Questa Vita

Conoscerla, nutrirla, proteggerla

Garzanti editore 2015

qvbsNell’era delle tecnoscienze solo un altro umanesimo capace di nutrire corpo e mente può salvarci dal nostro ego.

Credo sia necessaria una nuova visione della Terra generata dalla consapevolezza che il nostro pianeta, ben lungi dall’essere riducibile a materia inerte aggregata da una serie di circostanze casuali, è un immenso e sofisticato ecosistema che deve la sua origine e la sua esistenza alla logica dell’armonia relazionale. Anzi, occorre procedere oltre e approdare alla convinzione, formulata qualche decennio fa dal chimico britannico James Lovelock, che la Terra sia un unico organismo vivente, da Lovelock chiamato Gaia. Qualcuno vedrà in questa affermazione un pericoloso e ingenuo regresso verso l’animismo dei primitivi, ma chi può dire, quando è in gioco la vita, se i primitivi in realtà non siano molto più avanti di noi che siamo abili calcolatori ma sempre più privi di intuizione, di capacità di visione, di poeticità? Il nostro pianeta non è riducibile a materia inerte. Nulla in natura è riducibile a materia inerte perché la natura è sempre al lavoro, è sempre nascitura, come dice il participio futuro latino del verbo nasci, “nascere”, da cui il termine deriva. E siccome il lavoro richiede non solo energia ma anche informazione, e siccome l’informazione è elaborazione dell’intelligenza che vince l’entropia, occorre concludere che la natura è dotata di intelligenza. Così sentono tutti coloro che l’amano veramente, come Tolstoj, Lovelock e molti altri. Oggi la scienza e la tecnica, ormai così strettamente associate da condurre molti a parlare di tecnoscienza, hanno urgente bisogno di venire integrate dalla sapienza umanistica e dalla spiritualità, ed è a mio avviso questa visione spirituale della natura, unita alla visione naturale dello spirito, l’unica via in grado di operare tale necessaria integrazione. Occorre una nuova visione della natura che veda l’evoluzione non solo come il risultato di mutazioni casuali e di selezione naturale (che pure ci sono e ci saranno sempre) ma prima ancora come risultanza della logica di aggregazione sistemica e della cooperazione che ne scaturisce. Non si tratta di una semplice disputa accademica. È in gioco più in profondità il nuovo stile di vita necessario al nostro tempo per fronteggiare la sfida ecologica: una sfida che non supereremo fino a quando non verrà risanata alla radice l’ideologia che l’ha prodotta, cioè l’estraneità tra materia e spirito, natura e cultura, mondo e mente, una frattura che ci ha condotto a considerare il mondo come mero ambiente esteriore e non come parte essenziale della nostra vita, e la nostra vita come mero caso all’interno di un mondo senza senso.

Occorre una purificazione del nostro modo di pensare, una “ecologia della mente” che faccia finalmente comprendere che l’uomo con la sua spiritualità va compreso come un essere materiale, e il mondo nella sua materialità va compreso come un essere spirituale, all’insegna di un’inscindibile complementarietà tra materia e spirito. Occorre una filosofia in grado di ridare importanza alla dimensione umanistica della vita, perché nel nostro mondo aumentano quotidianamente le conoscenze scientifiche mentre la saggezza e la sapienza rimangono ferme, il che si traduce in aumento del potere tecnologico e in aumento della produzione (il famoso Pil) senza che vi sia un’idea che orienti tutto ciò, a parte, ovviamente, la fame di profitto. Dalla scienza e dalla tecnologia prive di orientamenti etici può sorgere una trappola pericolosissima, anzi questa trappola è già sorta e noi ci siamo finiti dentro. Per uscirne occorre una svolta concettuale: da una visione che individua la logica che presiede all’evoluzione della vita nella cieca casualità e nella competizione per la sopravvivenza, a una visione che l’individua nell’aggregazione sistemica. È in base a questa logica che si potranno elevare a modelli di vita coloro che hanno sempre operato a favore della pace, figure come l’indù Gandhi, il panteista Albert Einstein, l’ateo Bertrand Russell, il protestante Nelson Mandela, il cattolico Oscar Romero, il musulmano Muhammad Yunus, la buddista Aung San Suu Kyi.

