MicroMega Almanacco di Filosofia

Il 2 febbraio MicroMega è in edicola con il nuovo Almanacco di Filosofia

unnamedSiamo o no in una fase di rinascita del Sacro? Si sta compiendo quella che lo studioso francese Gilles Kepel chiamò «La rivincita di Dio»? La lunga marcia della secolarizzazione ha subìto una battuta d’arresto?

L’Almanacco di filosofia con cui MicroMega inaugura il 2017 si apre con un simposio su «gli intellettuali e la religione» che vede la partecipazione di Telmo Pievani, Alain Touraine, Carlo Rovelli, Carlo Augusto Viano, Massimo Cacciari, Simona Argentieri, Nicola Lagioia, Roberto Esposito, Gennaro Sasso, Vito Mancuso, Sergio Givone, Franco Cordero, Fernando Savater.

Un’iniziativa che si configura anche come un omaggio alla Partisan Review, la più autorevole rivista americana di sinistra, ormai chiusa, che nel 1950, con un suo questionario sul ruolo delle religioni (ripreso appunto da MicroMega e aggiornato) interpellò figure del calibro di Hannah Arendt, Robert Graves, Jacques Maritain, W.H. Auden, A.J. Ayer, John Dewey, Allen Tate, Paul Tillich… Le storiche risposte di Arendt, Graves e Maritain vengono riproposte in questo numero. Che – in edicola, in libreria, su iPad e in ebook a partire da giovedì 2 febbraio – offre ai lettori ulteriori analisi e approfondimenti.

Nella seconda sezione dell’Almanacco il filosofo tedesco Axel Honneth, esponente della terza generazione della Scuola di Francoforte, parla con Giorgio Fazio a partire dal suo ultimo libro, L'idea di socialismo. Un sogno necessario, mettendo in luce come nella tradizione del socialismo si possa rinvenire una riflessione ricca di sfumature sulle alternative possibili al capitalismo, che oggi può servire a rimettere in moto la nostra immaginazione istituzionale.

Lo storico britannico Perry Anderson ci guida poi in un viaggio tra gli eredi di Gramsci, in cui analizza come quattro autori (Hall, Laclau, Guha e Arrighi) abbiano rielaborato in modo personale e originale il concetto di egemonia, fornendo un notevole contributo al pensiero politico a partire dagli anni Ottanta.

Chiude l’Almanacco di filosofia il dialogo tra il filosofo tedesco Peter Engelmann e il filosofo francese Alain Badiou, in cui i due interlocutori si interrogano sul rapporto fra filosofia e idea comunista a partire dalla differente esperienza biografica e storica: Badiou ha infatti maturato il suo comunismo di impronta maoista all’interno di una delle roccaforti dell’Occidente liberale e capitalistico, quella francese, mentre Engelmann ha conosciuto dal vivo la traiettoria dei paesi del «socialismo reale», essendo stato condannato al carcere dalla Stasi per motivi politici.

Ad introdurre il numero una “dichiarazione d’intenti” del direttore, Paolo Flores d’Arcais, che, tra le altre cose, annuncia il moltiplicarsi degli almanacchi e dei numeri monografici, nonché il ritorno al vecchio prezzo di 15 euro e alla frequenza degli otto numeri per anno.

IL SOMMARIO DEL NUMERO

Paolo Flores d’Arcais - La linea generale

 

ICEBERG – gli intellettuali e la religione (1)
Hannah Arendt - Religione e condizione umana   
“La nostra informazione sui fatti non solo è limitata, ma le risposte alle domande sui fatti più importanti che concernono la condizione umana e l’esistenza in generale vanno oltre la conoscenza e l’esperienza fattuale”. Ed è per questo che la ricerca della verità rimane un inaggirabile problema, a cui si può rispondere per via teologica o per via filosofica, ma “non si può considerare l’intera faccenda come se Dio fosse una nozione inventata da un teorico pragmatista particolarmente acuto che sapeva cosa è buono e cosa non lo è”. Otto anni prima di Vita activa Hannah Arendt si interroga sul ruolo della religione nella condizione umana.

Robert Graves - Intellettuale e credente: un ossimoro
La conversione di un intellettuale alla religione è per Graves, uno dei maggiori poeti inglesi del Novecento, quasi una contraddizione in termini: “Gli intellettuali che si convertono al cattolicesimo e si sottomettono alla disciplina della Chiesa devono a tutti gli effetti abbandonare il loro diritto allo spirito critico, e cessare così di essere intellettuali”.

Jacques Maritain - La fede, unica via alla verità e alla democrazia
Il questionario che 'Partisan Review' propose nel 1950 parte, per il filosofo cattolico Jacques Maritain, da un presupposto errato. Non ha senso chiedersi perché molte persone sono credenti, “quel che va spiegato è piuttosto perché gli esseri umani non sono sempre e ovunque intenti ad ascoltare la parola di Dio”. Per Maritain infatti la ragione umana conosce Dio per via naturale, la religione è l’unica via per la verità e non c’è democrazia fuori dal cristianesimo.

