«La vera natura della crisi che stiamo vivendo, prima ancora che economica e finanziaria, è di tipo filosofico-spirituale. Dopo decenni di fede cieca nella libertà dell’io come motore della crescita, oggi l’Occidente comincia a interrogarsi sui limiti di questo approccio». È la convinzione di Vito Mancuso, docente di Storia delle dottrine teologiche all’Università di Padova, nonché autore di numerose pubblicazioni sui temi della religione, che hanno suscitato ampio dibattito. Il teologo ha espresso il concetto nel corso della tavola rotonda “Le persone e le cose nelle economie del futuro”, organizzata nei giorni scorsi da Conad a Bologna. Un appuntamento che ha visto confrontarsi esperti di diverse materie e orientamenti sul futuro dei consumi e sulla necessità di riportare la persona al centro dell’economia. Un tema che da sempre appartiene alla tradizione cattolica, all’economia civile, al movimento cooperativo e al terzo settore in generale, ma che in una fase come questa di recessione prolungata viene rivalutato anche in altri ambiti sociali ed economici. Nella convinzione che da una crisi sistemica si possa uscire solo rivedendo a fondo il modello di crescita finora adottato, e che evidentemente non è più in grado di dare risposte adeguate. Per Mancuso, ripartire da zero, riscrivendo le priorità non è un miraggio: «Dovremmo avere tutti la consapevolezza che, allo stato attuale delle cose, non abbiamo un grande futuro davanti a noi», è la sua convinzione. «Il termine societas sta a indicare un insieme di soci, ma noi abbiamo smesso da tempo di guardare all’interesse d’insieme. Cambiare in maniera netta non è certo facile, ma non abbiamo alternative».
Luigi Dell'Olio articolo completo Repubblica.it (Link)