Una delle più celebri terzine di Dante ci invita ancora oggi a riflettere sulla nostra identità e sul compito che ne discende: «Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza». Naturalmente i due valori non sono affatto alternativi perché nella conoscenza c’è virtù e nella virtù c’è conoscenza, tuttavia essi non vanno sempre insieme perché vi sono persone virtuose ma ignoranti e persone colte ma disoneste, e nel nostro tempo assistiamo a un progressivo aumento della conoscenza e a una stasi, se non a una diminuzione soprattutto nell’ambito dell’etica pubblica, della virtù. Penso quindi sia urgente chiedersi che cosa nella vita debba avere il primato, se la conoscenza o la virtù. Einstein la pensava così: «Il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dell’io». È la medesima prospettiva che si ritrova nelle grandi dottrine spirituali, per esempio il buddismo definisce il non-sé «sigillo del Dharma» e Gesù invita chi vuole seguirlo a «rinnegare se stesso» (Marco 8,34). Questa liberazione dall’io non significa non curare la propria interiorità e non amare se stessi; significa piuttosto che il valore di un essere umano non dipende da ciò che ha, non dipende da ciò che sa, non dipende neppure da ciò che è, ma dipende dalla misura in cui è giunto a trascendere il suo ego perché l’ha posto al servizio di qualcosa di più grande e di più importante.

Il valore di un essere umano dipende dalla sua capacità di creare relazione, di dedicarsi, di uscire da sé, di aprirsi, di abbracciare, di amare. Il Processo cosmico ci immette in questa stupefacente avventura: noi siamo un pezzo di materia capace di creare relazione, di dedicarsi, di uscire da sé, di aprirsi, di abbracciare, di amare. Seguendo tale logica si attua la liberazione dall’ego, la meta di ogni autentica esperienza spirituale, la prima e più necessaria ecologia. Da essa può rinascere la visione del mondo e della natura di cui questa vita ha bisogno per tornare a fiorire.

Vito Mancuso © 2015 Garzanti S.r.l, Milano 


La vita è un immenso oceano che ci contiene e ci scuote con il continuo movimento delle sue onde, sempre inafferrabile, impossibile da fissare. Ma da dove viene, e quale logica la muove? Vito Mancuso risale alle origini della nascita e dell’evoluzione di questa vita sulla Terra, proponendo una visione della natura che non procede solo per mutazioni casuali e per egoistiche selezioni competitive, ma è soprattutto il frutto di una continua armoniosa aggregazione il cui senso intrinseco è il bene. Da questa visione «drammaticamente ottimista» in cui la nostra esistenza può sussistere solo in relazione con quella degli altri viventi, Mancuso recupera magistralmente la possibilità di una rinnovata analogia tra uomo e mondo. Ne nasce un’etica della nutrizione e dell’ecologia capace di purificare il nostro corpo, meglio proteggere e custodire il pianeta, offrirci criteri per un consapevole esercizio della libertà. In questa prospettiva il valore di un essere umano non dipende da ciò che ha o che sa, ma da quanto riesce a mettersi al servizio di qualcosa di più grande di sé: dalla sua capacità di aprirsi all’altro, di abbracciare, di amare. È la nuova visione del mondo di cui questa vita ha urgente bisogno per tornare a fiorire.


"Questo libro sostiene che umanità, bontà e gentilezza non sono creazioni artificiose, ma scaturiscono dall’essenza stessa della vita… Queste pagine si pongono idealmente al cospetto di tutti gli uomini, a qualunque religione o popolo appartengano." 