Telmo Pievani - Il fondamentalismo tentazione neuronale permanente
La religione, come molte espressioni della natura umana, è radicalmente ambigua e produce tanto un Osama bin Laden quanto un Dalai Lama. Per capire il fenomeno è inutile ricorrere alle proprie opinioni, condizionate anch’esse da credenze. Servono fatti sperimentali. E questi fatti dimostrano che, sia sul piano sociale che su quello cognitivo, la religione ha una formidabile capacità di attrazione. Sradicare le credenze religiose è dunque una vera fatica di Sisifo. Necessaria, però: con una rigorosa laicità, che sappia raccontarsi come festa libertaria, come emancipazione dell’umanità.

Alain Touraine - Libertà del soggetto e deriva identitaria
La reazione a un mondo governato dalla finanza e in cui gli individui hanno perso il controllo della propria vita è un ritorno al soggetto. Il mondo del soggetto, ha sì un potenziale di liberazione,  può prendere però anche – e di fatto sta prendendo – la piega reazionaria e identitaria dei nazionalismi e dei fondamentalismi religiosi. È esattamente la condizione in cui ci troviamo oggi, nella quale anche le scienze sociali devono fare la loro parte per riportare il soggetto sull’asse della libertà e dei diritti.

Carlo Rovelli - Il tramonto delle religioni
Nonostante dilaghi nella politica di alcuni paesi – pensiamo per esempio all’Italia – la religione non sta vivendo un’età dell’oro: la percentuale dell’umanità che si dice ‘non religiosa’ è salita dallo 0,2 per cento dell’inizio del XX secolo all’11,8 del 2010. Oggi non sono più solo gli intellettuali a capire che la vita può essere più umana e più onesta senza religione. Un dato incoraggiante: le religioni infatti non fanno che dividerci. Basti guardare al fossato che si sta scavando in Europa fra cristiani e musulmani.

Carlo Augusto Viano - Indifferenza e indulgenza
Per lungo tempo le società dei paesi occidentali sono state caratterizzate da una ‘secolarizzazione per indifferenza’, un allontanamento dalla religione non fondato su strutturati argomenti razionali e complesse elaborazione filosofiche, ma che emergeva quasi per inerzia, una secolarizzazione passiva e ‘non colta’, destinata dunque a cedere alla prima tentazione totalitaria. Oggi assistiamo invece a una sorta di indulgenza intellettuale nei confronti delle religioni, una sorta di presunto “doveroso silenzio dell’intelletto di fronte al valore morale delle credenze”. Atteggiamento che conduce alla rinuncia all’affermazione dei diritti individuali a vantaggio di pericolose visioni comunitariste.

Massimo Cacciari - Contro le melasse dialogiche   
Pensare che una società possa fare a meno della religione (di una qualunque religione) è ingenuo. Oggi è la ‘religione’ della ‘morte di Dio’ – quella che, senza ammetterlo pubblicamente, ha come fine il denaro – ciò che fa funzionare il sistema. Ma anche le religioni ‘tradizionali’ non sono certo scomparse e in una società pluralista come la nostra, l’unica via per una civile convivenza è quella di tollerare la contraddizione, senza cedere alle attuali dilaganti melasse dialogiche.

Simona Argentieri - Il conforto del pensiero magico   
La fede o l’ateismo non giocano su un piano razionale: per questo pensare l’intelletto come strumento per promuovere la libertà della mente e per superare il pensiero magico arcaico è un’operazione sterile. Ciò che determina l’orientamento di ciascuno in questa oscura materia è un complesso negoziato a livello inconscio tra angosce e bisogni, desideri e operazioni psicologiche difensive: d’altronde, le più moderne acquisizioni delle neuroscienze confermano che una ragione ‘pura’ non solo non esiste, ma non sarebbe neppure vitale.

Nicola Lagioia - Il Sacro e il tradimento delle Chiese   
Quando si parla di religione c’è un equivoco di fondo che va spazzato via: quello che sovrappone sentimento religioso e confessioni, anelito al trascendente e Chiese. Le religioni istituzionalizzate sono la negazione del sacro, lo hanno insultato nei secoli, e continuano a farlo. Il sentimento religioso, invece, l’anelito alla trascendenza, è una parte indispensabile dell’essere umano. Ed è fonte inesauribile per tutte le arti.

Roberto Esposito - Contro la nuova teologia politica   
Difficile dire se nel mondo ci sia davvero un generale ‘ritorno della religione’. Le situazioni delle varie aree politiche e geografiche sono molto diverse fra loro, e ciò che forse vale in un’area del pianeta non vale in un’altra. Quel che è certo che c’è un ritorno – questo sì abbastanza generalizzato – a una strumentalizzazione politica della religione, il cui acme è raggiunto nel fondamentalismo islamico. A una crisi del politico, dunque, è connesso un incremento della teologia politica. È questo il fenomeno nuovo che va combattuto.

