Vito e l’amore

Intervista all'Adige a cura di Lucia Facchinelli

20141005 vito mancuso e l'amoreAppassionato, profondo e «scientificamente» osservabile, alla stregua di qualsiasi altro fenomeno fisico che riguarda il genere umano. L’amore ha diverse tipologie, a seconda del punto di vista di chi o che cosa amiamo. Ma è anche l’occasione per interrogarci sui temi attuali dell’etica sessuale, dell’amore malato e delle sue conseguenze. L’amore è il protagonista assoluto dell’ultima fatica di Vito Mancuso, «Io amo». Una piccola filosofia dell’amore, dedicata in particolare ai giovani, e a quanti hanno ancora voglia di indagare questo sentimento che – secondo l’autore – rappresenta il vero senso della vita e, per quanti lo conoscono, una «grazia» da vivere con consapevolezza, impegno e maturità. L’amore maturo rappresenta per l’autore la destinazione ultima a cui l’uomo contemporaneo è chiamato. Ma cos’è l’amore? «È fare spazio, sottoponendo l’io ad una ginnastica spirituale». E come si riesce a far spazio se l’individuo oggi è fondamentalmente egocentrico? «Non è sempre facile. Bisogna imparare a fare silenzio dentro sé per disporsi ad accogliere» scrive Mancuso. Un libro nel quale l’autore esamina approfonditamente l’amore partendo dalla filosofia classica, interpretando le diverse tradizioni religiose, accostando i fenomeni fisici e matematici, e concludendo con un concetto di una semplicità disarmante quanto possente: l’amore è il bene, inteso come relazione armoniosa e capacità dell’uomo di cogliere la straordinarietà dell’altro, disposto a limitare la propria libertà pur di lasciarsi invadere da questa forza irresistibile. Il collante che contraddistingue la vita di ciascun essere umano, senza la quale risulta impossibile dar pieno senso al proprio sentire.

Amiamo, quindi esistiamo?

«Certo, non potrebbe essere altrimenti. L’amore è l’essenza che caratterizza l’animale umano, incapace di non relazionarsi con i propri simili. È la forza dirompente, quella parte di energia libera, che sprigiona da ciascuno di noi e che muove all’altro. L’amore è anche ambiguo, come tutte le situazioni in cui l’uomo vive, talvolta doloroso, ma ciò non deve farci desistere dal provare a trovarlo. È importante per l’uomo contemporaneo mettersi di fronte alla contraddizione dell’amore, e provare ad avere ancora fiducia nella relazione amorosa»….

Amore per sé stessi, amore per il prossimo, amore verso Dio e la natura sono indagati nel suo saggio convocando diverse discipline: in un tempo così complicato come il nostro, c’è ancora spazio per l’amore tra gli uomini?

«Gli uomini di oggi come quelli di ieri e dei secoli scorsi, sono da sempre alla disperata ricerca di amore. I contesti cambiano, certamente, ma tale intrinseca esigenza è presente nell’uomo sin dagli albori dell’evoluzione. I testi antichi ci raccontano di questa eterna ricerca. È un’attualità che permane sempre, una dimensione che resta in noi sin dall’infanzia e ci accompagna fino all’ultimo giorno della nostra vita. Oggi come non mai avverto un pressante bisogno di riconoscersi in una relazione amorosa. Il problema è che non si sa né dove cercarlo, né soprattutto dove trovarlo. I paradigmi tradizionali sono saltati, anche le stesse religioni hanno mostrato la loro inadeguatezza nel dare risposte precise e durature. Sono venuti meno i valori e le esperienze, ma il bisogno è rimasto uguale. Le rivendicazioni di parte della società, che aspira e interroga circa il riconoscimento di relazioni affettive non tradizionali, è l’esempio di quanto sia necessario e impellente questo bisogno».

Il libro, che si definisce «puro ma non puritano» tratta anche temi relativi all’etica sessuale, criticando la Chiesa.

«Un’ampia parte del saggio la dedico proprio alle questioni relative ai rapporti prematrimoniali, all’adulterio, al divorzio e all’omosessualità, che io preferisco definire omoaffettività. Nel mondo occidentale il diritto ad esprimere la propria identità affettiva e sessuale è fondamentale, paragonata alla libertà di espressione e di pensiero. La morale cattolica fatica ancora ad adeguarsi ma è un passaggio importante e non rappresenta certo una minaccia alla famiglia tradizionale. Questo falso allarme è in realtà una sindrome, un qualcosa che non esiste perché il riconoscimento delle relazioni omosessuali offre l’occasione intrinseca per la famiglia tradizionale di attivare e rafforzare i propri fondamentali».

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