BASTA CON IL TORPORE, DIFENDIAMO LA CULTURA DEL DIRITTO CHE OGGI È INCARNATA DALL’UE
Intervista al prof. Vito Mancuso di Francesco Bei per Repubblica del 5 marzo 2025
Cultura del Diritto [PDF] Image [PDF]
Vito Mancuso, filosofo e tra i massimi teologi italiani, aderisce con convinzione alla proposta lanciata da Michele Serra su Repubblica per una piazza pro Europa. «Mi sembra un'ottima idea, penso che il torpore vada combattuto. Personalmente è una cosa che mi coinvolge, che sento come importante».
Qual è la posta in gioco?
«Ovviamente non si tratta di lanciare una sfida Europa contro l'America, perché non dobbiamo mai dimenticare che agli Stati Uniti noi dobbiamo la libertà dalle due grandi dittature – il nazismo e il comunismo – che hanno devastato il secolo breve, il Novecento. Pensiamo anche alla costituzione americana, una delle più liberali che ci sia. Insomma, per me gli Usa rimangono un punto di riferimento per la libertà» …
Eppure dopo la vittoria di Trump, guidato dall'ideologia estremista del movimento Maga, la Casa Bianca sembra essersi trasformata nel peggior nemico delle liberal democrazie. È così?
«Purtroppo sì. Il momento è drammatico e ironico al tempo stesso, di quella drammatica ironia con cui sembra a volte procedere la Storia. Perché adesso proprio quella potenza che ha difeso le libertà e i diritti – pensiamo anche alla stagione del '68, a Woodstock, a Bob Dylan e Joan Baez – si è trasformata nel suo contrario».
Europa e America sembrano ormai i poli opposti di quello che un tempo era l'Occidente. Una frattura ricomponibile?
«Non lo so, me lo auguro. Ma la cultura del diritto in questo momento è incarnata dall'Europa e ottanta anni fa non era così. Dall'altro lato dell'Atlantico – con Trump, ma penso anche a Vance e Musk – avanza una cultura politica che al primo posto pone la forza, la disonestà, la menzogna. Solo in Europa è rimasto lo statuto del diritto».
Trump sembra più a suo agio con Putin che con i leader europei. Perché?
«A volte, tra gli esseri umani, c'è un sottile accordo di energie che prescinde dalle cose che si dicono formalmente e che raggiunge le parti più istintuali dell'essere. Penso che Donald Trump si trovi molto a suo agio quando parla con Putin, con Netanyahu, con Xi Jinping e con chi non rispetta le volontà altrui, con chi ha paura dei procedimenti democratici e valuta soltanto il peso della forza. Parlano tutti la stessa lingua».
A proposito di forza, in questi giorni in Europa si dibatte sulla difesa comune e sul riarmo. Una questione che divide anche la sinistra e il campo "europeista". Teme un'Europa erbivora in un mondo di carnivori?
«Mettiamocelo in testa: bisogna fare in modo che anche l'Europa abbia una sua forza militare. Se, di fronte a quella cultura della forza di cui parlavamo prima, non ci fosse una barriera degna di questo nome, gli erbivori europei farebbero certamente la fine che di solito fanno davanti ai carnivori: verrebbero divorati. Non vedo alternativa alla difesa comune, a queste spese militari che devono aumentare. Mi sembra che, per stare in piedi in questo mondo sempre più in balìa delle potenze, sia necessario poter disporre di una forza militare adeguata, altrimenti non si è neanche presi in considerazione».
Le resistenze al piano "Rearm" di Ursula von der Leyen sono molto forti nel campo pacifista…
«Non mi scandalizzo per niente dell'aumento delle spese militari, penso sia anzi irresponsabile non riconoscerne la necessità».
I contrari sostengono che sarebbe meglio usare quelle risorse per il welfare…
«Ma certo che tutti ne faremmo a meno, tutti vorrebbero destinare questi soldi alle scuole, alle strade o agli ospedali. E per molti anni effettivamente abbiamo fatto così, ma adesso non è più possibile».
Quale bussola morale possiamo usare per orientarci in questo mondo che cambia vorticosamente?
«Ci sono due estremi da evitare. Il primo è il cinismo di chi si appiattisce sullo status quo, dicendo che non c'è niente se non la forza che agisce nel mondo e gli ideali sono solo un trucco, un'illusione dei deboli. L'altro estremo è chi non fa i conti con la realtà e pretende che si possa governare solo con gli ideali. Così come nessuno pensa che le forze dell'ordine non siano necessarie all'interno di una città, così sono necessarie le forze armate in questa città allargata che chiamiamo mondo».