Quando si chiude il libro di Vito Mancuso, si è inondati da una speranza fortissima. La mente ritorna al viaggio nel quale il teologo ci ha condotto, un viaggio all’interno della categoria comune a noi tutti: la vita. Proprio perché comune, può essere data per scontata: Mancuso ci riporta all’origine, con un libro colto ma scorrevole, molto ben argomentato e di gratitudine. 

Uno scritto, quello per Garzanti, semplice e profondo, che ci conforta e ci fa riflettere, che rende la bellezza e l’ordine del mondo necessari, e razionali. Questo è il più grande insegnamento dell’autore: il bene, la bellezza, l’ordine sono consequenziali e interni alla nostra esistenza. Esistono. E sussistono, nonostante tutto. Si tratta di una visione portatrice di una grande fiducia verso la vita, verso il suo valore, verso la sua sensatezza, verso la grandezza e la bellezza di essere uomo, in quanto libertà che sa scegliere il bene e la giustizia. Qui Mancuso è impeccabile come teologo, raffinato come pensatore, liberale come filosofo. Ecco, in Questa vita la meraviglia sta nel fatto di proporre una visione credibile e ragionata, un punto di vista magistralmente argomentato – eppure così comprensibile – un tentativo (più che riuscito) di coniugare laicismo e religione sulle questioni che contano davvero. L’umano sentire, ci dice l’autore, è davvero collettivo: la posta in gioco è altissima. Si tratta di conoscere, nutrire e proteggere la vita.

Non solo la nostra, ma quella di tutti. Del pianeta, degli animali, delle piante, delle altre persone. La categoria fondante è la relazione, la cooperazione, l’armonia, il prendersi cura. La grandezza del suo «ottimismo drammatico» – che si colloca come Terza Via tra il neodarwinismo e l’ottimismo finalistico – sta nell’avere una teoria filosofica (e religiosa, e etica, e umana) semplice, eppure potentissima, rassicurante, razionale e cristallina. Quando leggiamo quello che scrive, sentiamo che quelle cose sono giuste. È, come lo chiamava Novalis, un risuonare. Questo libro abbraccia tutto: il capitalismo, l’imperialismo, il colonialismo, il vegetarianesimo, l’ecologia, la giustizia, il suicidio, l’interruzione di gravidanza. Eppure lo fa in 144 pagine, scorrevolissime e illuminanti, prive di boria o di qualsivoglia inutile tecnicismo. Si può davvero parlare di passaggio dal principio di autorità al principio di autenticità. E questo, per un filosofo e per i suoi lettori, è veramente il regalo più grande. (recensione di IBS)

Indice argomenti trattati:

ACQUA, ARIA, CIBO E ALCUNE DOMANDE

I. CONOSCERLA
1. Un ordine necessario ma impossibile
2. Espansione + contrazione = cura
3. Maternità
4. Il fenomeno vita: dati storici e ontologici
5. Le tre domande kantiane
6. Dalla selezione naturale alla «aggregazione naturale» 
7. Dal caso alla «tendenza intrinseca» 
8. Dalla filosofia della natura alla politica e all'economia
9. Ottimismo drammatico
10. L'Anima del mondo
11. Energia + informazione
12. Corpo, psiche e spirito
13. Individuo e persona

II. NUTRIRLA
14. Assumere energia + informazione
15. Nutrire il corpo
16. Nutrire la psiche
17. Nutrire lo spirito
18. Assumere logos mantenendo il caos
19. Sacralità della vita libera

III. PROTEGGERLA (PER UNA NUOVA SPIRITUALITÀ)
20. A partire dalla relazione
21. Relazione con tutti i viventi: interdipendenza e alimentazione non violenta
22. Relazione con altri uomini: giustizia
23. Relazioni con il pianeta: ecologia
24. «Virtute e canoscenza» 

BIBLIOGRAFIA
Scienza
Filosofia, teologia, spiritualità