Gennaro Sasso - Le religioni, l’intolleranza il declino   
Alcuni elementi – come il molto discutere che, tra Italia e Francia, si fa di ‘teologia politica’, nonché l’attenzione che scrittori ‘rivoluzionari’ dedicano a teologi cristiani – potrebbero indurre a pensare che si stia vivendo un’epoca di ritorno del religioso, ma è lecito dubitarne. Non sono infatti da mettere sotto il segno del ‘ritorno’ fenomeni di esaltazione feroce come quelli che hanno oggi il loro corso in varie parti del mondo. E anche se vediamo alcuni intellettuali di formazione laica che inclinano a farsi includere in orizzonti religiosi, ciò non basta per parlare di una forte ripresa delle religioni, nelle quali l’intolleranza gioca sempre un ruolo essenziale.

Vito Mancuso - Religione e restaurazione   
Il fenomeno a cui assistiamo ai nostri giorni non è tanto un ritorno sulla scena della religione, quanto piuttosto una restaurazione in senso tradizionale della religione. La dimensione religiosa in sé attiene alla dinamica più profonda dell’anima umana, ha a che fare con l’inevitabile desiderio di un senso, di uno scopo della vita. E fino a che esisterà Homo sapiens, la religione così intesa non verrà mai meno. Certo, rimane aperta la domanda: fino a quando esisterà Homo sapiens?

Sergio Givone - Religione e (è) libertà   
Credere in Dio significa credere in un mondo che abbia senso. La religione risponde, o tenta di rispondere, alla domanda: che senso ha? Non che senso ha questo o quello, bensì che senso ha il nostro trovarci qui. E, piaccia o no, nessuno può mettere a tacere la questione del senso. Al contrario di quel che si crede, in una prospettiva religiosa al centro c’è la libertà, mentre in una prospettiva irreligiosa la libertà non è che illusione. E dunque un ritorno del religioso è una precondizione per fronteggiare il totalitarismo in tutte le sue forme.

Franco Cordero - Guerra all’intelletto
L’homo ecclesiasticus, armato di dogma, sa essere belva feroce che si accanisce contro chi compie il delitto più intollerabile: mettere in discussione l’autorità, servirsi autonomamente del proprio intelletto. La storia delle Chiese cristiane – cattolica e protestanti – ne è piena. E nessuna religione che si faccia istituzione ne è esente: l’assunto è che si debba estirpare l’eretico, lasciarlo vivo significa ammettere dubbi sulla parola divina. Oggi come ieri.

Fernando Savater - La nuova guerra di religione
Nel 1950, quando Partisan Review realizzò questa inchiesta, nessuno si sarebbe immaginato che un giorno il ritorno della fede avrebbe assunto le forme di una guerra di religione. E altrettanto sorprendente è che persista ancora oggi la polemica tra religione e scienza: se entrambe infatti parlano del mondo, non per questo guadagnano qualcosa dal mischiare i loro percorsi. Anche se non esiste cultura che non abbia elementi religiosi: in Occidente se ne rinvengono tracce nella letteratura, nella morale, nella pittura, nella scultura, nell’architettura, nella musica.

BILANCI E PROSPETTIVE
Axel Honneth in conversazione con Giorgio Fazio - Socialismo come libertà
Nonostante da qualche anno il dogma degli effetti benefici del capitalismo venga spesso messo in discussione, quasi mai si prende seriamente in considerazione la questione di un suo superamento. Proprio questa peculiare situazione ha spinto Honneth a scrivere il libro "L’idea di socialismo": perché nella tradizione del socialismo – intesa in senso ampio, quindi non soltanto nella sua variante marxista – si può rinvenire una riflessione ricca di sfumature sulle alternative possibili al capitalismo, che oggi può servire a rimettere in moto la nostra immaginazione istituzionale.

SAGGIO
Perry Anderson - Gli eredi di Gramsci
A partire dalla straordinaria ricchezza di spunti che offre l’opera gramsciana, quattro autori – accomunati dal fatto di vivere tutti lontani dai propri paesi d’origine – hanno rielaborato in modo personale e originale il concetto di egemonia, fornendo un notevole contributo all’elaborazione del pensiero politico a partire dagli anni Ottanta. Da Hall a Laclau, da Guha ad Arrighi, una fotografia di quattro ‘appropriazioni’ che hanno consentito di mettere a frutto il pensiero di Gramsci in forme che egli stesso non aveva previsto.

DIALOGO
Peter Engelmann / Alain Badiou - La filosofia e l’idea di comunismo
Dopo l’esperienza del socialismo reale ha ancora senso usare la parola ‘comunismo’ per indicare il progetto di una futura società fondata sull’uguaglianza? A quella parola ormai non è irrimediabilmente legato un passato tragico? Secondo Alain Badiou, sì, ha ancora senso. Perché, così come non si può rinunciare all’idea di cristianesimo per via dell’Inquisizione, non si può rinunciare all’idea di comunismo per via dello stalinismo. In questo dialogo si confronta con Peter Engelmann, che di quella tragedia storica è stato vittima, condannato al carcere dalla Stasi.

 

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