umano, carnale. Sono libri di teologia? Se sì, in che senso? E’ un bene che esista la divulgazione teologica o c’è il rischio di annacquarla?

R. Non è un libro propriamente teologico, come invece sarà il mio prossimo; è più un libro di filosofia che tocca la teologia. Questo, però, il fatto che la teologia incontri il pensiero, è un bene, come ci insegna la stessa storia della filosofia e della teologia. Non furono filosofi i teologi Sant’Agostino, San Tommaso D’Aquino, San Bonaventura da Bagnoregio? Non parlarono di Dio e di religione filosofi come Kant e Hegel?

D. Da dove viene il male? Sant’Agostino parlava del male come assenza di bene, non come realtà esistente.

R. La teoria del male come “privatio boni”, mancanza di bene, ne spiega la natura ma non ne spiega adeguatamente l’origine. C’è una volontà di male, di negativo, di caos, che non è privazione, ma è consistenza. Essa produce il male che è privazione, ma non è a sua volta privazione. Lei mi chiede da dove viene. Il male inteso come caos, disordine, in contrapposizione all’ordine (“Logos”), è connaturato al mondo, ed è condizione indispensabile per la nascita della libertà umana. Ma il male inteso come malvagità, come lucida volontà di male, è un’altra cosa, non è per nulla indispensabile, anzi sarebbe molto meglio non ci fosse e per questo costituisce un sommo mistero. 

Tramas de Amistade rivista di cultura sarda del 6 luglio [Link]