Conversazione con Vito Mancuso

La libertà è il coraggio di dire no a se stessi

meditazione-trascendentale

Vorrei essere libero, libero come un uomo. […] 
La libertà non è star sopra un albero 
Non è neanche il volo di un moscone, La libertà non è uno spazio libero 
Libertà è partecipazione

Ascolta l'intervista a Vito Mancuso al [Link] La 27^ora

Questa è la libertà secondo Giorgio Gaber; non a caso da quattro anni è l’inno della nostra iniziativa Il Tempo delle Donne, e Vito Mancuso rilancia: «Siamo al mondo per diventare liberi». Ottima definizione di quello che è uno scopo per la vita che ha sicuramente a che fare con la felicità. Ma cosa intendiamo per libertà? O meglio ancora: cosa significa essere liberi? E tu: ti ritieni libero? Credi che la libertà sia qualcosa di interessante per la tua vita? Quante domande. Ma la filosofia prima di tutto deve interrogarci, come faceva Socrate, perché nell’interrogarci, il nostro pensiero prima e la nostra esistenza poi prendono forma, più saputa e consapevole. 

Anche Mancuso, noto teologo e filosofo, autore di vari saggi di successo di cui il primo L’anima e il suo destino, ci pone parecchie domande che ci guidano in un’ indagine della nostra condizione esistenziale nel suo Il coraggio di essere liberi (Garzanti 2016). La questione della libertà, come della felicità, è quindi molto concreta: «Abbiamo il coraggio di essere liberi? Crediamo che si possibile essere liberi?» Il coraggio di diventare più consapevoli della nostra condizione esistenziale e quindi anche del nostro sguardo che gettiamo sul mondo, insieme al coraggio di essere e restare sempre creativi, per trasformare la realtà che ci è data, là dove possibile, con le nostre stesse mani, è ciò che serve per sperimentare la libertà. Inizialmente noi non siamo liberi, dice Mancuso: «Siamo condizionati e determinati da educazione, cultura, stato di nascita … pertanto la libertà nasce prima di tutto da un atto voluto di liberazione, dal coraggio di dire di NO e di iniziare ad orientare i nostri desideri e gli obiettivi della nostra vita».

La felicità, in questa visione – facendo riferimento anche ad Aristotele – non è solo divertimento, ma è vivere in maniera piena, facendo sì che ci sia «accordo del nostro essere materia necessitata con il nostro essere capaci di scelta e di creatività, cioè di libertà». Quindi prendiamo la nostra realtà e cerchiamo di trasformarla creativamente, con la passione per la vita stessa, con il gusto di esistere che possiamo provare ogni giorno.

Laura Campanello